giovedì 18 dicembre 2008

METTIAMO IL 1969 E NON IL MURO DI BERLINO SULLA NOSTRA TESSERA

Nei giorni scorsi è stata presentata alla segreteria nazionale la bozza di tessera 2009 dei/delle Giovani Comunisti/e. Sul fronte compare l’immagine del muro di Berlino che, all’indomani della riapertura della frontiera, viene scavalcato da un gruppo di ragazzi in festa. Sul retro, invece, c’è l’immagine di un’assemblea di movimento, con decine di giovani in cerchio in una qualche università occupata. L’obiettivo ci pare chiaro.

Si vogliono accomunare questi due avvenimenti: come vent’anni fa un’onda di libertà e democrazia travolse il cosiddetto «socialismo reale», oggi l’Onda travolge la politica e la società italiana. Non è in questione, per quanto ci riguarda, un approccio critico verso la storia dei Paesi dell'Est. Il problema sono gli intenti con cui lo si esprime. Anche Occhetto, sciogliendo il Pci, criticò radicalmente quell’esperienza, ma con l'obiettivo di spostare ulteriormente a destra il baricentro del partito. Oggi il Partito Democratico è il figlio legittimo di quell'impianto ideologico e allo stesso tempo, non casualmente, propugnatore del sistema bipolare.



Di fronte alla possente campagna ideologica anticomunista che verrà lanciata dai media, approfittando per l'appunto del ventesimo anniversario della caduta del muro, i/le Giovani Comunisti/e dovrebbero avere il compito di lanciare una campagna politica capace di indagare criticamente, con atteggiamenti né apologetici né liquidatori, le ragioni di quel crollo e di mettere in evidenza come la restaurazione del libero mercato nei Paesi dell'Est sia coinciso, al di là di ogni giudizio di merito, con l’affermazione del modello capitalistico e con la radicalizzazione della violenza in esso immanente.

Per questo il crollo del muro di Berlino ha un valore simbolico rilevantissimo ed è diventato l’icona del trionfo del capitalismo. L’evento che avrebbe dovuto (secondo gli ideologi del capitale) «chiudere la storia» e inaugurare una nuova epoca di pace e prosperità ha aperto le porte ad un ciclo cupo di guerre, di diffusione epidemica della povertà, di distruzione dei diritti, di accentramento oligarchico delle leve del potere.


Oggi quest’illusione giunge al capolinea. Perché, allora, riprendere sulle nostre tessere l’evento che la simbolizza? Perché trasformare nell’emblema di chi lotta per il cambiamento un evento così problematico? Non ci dice nulla il fatto che diverse organizzazioni politiche di destra abbiano costruito in questi anni almeno una tessera, un manifesto, un volantino, una iniziativa pubblica intorno a quell’evento, riconoscendolo – nei fatti – come un simbolo (forse il simbolo) dell’anticomunismo militante?


Non vorremmo che il fine di una simile scelta fosse provocare scientemente la sensibilità di migliaia di compagne e compagne, inducendoli a desistere dal rinnovare l’iscrizione all’organizzazione. Del resto, non è un caso che la proposta non sia emersa al termine di un dibattito e di un confronto in coordinamento nazionale in cui ciascun iscritto e ciascuna iscritta si fosse potuto esprimere rispetto all’icona che meglio rappresentasse il nostro pensiero e il nostro agire politico.


Per parte nostra l’iscrizione all’organizzazione non è in discussione. Anzi, oggi più che mai ci sentiamo coinvolti in un’impresa politica – rafforzare i/le Giovani Comuniste/i – a cui tutti noi quotidianamente contribuiamo. Per questo avanziamo, costruttivamente, una richiesta ben precisa: valorizziamo (richiamandolo graficamente) un altro anniversario, il quarantennale del 1969, di quella straordinaria annata di conflitto sociale e politico animata dall’intreccio delle lotte di lavoratori e studenti. Oltre che una scelta più fortunata, potrebbe essere un buon auspicio per l’oggi. L’unità tra lavoratori e studenti: ecco la nostra storia, ecco l’obiettivo a cui crediamo debba guardare la straordinaria Onda in campo in questi mesi e, con essa, la nostra organizzazione.


