lunedì 17 novembre 2008

Pubblicità progresso

In attesa di un resoconto sull'assemblea nazionale del movimento sull'Istruzione...



mercoledì 12 novembre 2008

Due Compagni di merdende









Soru: «Primarie ok. Ma se c'è un altro, esca in 15 giorni, mi candido comunque Non ascolterò più chi vuole perdere» Sintonia con Vendola e Rifondazione

di Marco Murgia


A volerla trovare, una differenza tra i due personaggi c'è. Tutta politica, anche se non dipende esattamente da loro. Al primo, per sua stessa ammissione, «le primarie non le chiedono i miei avversari dentro la mia stessa maggioranza: perché dovrei chiederle io?». Al secondo, le primarie le chiedono in diversi: e una parte di chi non le chiede apertamente, sotto sotto ci spera e ci lavora. Il primo è Nichi Vendola, governatore della Puglia; il secondo Renato Soru. Insieme al dibattito organizzato da Rifondazione comunista, su autonomia e rinascita, che è pure il tema del quarto congresso regionale del partito. Allora il presidente della Sardegna coglie la palla al balzo: «Aspetterò due settimane il possibile candidato per le primarie di coalizione. Trascorso questo tempo il candidato del centrosinistra sarò io». La dice così, semplicemente.

Poi la spiega bene: dice di essere favorevole alle primarie, sempre, ma anche che la consultazione «non deve servire per farci perdere le elezioni. E io non voglio ascoltare tanto quelli che vogliono perdere le elezioni». Il ragionamento è netto: le elezioni regionali sono molto più vicine di quanto possano sembrare, allora è inutile e dannoso perdere altro tempo. C'è una campagna elettorale da iniziare in modo chiaro, quindi «è necessario che le primarie, da fare non sui nomi ma sui progetti dei candidati, si debbano tenere entro gennaio, anche per dare modo al vincitore di farla con una coalizione compatta». Quindici giorni sono un tempo ragionevole «per presentare un programma, raccogliere le firme e fare il nome di un candidato».

In un colpo solo da una parte mette gli alleati davanti alla chance di presentare un nome alternativo al suo, e tutti quelli che lo chiedevano potrebbero rispondere. Dall'altra è un messaggio anche per il centrodestra: noi ci siamo. E non è poco, visto che dall'altra parte è sfumata l'opzione Beppe Pisanu, unico in grado di accontentare tutti, e si pensa di lavorare al programma prima del candidato: lì non ce n'è neppure uno, anche se potranno contare sulla macchina organizzativa di Silvio Berlusconi e sull'apporto neanche tanto indiretto di diversi ministri pronti a parlare qui e là della Sardegna.

È l'unico momento in cui Soru si prende tutta la scena. E pure gli applausi convinti del popolo di Rifondazione: che questi due, lui e Vendola, piacciono. Luciano Uras, capogruppo in Consiglio regionale, li presenta come «due tra i presidenti con più personalità per capacità propositiva, guardati dalle altre regioni come un esempio». Piacciono, questi due personaggi, e si piacciono pure a vicenda. Rispondono alle domande di Filippo Peretti, de “La Nuova Sardegna” e presidente dell'Ordine dei giornalisti isolano, dicendo cose tipo: «Adesso, Renato, ti dico questa cosa», oppure «forse Nichi non sa che...».

E invece le sanno, le cose. Perché sono molto simili, i risultati e gli obiettivi: anche se uno viene da Rifondazione e l'altro dal Partito democratico. C'è l'interesse per la scuola e l'istruzione, a esempio, con l'assegno di merito per gli studenti sardi («Seimila euro l'anno a fondo perduto», ricorda Soru, «perché prima di darli a imprenditori che vengono qui in Sardegna per aprire una fabbrica e poi se ne vanno, preferiamo permettere ai figli della nostra terra di studiare tranquillamente») o la sede del Dams a Lecce (perché, rilancia Vendola «molti degli studenti che vanno a Bologna arrivano dal Salento, e chissà quante famiglie non potranno più premetterselo»).

