giovedì 28 agosto 2008

Il Pd persevera con la linea anti-Prc. E Sd vorrebbe una sinistra senza comunisti...


Milano, il Pd chiude la porta a Rifondazione

Dopo la lite a Bologna scoppia il «caso Penati». Per i democratici «è impensabile allearsi col partito di Ferrero». Ma i rifondaroli vogliono rimanere in giunta e insistono su un'improbabile «unità» Il segretario provinciale Casati: «No a alleanze eterogenee». Sd si accoda: «Basta comunisti, ci vuole una sinistra nuova»
Alessandro Braga
MILANO


«Quella è la porta». Non ha detto proprio così, ma poco ci è mancato. E con una nemmeno tanto gentile perifrasi il segretario provinciale milanese del Partito democratico Ezio Casati ha chiuso definitivamente i giochi su una, ormai da tempo impossibile, alleanza tra il Pd e Rifondazione comunista in previsione delle prossime elezioni provinciali meneghine previste per la primavera del 2009. «Con la vittoria congressuale di Paolo Ferrero ha vinto la parte del non governo. Non sono disposto a pensare a un programma di 258 pagine in cui ci sia dentro tutto e il contrario di tutto», ha detto Casati. Insomma, una riedizione di una coalizione «così come è stata fatta nel 2004 sarà molto difficile». Avrebbe tranquillamente potuto dire impossibile, ma meglio non esagerare, anche perché nell'ultima tornata amministrativa provinciale milanese, quella che ha portato Filippo Penati a palazzo Isimbardi, il Prc, in un boom elettorale impensabile in questo momento, aveva portato in dote alla coalizione di centrosinistra un bottino di circa due milioni di voti, risultati fondamentali per sconfiggere la destra. Ma le dichiarazioni di Casati suonano in ogni caso come una porta sbattuta in faccia senza troppi complimenti al Prc. Se si dovesse rendere la situazione in una striscia a fumetti si vedrebbe insomma un enorme «Slam!» a tutta pagina. E, ciliegina su una torta ormai rancida, ci si è messa pure la coordinatrice provinciale di Sinistra democratica Chiara Cremonesi: «Serve una sinistra nuova, che si ponga l'obiettivo del governo. Il Prc con l'ultimo congresso ha fatto una scelta identitaria e antagonista, noi non ci stiamo». In chiave fumettistica, un'altro, fragoroso, «Slam!».Segnali che facevano presagire il finale ce n'erano già stati in passato, e parecchi. Da mesi il presidente-sceriffo milanese Filippo Penati sta facendo a gara con la Lega al giochino «chi è più di destra». E non fosse per il fatto che il copyright sulle uscite razziste nel panorama italiano spetta ormai da un paio di decenni ai Lumbard, con campioni a livello continentale, come l'europarlamentare Mario Borghezio (quello che disinfettava i treni dove salivano le prostitute di colore), o l'ormai tanto declamato «uomo del dialogo bipartisan» Roberto Calderoli e le sue passeggiate con suino a seguito nelle aree dove si dovevano costruire delle moschee, l'uomo di palazzo Isimbardi avrebbe anche potuto vincere la sfida. Le sue ultime uscite, dall'attuazione del codice della strada per impedire ai musulmani di viale Jenner di pregare sui marciapiedi il venerdì all'enfasi securitaria con cui ha accolto i provvedimenti del governo Berlusconi sui militari nelle strade, alle dichiarazioni anti-rom fatte nell'ultimo periodo, erano tutti tasselli di un progetto finalizzato a mettere la sinistra in un angolo, costringendola al bivio «rompere con il Partito democratico» o «apparire come lo scendiletto di Penati di fronte alla deriva destrorsa del presidente».Gli unici che sembra non se ne siano ancora accorti sono proprio i rifondaroli milanesi. Che ancora ieri, per bocca del segretario provinciale Antonello Patta, hanno chiesto la verifica del programma, così come deciso da una riunione dei segretari provinciali il 30 luglio scorso, ponendo l'ennesimo «penultimatum». «Gli accordi si verificano sui programmi - ha detto Patta - ai primi di settembre abbiamo in agenda un incontro in Provincia in cui metteremo sul tavolo i nostri paletti per continuare a far parte della maggioranza che governa palazzo Isimbardi: che l'acqua resti pubblica, un secco No alla svendita dei terreni del parco sud alle brame edilizie del sindaco Moratti e, soprattutto, chiare politiche sociali a favore dei rom e dei migranti». Perché, «di fronte a dichiarazioni sbagliate di un presidente, che a livello amministrativo non hanno però conseguenze pratiche, l'unico modo per contare e essere fondamentali è restare uniti». Ai primi di settembre si vedrà chi chiuderà la porta in faccia a chi. A livello nazionale una cosa simile si è già vista: il risultato ottenuto è al governo.