Invia la tua adesione a: cambialatessera@gmail.com

sabato 13 dicembre 2008

Ruolo dei Giovani Comunisti nell'onda

Ruolo dei Giovani Comunisti nell'onda.


di Matteo Quarantiello

Improvvisa, proprio come una mareggiata, un onda appunto. Imprevedibile, come un qualcosa che ti coglie alla sprovvista, o auspicabile, come del resto ci si doveva aspettare? Il movimento che ha scosso da ormai due mesi l'Italia intera ha colto tutti impreparati, per dirla con la parole di Gramsci: “sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, [...] chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente”. Ciò che in “Gli Indifferenti” suonava come una condanna, qui è una constatazione.



A Cagliari i collettivi scolastici e universitari abituati a organizzare assemblee di venti persone, a dare volantini per vedere cinquanta studenti ai sit-in di protesta, hanno assistito in questi mesi a cortei che contano 20, 30 mila persone! Si sono ritrovati fra le mani un carico di lavoro mai visto prima, hanno tentato d'organizzare la mobilitazione in modo organico e nel frattempo hanno acquisito consapevolezza nell'intento di fornire gli stessi strumenti d'indagine ai propri compagni, ai propri colleghi. Già alla fine di Ottobre si è costituito un coordinamento interfacoltà con l'intento di calendarizzare le iniziative e coordinare la lotta, dell'analogo strumento si sono dotati più tardi gli studenti medi e ci si ritrova oggi con una vera e propria forza politica che si occupa di temi che vanno oltre le rivendicazioni studentesche iniziali.

Non dare vita a coordinamenti stabili in questa fase sarebbe un suicidio politico. Dobbiamo essere capaci di sfruttare ciò che la risacca dell'onda lascerà a disposizione, non lasciare che si arresti sulla riva.

Bisogna constatare che quest'onda ha travolto tutti, chi si ritrova a viverla tutti i giorni e chi si ritrova a costruire gli argini necessari a difendersi. Ma l'onda non accenna a fermarsi, si prepara ad un percorso di non breve durata, indaga e si rinnova ogni giorno, portando con se la riscossa di quella generazione decisa a riscattarsi, a dimostrare a tutti che l'indagine critica della realtà è il suo cavallo di battaglia.

Quest'onda ha colpito anche noi, ha colpito i comunisti, ha colpito un organizzazione (la nostra) che per troppo tempo ha individuato ovunque tranne che nel conflitto la priorità del proprio agire politico. Ma il compito dei comunisti non è porre argini a questo fiume in piena, come i settori più reazionari del Paese tentano invano di fare; compito però dei comunisti non è neanche cavalcare quest'onda col rischio di cadere e farsi molto male. Compito dei comunisti è dare gambe alla mobilitazione, riempirla di contenuti essendone parte integrante e viva.

Negli ultimi anni i GC hanno investito tutto il loro impegno politico in quella “contaminazione” di cui oggi vediamo i risultati. Non siamo presenti in tutti i territori come parte attiva, non siamo in grado di coordinare le nostre azioni, non siamo dei referenti credibili per gli studenti, insomma in poche parole: non siamo. L’unica contaminazione che abbiamo subito è quella del “non essere”, e ciò nonostante continuiamo a predicare nei nostri documenti parole d’ordine che hanno già subito un processo di fallimento.

I Giovani Comunisti in questa difficile fase devono essere la parte più attiva della mobilitazione, devono esserne parte importante e indispensabile, devono costituirsi come tassello fondamentale di un qualcosa che esige la loro partecipazione, il loro impegno. Partecipare attivamente, vivere e comprendere il disagio che emerge, indirizzare quel disagio in un ragionamento più ampio, politico, che faccia formazione continua nei luoghi in cui il conflitto viene maturato giorno per giorno. Dalle occupazioni alle assemblee, dai malumori alle perdite di tempo, i compagni e le compagne devono seguire tutte le fasi della loro realtà locale, essere consapevoli che nonostante la lotta sia iniziata e prosegua anche senza di loro è proprio di loro che si sente il bisogno.