C'è l'interesse per l'ambiente, con il piano paesaggistico in Sardegna e la ripulitura dall'amianto di diverse spiagge in Puglia; c'è l'attenzione per le fonti energetiche rinnovabili ma non per lo sfruttamento selvaggio a favore di pochi imprenditori; c'è la sanità insieme alla necessità di ridurre i costi della politica e snellire la pubblica amministrazione: ereditate dalle precedenti giunte di centrodestra in condizioni molto diverse da quelle attuali. E così via, secondo due percorsi che sono molto simili in tutte le idee generali: anche per quanto riguarda gli investimenti in porti e aeroporti, non solo come strumento per far arrivare turisti ma per aprirsi al mondo. Che è vasto , e non è che siccome una è un'isola e l'altra il tacco d'Italia le due regioni devono restare chiuse in sé stesse.

A pensarci, è proprio l'idea delle due terre proiettate sul mondo a rendere Soru e Vendola così simili. Al di là del documento sottoscritto due giorni fa a Palermo insieme alle altre regioni del Mezzogiorno, dai termini - fa notare Peretti - forse un po' antiquati. Però il punto era mettere in evidenza che c'è un sud che ha voglia di fare, di rilanciarsi: «Non è tutto Gomorra, se ci convinciamo di questo», dice Vendola, «allora è proprio finita».

Il richiamo alla questione meridionale sta tutto lì: non più quella in voga sino a 20 anni fa, quanto una replica alla questione settentrionale venuta fuori in questi anni. La prima basata su unificare e sulla speranza della crescita, dicono, la seconda sulla separazione e sulla paura. Allora c'è una sola via: «Dobbiamo essere meglio del nord e, allo stesso tempo», è Soru a spiegarla, «stare attenti a non farci fregare».

Differenze pochissime. Fatica, Peretti, a farli andare in contraddizione tra loro. Se Soru è accusato di dirigismo, Vendola chiarisce che per lui l'accusa è di essere un poeta: «Ma ho abbandonato Foscolo per le delibere», dice e sorride. Prendono applausi, tanti e convinti, alla fine di questo incontro. Vengono da strade diverse e si sono incontrati, parlano alla stessa gente e piacciono in maniera uguale. In un caso e nell'altro, non sarà poesia. Ma empatia, quella sì.

sabato 8 novembre 2008

Cossiga denunciato


"Sappiano questi signori che non permetteremo che l'università
diventi un covo di indiani metropolitani, freaks,hippie..."
Francesco Cossiga, 17 Febbraio 1977


Cossiga denunciato per istigazione a delinquere e apologia di reato
Cinque cittadini si rivolgono alla Procura di Roma per le dichiarazioni rilasciate al Quotidiano Nazionale


Un prete, un avvocato, una grafologa e due ex insegnanti - cinque semplici cittadini - hanno denunciato stamattina alla Procura della Repubblica di Roma il senatore a vita Francesco Cossiga per istigazione a delinquere e apologia di reato. La denuncia nasce dopo le dichiarazioni rilasciate dall'ex Presidente della Repubblica al Quotidiano Nazionale su come infiltrare e strumentalizzare, con il fine ultimo di liquidare, il vasto movimento popolare nato nelle ultime settimane in difesa della scuola pubblica e del diritto allo studio garantito dalla Costituzione.
Per Cossiga il movimento è da: «Infiltrare con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri […] Le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».
«Chiediamo pertanto che si proceda penalmente a carico del senatore Francesco Cossiga per i reati suddetti e per tutti quelli che potranno essere ravvisati – ha dichiarato Piero Leone, ex insegnante che stamane si è recato alla Procura di Roma. Si tratta di dichiarazioni molto gravi in quanto provengono da un personaggio che ha ricoperto i ruoli più elevati nelle istituzioni della Repubblica Italiana. Con questa denuncia vogliamo semplicemente difendere la democrazia e la Costituzione del nostro paese.»
Per Alessandro Santoro, prete fiorentino della Comunità delle Piagge: «E' assurdo che queste dichiarazioni passino sotto silenzio. Sono un invito alla violenza e ricordano, purtroppo, le modalità tipiche della strategia della tensione. Auspichiamo che la Procura proceda speditamente nel suo lavoro, perché è assurdo che un senatore a vita, ex Presidente della Repubblica, e quindi garante dei principi costituzionali si ponga all'attenzione per dichiarazioni che non esitiamo a definire fasciste.»
I reati ravvisati dai denuncianti nell'intervista del 23 ottobre scorso (oggi disponibile sulla rassegna stampa del governo http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=32976406) sono: istigazione a delinquere - commessa pubblicamente come richiesto dalla legge per la sua punibilità - rivolta sia al ministro dell'interno Maroni sia agli stessi organi di polizia preposti all'ordine pubblico (art. 414 CP) sia ai militari, i Carabinieri, a disobbedire alle leggi e a violare il giuramento compiuto sulla Costituzione (art. 266 CP). Si ravvisa infine la colpa di apologia di reato (ancora art. 414 CP) in relazione ai reati da lui commessi all'epoca in cui era ministro dell'interno e solo ora confessati.
«Sappiamo che anche altri stanno muovendosi per denunciare Francesco Cossiga - ha concluso Piero Leone. Chi volesse aderire alla denuncia può contattarci all'indirizzo mail piero.leone@gmail.com.»

