venerdì 27 marzo 2009

"Verso il 4 Aprile – Riaccendiamo la lotta" ASSEMBLEA PUBBLICA 2 APRILE

Il Collettivo Studenti di Sinistra e i Giovani Comunisti della federazione del PRC di Oristano organizzano presso la sala CPS del Liceo Classico S.A De Castro di Oristano un’assemblea pubblica dal titolo “Verso il 4 Aprile – Riaccendiamo la lotta” che si terrà giovedì 2 Aprile dalle ore 16.30.

L’assemblea sarà un momento di informazione e di discussione su temi riguardanti la scuola, dei quali si parlerà in generale ma ponendo un occhio di riguardo al nostro territorio non immune agli effetti dei tagli all’istruzione.

In un periodo di crisi come questo tanti Paesi non solo non tolgono un euro per l’istruzione pubblica ma anzi ne incrementano i finanziamenti puntando su essa e sui loro giovani a differenza del governo nostrano che taglia miliardi di euro alla scuola abbassandone la qualità e cercando con la sua politica (non solo scolastica ma anche sociale) di istituzionalizzare la differenziazione per ceti sociali.

Si discuterà principalmente di diritto allo studio, degli ultimi provvedimenti riguardanti la scuola e del disegno di legge Aprea, della situazione territoriale a seguito dei tagli agli organici, del movimento studentesco a Oristano e in Sardegna.

Aprirà l’assemblea Marco Contu dei Giovani Comunisti, coordinerà i lavori Davide Pinna rappresentante del Liceo Classico e componente del Collettivo Studenti di Sinistra, parteciperanno Anna Busi della FLC CGIL, Gianluigi Deiana dei COBAS SCUOLA e Matteo Quarantiello responsabile reg.le per l’Università dei Giovani Comunisti che relazioneranno sui temi del giorno.

Collettivo Studenti di Sinistra

Giovani Comunisti

domenica 8 marzo 2009

Disastro Rifondazione a Cagliari Organizzazione della lotta di classe invece che vecchie, noiose e vuote parole

di Enrico Lobina

La sconfitta di Soru segna una fase nuova a livello regionale. A livello nazionale, è la conferma dell’irrobustimento di un regime clerico-fascista, apparentemente democratico. Questo, come il fascismo del ventennio, ha un consenso sociale di massa. Negli ultimi vent’anni, complice la modificata situazione internazionale, la P2 e gli apparati deviati, Berlusconi ha costituito un blocco sociale interclassista, il quale risponde agli interessi della borghesia stracciona dello stivale.

In Sardegna abbiamo pensato che Renato Soru potesse arginare la valanga di destra. Non è stato così. Scelte discutibili (alcuni limiti posti al PPR nelle zone interne, per esempio), uno scarso interesse alla creazione del consenso verso le colossali riforme varate, un’attenzione non adeguata alla politica industriale e alle politiche attive per il lavoro, insieme ad uno strapotere mediatico della destra, hanno portato una netta sconfitta per Renato Soru ed il PD. Infine, in un contesto in cui si impone un nuovo fascismo, era difficile ribaltare i rapporti di forza.

Le liste a sinistra del PD (Rifondazione Comunista, Rosso Mori, Comunisti Italiani, La Sinistra) hanno complessivamente raggiunto il 9.25%, pari a 75.535 voti. Le liste comuniste (PRC, PdCI) arrivano al 5.1%, pari a 41.375 voti. Un risultato che fa ben sperare in vista delle europee, dove solo chi supererà il 4% avrà una rappresentanza al Parlamento di Bruxelles.

Alle elezioni regionali del 2004 il PRC sfondò il 4% da solo, con il 4,09% e 34.142 voti. Nel 2009, il 3,16% (25.778 voti) segna una flessione non lieve. Si perdono 8.364 voti. Il PdCI cresce pochissimo dal punto di vista percentuale (dall’1,86% all’1,91%) mentre dal punto di vista assoluto perde una ventina di voti.

Il risultato di Rifondazione cambia notevolmente a seconda della provincia. Il disastro per il PRC è avvenuto a Cagliari. Siamo passati dal 4,62% (12.912 voti) del 2004 al 2,62% (7.066 voti) del 2009. In cinque anni si sono persi 5.846 voti. Il dato del comune di Cagliari è ancora più triste: nel 2004 il PRC si attestò nel capoluogo al 4.06% (3.407 voti), mentre nel 2009 si ferma al 2,03 (1.587 voti). Perdiamo 1.820 voti. Abbiamo più che dimezzato i consensi. Veniamo superati dai Rosso Mori (2.85%), da La Sinistra (2.75%) e i Comunisti Italiani prendono solamente 174 voti in meno del PRC.

L’analisi dei dati elettorali del PRC cagliaritano potrebbe continuare, per andare per esempio a constatare che, mentre diminuiscono di molto i voti al partito aumentano i voti di preferenza. Segno che l’intellettuale collettivo, di gramsciana memoria, non c’è più. Anzi. Si usa il partito come luogo di gestione del (piccolo) potere e non come luogo di costruzione di un gruppo dirigente diffuso e all’altezza. Ma, probabilmente, questo è stato l’errore più grave del peggior gruppo dirigente del PCI, quello berlingueriano, che ha in Luigi Cogodi un autorevole rappresentante.

Che fare? Innanzitutto, abbandonare la retorica sterile sull’autonomia, la rinascita, la rinaturalizzazione, l’art. 13 e le politiche attive del lavoro. Sono state sonoramente bocciate, dalla storia e dalle elezioni. Quanti posti di lavoro a tempo indeterminato hanno creato le cosiddette politiche attive per il lavoro, per esempio quelle dell’Agenzia Regionale per il lavoro?

I comunisti esistono perché hanno dimostrato scientificamente che la contraddizione che muove l’intera società è quella tra chi sfrutta e chi è sfruttato, tra il capitale e il lavoro. Il nostro compito è organizzare quelle lotte, e non pensare che le istituzioni possano risolvere i problemi del capitalismo. Il capitalismo si lotta creando egemonia e contro potere nella società, e le istituzioni sono solamente una parte della società (ricordate Gramsci?).

Agli operai di Eurallumina, e a tutti i metalmeccanici e i chimici che stanno per perdere il loro posto di lavoro, ai precari e ai disoccupati, dobbiamo proporre la lotta e forme di autorganizzazione. Per troppo tempo abbiamo pensato che un assessorato o un’agenzia potesse essere la soluzione. Non è mai stato così, e non lo sarà mai.

C’è bisogno di una profonda riflessione, della sinistra e dei comunisti. Una conferenza programmatica, che individui un nuovo blocco sociale e nuove forme organizzative, può essere un primo passo.