Ciò è possibile solo col sacrificio dei compagni impegnati nei singoli luoghi di studio, così com'è possibile nei posti di lavoro fra i lavoratori. Serve un'organizzazione giovanile che sappia coordinare i compagni impegnati nelle scuole e nelle università, che li sappia fornire un indirizzo politico-organizzativo, che non li lasci allo sbaraglio come cani sciolti nel movimento. L'esigenza di una dirigenza diffusa si trasforma dunque da concetto presente nei nostri documenti politici a necessità impellente. In questo modo sarebbe possibile un'azione concreta, efficace e coordinata, per una mobilitazione che più cresce e più necessita di questo contributo. In questo contesto è auspicabile che i coordinamenti federali, regionali e nazionale dei GC diventino un reale punto di riferimento per i compagni impegnati nei territori, come strumenti in grado di fornire direttive chiare sul come comportarsi nella propria realtà locale e per portare le rivendicazioni locali ad un processo di sintesi nazionale.

L'autonomia del movimento è indispensabile quanto quella della nostra organizzazione. Non solo, se da una parte la nostra autonomia deve andare di pari passo col contributo politico che forniamo; dall'altra questo contributo è indispensabile per evitare che l'onda muoia senza lasciare nulla dietro di se. Impariamo dagli errori del passato, inseguire o sciogliersi nel movimento non aiuta il movimento stesso. Dobbiamo lavorare dentro il movimento ma contemporaneamente rendere vivo il partito, arricchendolo con quest'esperienza, affinché i compagni impegnati non subiscano il riflusso del movimento come spettatori ma continuino a portare avanti le istanze sollevate grazie al partito e a ciò che rimarrà della grande onda sollevatasi.

La ragione di questa necessità la si trova anche nel contesto in cui l'onda è nata, come movimento di contestazione al duro attacco all'istruzione, sottolineando di non voler preservare lo status quo e ampliando la propria analisi alle riforme che già in questi ultimi 15 anni hanno attaccato il diritto allo studio. Ma questo non basta e gli studenti di tutta Italia lo hanno ricordato già all'assemblea nazionale del movimento il 15 e 16 a La Sapienza: l'unità fra studenti e lavoratoti acquista significato proprio contestualizzando il problema dell'istruzione con le contraddizioni di tutta la società. Siamo difronte all'ennesimo fallimento del sistema di produzione capitalistico, dei suoi rapporti di produzione, delle sue contraddizioni intrinseche. “Noi la crisi non la paghiamo”, uno slogan di un peso politico straordinario, che va ben oltre un'autoriforma dell'università, il quale richiede un contributo politico complessivo che il partito della rifondazione comunista ha il dovere di fornire.

Lenin lettore di Marx


Lenin lettore di Marx.


Determinismo e dialettica nella storia del movimento operaio


Di Gianni Fresu



(Prefazione di Nicola Tranfaglia)



Tra la maggioranza degli storici del pensiero politico contemporaneo, sociologi, politologi e opinionisti di varia natura, è oramai consolidata una tendenza a rappresentare sommariamente Lenin come un «dottrinario» rigido e ortodosso. Il Novecento è stato già archiviato come il secolo degli orrori, delle dittature, e all'interno di questa lettura apocalittica Lenin è stato individuato come l'origine del peccato, come il diavolo a cui vanno imputate tutte le sciagure e i lutti di un «secolo insanguinato», fascismi compresi. A novanta anni dalla rivoluzione d’ottobre, la necessità di ritornare sulle premesse filosofiche dell’opera e dell’attività di Lenin sorge anzitutto dall’esigenza di evitare simili scorciatoie e avviare un lavoro analitico il più possibile serio e rigoroso. Ciò è necessario se si ha l’ambizione di comprendere fino in fondo l’evento che maggiormente ha segnato la storia dell’umanità nel corso del Novecento. Lenin lettore di Marx nasce da questa urgenza.

martedì 9 dicembre 2008

Prosegue la mano dura della polizia


Terzo giorno di scontri in Grecia. Nuova battaglia a Salonicco tra studenti e polizia

Torna la violenza e la guerriglia nelle strade di Salonicco. All'indomani delle violente proteste di piazza che hanno infiammato l'intera Grecia, in seguito all'uccisione di un quindicenne da parte della polizia, una nuova battaglia e' scoppiata nel cuore di Salonicco, la seconda citta' del Paese: centinaia di studenti si sono riversati nella strade, ingaggiando furibondi scontri con gli agenti in assetto anti-sommossa.