martedì 4 novembre 2008

L'informazione imbavagliata

Il Generatore di Ottimismo

Egregio Presidente del Consiglio. Capiamo la Sua necessità di ricevere al più presto la nostra invenzione, ma non siamo purtroppo ancora in grado di soddisfarLa: il Generatore Elettronico di Ottimismo non è ancora pronto. I nostri laboratori lavorano 24 ore su 24, gli esperimenti continuano senza interruzione, ma la sperimentazione sui soggetti sensibili presenta qualche problema. Applicato alle onde cerebrali di un precario della scuola, il Generatore Elettronico di Ottimismo produce fasi psichiche ben distinte: una vaga incazzatura prima, e una netta aggressività dopo. Naturalmente, visto l'uso di massa che il governo intende fare del Generatore di Ottimismo, è chiaro che la macchina deve essere affidabile. Abbiamo registrato fastidiosi intoppi sui soggetti cassintegrati, aumentati del 70% in pochi mesi. Anche qui il Generatore di Ottimismo sembrava funzionare, ma dopo qualche istante, il risultato è stato opposto: i soggetti sottoposti al test sono diventati intrattabili e scostanti, con una preoccupante tendenza alla mobilitazione e al turpiloquio contro il Suo governo. Durante i test con i ricercatori universitari, un nostro tecnico è stato aggredito e si è messo in salvo per miracolo. Per ora gli effetti collaterali più vistosi sono un aumento della sfiducia nei confronti di qualunque cosa rappresenti il governo e in particolare la Sua figura. Naturalmente abbiamo condotto esperimenti mirati, ma anche qui non è andata bene: azionato su un soggetto sensibile che ascoltava una dichiarazione di Cicchitto, il Generatore di Ottimismo è addirittura esploso causando un'interruzione della corrente. È triste dirLe che per un funzionamento affidabile del congegno bisognerà aspettare qualche tempo, forse se non si tagliassero i fondi alla ricerca potremmo darLe notizie più confortanti. In attesa di un positivo sviluppo, il nostro consiglio è di continuare a usare i suoi telegiornali.
Alessandro Robecchi
il manifesto, 02/11/2008





RAI: DELL'UTRI, AL TG3 FACCE TROPPO GOTICHE, TROPPO DARK

(ASCA) - Roma, 4 nov - ''Negli ambienti della Rai ci sono ancora oggi dirigenti che sono stati messi dalla sinistra e che quindi rispondono a logiche di sinistra. E' difficile cambiare la televisione se prima non si cambiano gli uomini.E' difficile pensare che migliori la qualita' della comunicazione quando a guidarla c'e' gente che alimenta una visione negativa della vita''. Lo sostiene il senatore Marcello Dell'Utri, intervistato da Klaus Davi per ''KlausCondicio'', prendendo spunto dalle recenti affermazioni del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sulla televisione deprimente. Dell'Utri assicura che in questa direzione ''qualcosa si sta gia' facendo. Berlusconi in prima persona continua a diffondere ottimismo. Io penso che qualcosa per forza dovra' cambiare, non so cosa, con la nuova Rai, ma comunque qualcosa cambiera'''. Un cambiamento che potra' realizzarsi partendo da un nuovo approccio stilistico, riflette Dell'Utri. ''Le notizie, certo, bisogna darle, senno' si torna al fascismo, ma c'e' modo e modo di comunicarle. Magari con conduttori piu' gradevoli di adesso.Io guardo il TG3, ad esempio - dice il senatore - e vedo che ci sono degli anchorman che hanno gia' una faccia un po' gotica, un po' dark. Sicuramente, ce ne sono piu' in Rai che sugli altri network. Credo che il direttore del telegiornale dovrebbe dimostrare un maggiore esprit de finesse in queste cose. Farle, dirle lo stesso, ma magari con un'altra espressione''.