il manifesto, 27/08/2008

mercoledì 27 agosto 2008

Federalismo/ Vendola: Bozza Calderoli non è una barbarie

Politica
PRC: FERRERO, GIOVEDI' SIT-IN DAVANTI PALAZZO CHIGI
Roma, 26 ago. - (Adnkronos) - Una rappresentanza di Rifondazione comunista organizzera' giovedi' mattina, a partire dalle 11 e 30 davanti palazzo Chigi, un sit-in di protesta in occasione della prima riunione del Consiglio dei ministri. Lo si apprende da una nota dell'ufficio stampa del leader del Prc, Paolo Ferrero. Una manifestazione "pacifica", "contro il governo delle destre". I motivi del sit-in sono tre: "per dire no a una 'legge truffa', quella che il governo prospetta di approvare per le elezioni europee, visto che prevede l'abolizione delle preferenze e l'introduzione di una soglia di sbarramento che ha l'unico scopo di espellere dall'Europarlamento la voce, le posizioni e le battaglie della sinistra italiana". "Per dire no -prosegue Ferrero- a un federalismo egoista, quello che si va delineando all'interno della riforma federalista propugnata dal governo delle destre. E per dire no all'aumento indiscriminato di prezzi e tariffe che stanno colpendo in modo indiscriminato e micidiale i lavoratori e i pensionati italiani".

(Vco/Gs/Adnkronos)

26-AGO-08 19:15




Il Sud affronti la sfida, è possibilità di autoriformarsi


Roma, 25 ago. (Apcom) - Si dichiara propenso alla sfida del federalismo fiscale il governatore della Puglia Nichi Vendola, che in una intervista su 'Il Mattino' spinge il Sud a decidere se "sabotare il federalismo per minimizzare i danni, facendosi condizionare dalla paura" oppure "trovare la bussola del coraggio e diventare protagonista di questa sfida come occasione per autoriformarsi, risanare le proprie finanze e rivoluzionare le classi dirigenti". Opta per l'azione di coraggio Vendola: "Occorre lanciarsi nella sfida. Ma a patto che si voli alto, deponendo bandiere e trombette". Fiducioso nel Mezzogiorno pronto per la prova, avverte comunque che "Nord e Sud non possono certo trovarsi in equilibrio perché trovano un'intesa due alleati come Calderoli e Lombardo. Occorre una discussione seria, profonda e reale".
Per l'esponente di Rifondazione Comunista bisognerà evitare la logica di ridimensionare i danni al Sud, che potrebbe pagare il prezzo più alto, altrimenti "sarebbe meglio un'altra tattica, quella del sabotaggio". Ma Vendola è convinto che da questa riforma il Sud possa guadagnarci "a patto che sia l'occasione per fare luce sul Mezzogiorno, illuminare gli spigoli bui in cui si annidano parassitismo delle classi dirigenti, dissipazione delle risorse, sprechi, corruzione e malgoverno".
Che la proposta di riforma parta da un partito come la Lega Nord che secondo il governatore dell Puglia "non è più quel fenomeno naif e un po' barbarico degli esordi", non lo spaventa e addirittura arriva a considerare "la proposta Calderoli più accettabile di quella del governo Prodi". Spiega Vendola che "la Lega fa fino in fondo la sua parte di partner speciale e irregolare della coalizione di centrodestra. Ma c'è stato uno sforzo per superare atteggiamenti fondamentalisti. Se la discussione fosse partita dalla bozza di Bossi o della regione Lombardia non cisarebbe stata partita. Quella proposta non c'è più e i gesti, in politica, contano". Non lo spaventa neanche il passaggio dal criterio della spesa storica a quello dei costi standard: "A noi pugliesi - ha detto - questo passaggio preoccupa forse meno che ad altre regioni. Per la sanità, ad esempio, abbiamo la spesa media procapite più bassa d'Italia. Ma ripeto, il punto di partenza del ragionamento non può essere questo. Perché se la riforma diventa solo una questione di dare e avere, con regioni che guadagnano ed altre che perdono, e con la prospettiva della recessione, non si va da nessuna parte".
Ma il punto non è se Vendola si fidi o meno di Bossi, Calderoli o la Lega, piuttosto "non si deve procedere né con atti di fede né con anatemi preventivi. Ben venga il federalismo. Ma - e subito pone i suoi paletti - dico fin da ora no al federalismo dove ognuno, magari, vuole piazzare le proprie bandierine, la Lega per il Nord e noi per il Sud".
Tantomeno si tratta di una questione di dialogo tra Pd, centrosinistra e maggioranza: "Questa è una cosa che davvero non capisco. Chissà perché solo in Italia si dibatte se ci deve essere o no il dialogo. Dialogo non significa resa all'avversario. Se il dibattito sul federalismo vive solo come termometro della febbre nei rapporti fra i due schieramenti, è sconfortante. Tutto si riduce a gossip. Deve trasformarsi, invece, in un grande disegno di riforma del Paese e del Mezzogiorno. Altrimenti, meglio lasciar perdere".