In pieno centro i dimostranti, almeno trecento, dopo aver cercato di attaccare un commissariato hanno assaltato negozi e distrutto veicoli in sosta, dando luogo a scene di vera e propria guerriglia urbana.

Tre agenti feriti negli scontri con gli studenti nella città greca di Trikala, mentre ad Atene gli studenti hanno occupato le università.

Occupato il consolato greco a Berlino
Si e' conclusa in serata, dopo otto ore, l'occupazione pacifica del Consolato greco di Berlino da parte di una ventina di dimostranti che questa mattina erano entrati nell'edificio in segno di protesta per la morte di Alexis Grigoropoulos, lo studente di 15 anni ucciso dalla polizia sabato scorso ad Atene.

Secondo quanto scrive l'agenzia di stampa tedesca Dpa, non ci sono stati arresti. I manifestanti hanno sostituito la bandiera greca con un lenzuolo bianco con il nome del ragazzo e la scritta 'Assassini di Stato' e, nel corso della giornata, sono rimasti seduti in alcune stanze del Consolato. Il gruppo, spiega la Dpa, ha consegnato alle autorita' greche una lettera di protesta. Intanto, circa 60 dimostranti sono rimasti davanti al Consolato, controllati a vista da circa 120 poliziotti.

Karamanlis convoca vertice di governo
Il premier greco Costas Karamanlis ha riunito questa sera un vertice ristretto di governo per discutere la situazione, alla vigilia dell'incontro che avrà domani con il presidente della repubblica Karolos Papoulias. Karamanlis si è riunito con i ministri di Esteri, Interno, Difesa, Economia per discutere la situazione sulla scia dei disordini che stanno attanagliando Atene e le principali città del Paese dopo l'uccisione di uno studente sabato scorso.

Domani Karamanlis si incontrerà, dopo aver parlato col presidente, anche con i leader di tutti i partiti di opposizione, a cominciare da quello del Pasok, Giorgio Papandreou, e tutti gli altri partiti.

mercoledì 3 dicembre 2008

Il sito del circolo Gramsci TORNA ONLINE


GramsciCagliari.org ...Ritorna OnLine!!

Con estrema gioia possiamo annunciare che dopo oltre 10 mesi d'inattività, il sito del glorioso Circolo "Antonio Gramsci" di Cagliari torna online!! Diversi sono stati i motivi che hanno portato a trascurarlo ma nonstante questo il circolo ha lavorato tanto in quest'ultimo anno, come del resto ci si doveva aspettare. Abbiamo deciso per l'occasione di dotarlo di una nuova veste grafica e di una nuova organizzazione dei contenuti, rivoluzionando nel complesso tutto il portale ma senza far andare perduti tutti i materiali che nei suoi tre anni di attività sono stati raccolti. Sulla sinistra troverete quindi la sezione col vecchio materiale archiviato, presto verranno anche ripristinati tutti i download coi libri e i vari testi che venivano messi a disposizone.
Cercheremo di tenerlo costantemente aggiornato individuando diversi compagni che possano adempiere al compito, il CMS utilizzto è Jommla! (ovviamente un software open source) che consente, tra le altre cose, una gestione estremamente semplice del portale nella sua totalità anche da parte dei "profani" del settore.
Di volta in volta, all'emergere delle necessità, implementeremo il portale di nuove sezioni, contenuti e materiali, anche accettando il consiglio di diversi compagni e utenti del web.

Detto questo non posso che augurarvi buona navigazione...
www.gramscicagliari.org

Saluti Comunisti
M.Q.