RAI: USIGRAI, INDIGNAZIONE PER IRRUZIONE SEDE E ATTACCO DELL'UTRI

(ASCA) - Roma, 4 nov - ''Per noi la giornata di mobilitazione promossa domani dalla Fnsi contro le norme bavaglio sara' anche la giornata dell' indignazione. Con questo spirito e con lo striscione Usigrai parteciperemo domani, al fianco dei colleghi cronisti, alla manifestazione al Teatro Capranichetta a Montecitorio''. Cosi', in una nota il Sindacato dei giornalisti della Rai, che protesta contro l'irruzione violenta di stanotte nella sede romana di via Teulada e le osservazioni del senatore del Pdl, Marcello Dell'Utri sull'informazione del servizio pubblico.''L'irruzione di una quarantina di persone nella sede Rai di via Teulada e le minacce contro la trasmissione 'Chi l'ha visto?' costituiscono un fatto di inaudita gravita' e senza precedenti. La matrice comune tra alcune norme che si vogliono introdurre e la violenza sta - sottolinea l'Usigrai - nel volere il silenzio: c'e' chi vuole si taccia sulle cose che non gli piacciono. Si tratta di un qualcosa che non riguarda solo i giornalisti, ma tutti i cittadini. Noi nel dare la solidarieta' ai colleghi, diciamo, invece, andate avanti, raccontate senza auto-censure, oltre che un giudice a Berlino in questo Paese c'e' pur sempre una pubblica opinione''.''Indignazione anche per il continuo intromettersi sul nostro modo di fare informazione da parte della politica.Oggi ci siamo sentiti spiegare da un singolare pulpito, quello del senatore Dell'Utri, come devono e non devono essere i conduttori, in particolare del Tg3; 'la faccia non deve essere gotica, il dark non va'. Prima che ce la diano, stiamo pensando noi a una divisa, la fara' cucire l' Usigrai - conclude il sindacato dei giornalisti Rai -, ma se e quando la metteremo, lo faremo per dire alla gente che stiamo trasmettendo informazione non libera''.


EDITORIA: FERRERO, BENE RINVIO TAGLI MA NON BASTA

(ASCA) - Roma, 4 nov - ''La notizia che e' arrivata dalla commissione Bilancio della Camera dei Deputati, la quale ha deciso di escludere dal conteggio dei tagli ai fondi pubblici per l'editoria quelli previsti per l'anno in vigore, rimandandoli all'esercizio finanziario successivo a quello di entrata in vigore del regolamento di riordino, e' una buona notizia. Certo, non basta, perche' in ogni caso la legge finanziaria varata dal governo prevede comunque, in prospettiva, una forte diminuzione dell''importo destinato al sostegno all'editoria (262 milioni di euro per il 2009, e cioe' ben 152 milioni di euro in meno rispetto al 2008, con una diminuzione effettiva del 36% per il comparto) e che non vi e' affatto certezza che i tagli maggiori non li subiranno giornali di partito e quelli editi da cooperative''. Lo scrive in una nota il segretario del Prc Paolo Ferrero.''Resta, pero', il primo segnale d'inversione di tendenza rispetto alla sciagurata normativa introdotta da Tremonti con i tagli all'editoria: inversione di tendenza che si deve - sottolinea Ferrero - alla campagna di sensibilizzazione messa in campo dai giornali della sinistra (Liberazione e manifesto in testa), dai vertici del sindacato dei giornalisti e persino dagli editori, alla battaglia politica che ci ha visto in prima fila, come Rifondazione, assieme a molte altre forze della sinistra, e soprattutto alle chiare e inequivocabili parole pronunciate dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che si e' speso piu' volte per richiamare tutti - Parlamento e governo - al rispetto e alla tutela della liberta' e del pluralismo, nel campo dell'informazione. E' al capo di Stato, in particolare, che voglio dire grazie''.