(Guardate il video da 1 minuto e mezzo in poi...)

martedì 26 agosto 2008

Vandalismo alla Città del Sole

Nelle prime ore del mattino del 13 agosto il magazzino delle Edizioni La Città del Sole è stato oggetto di una grave azione di effrazione, furto e devastazione.
Ad una prima sommaria ricognizione nell’indescrivibile caos in cui è stato lasciato il luogo, è apparso evidente che l’intento delinquenziale degli autori era finalizzato al danneggiamento della casa editrice piuttosto che alla sottrazione di beni. Infatti, insieme con la documentazione amministrativa – relativa alle spedizioni e alla movimentazione del magazzino – l’azione vandalica si è concentrata sui titoli di più recente pubblicazione e, tra questi, soprattutto su quelli di contenuto politico-culturale più qualificato. Centinaia e centinaia di volumi sono stati distrutti o irrimediabilmente danneggiati, mentre soltanto poche copie, apparentemente di un solo titolo – “stranamente” il Volume XXII delle Opere complete di Marx ed Engels – sono state asportate. Altra circostanza singolare per un furto con scasso è che anche le attrezzature tecniche di un qualche valore non sono state rubate ma distrutte.
Non abbiamo, al momento, alcun elemento concreto per precisare e indirizzare i legittimi sospetti che si sia trattato di un’iniziativa volta a danneggiare e intimidire pesantemente la nostra iniziativa editoriale in un momento particolare della sua crescita in cui, con la pubblicazione di alcuni titoli – e, in particolare, con la continuazione delle Opere complete di Marx ed Engels –, è stato precisato con chiarezza il ruolo che la casa editrice può e vuole assumere nel dibattito politico-culturale e nelle dinamiche della società contemporanea.
Una circostanza, tuttavia, merita di essere verificata: giovani abitanti del quartiere hanno riferito di aver tempestivamente avvertito le forze di polizia di quanto stava accadendo senza che la segnalazione avesse alcun seguito. Sarebbe grave e significativo che, mentre – in nome di una fantomatica “sicurezza” – vengono distratte risorse preziose alla ricerca, alla formazione e alle politiche sociali, con la militarizzazione del territorio e l’istituzione di ronde con l’impiego anche dell’esercito, le “forze dell’ordine” ritengano di non procedere neppure ad una verifica della segnalazione di un possibile reato.
In ogni caso questa azione delinquenziale, se ci ha molto pesantemente danneggiato, non ci farà certamente deviare dalla nostra linea di politica editoriale.


15 agosto 2008
Le Edizioni La Città del Sole





Strappati e rubati i libri dell´editore Città del Sole.

Manes: "Colpito perché sono di sinistra"



Tempi bui per gli appassionati di Marx ed Engels. Non in piazza Mercato, però. Nel largo dove sorse il patibolo dei martiri del ‘99, infatti, un magazzino dell´editore che sta ristampando l´opera omnia dei padri del pensiero comunista è stato vandalizzato e svuotato solo di alcuni volumi: il ventiduesimo, uno di quelli mancanti nell´edizione storica degli Editori Riuniti di Roma.

Mistero e ipotesi diverse sull´episodio che risale all´antivigilia di ferragosto, quando il deposito delle edizioni della Città del Sole è stato scassinato. Al responsabile Sergio Manes, avvertito da un custode, è apparsa la raccapricciante scena di intere casse di libri aperte con un taglierino lateralmente e di volumi sparsi ovunque sul pavimento con copertine e frontespizi strappati. Un´opera di vandalismo che, se esistessero le prove, potrebbe essere attribuita a un fine diverso da quello di semplici ladri. Potevano prendere il computer che serve per la contabilità e il magazzino, ma non l´hanno fatto. Invece hanno letteralmente calpestato e sporcato decine di volumi. «I ragazzi che giocavano a pallone nei pressi del magazzino - racconta Manes - mi hanno detto di aver visto due o tre persone uscire con cinque o sei libri. Ho capito che si trattava degli ultimi stampati: novecento pagine con copertina cartonata, un particolare volume delle Opere complete di Marx ed Engels, di cui stiamo ristampando anche i libri che mancano in Italia. Mi hanno anche detto di aver chiamato la polizia, ma senza risultati».
La cultura di sinistra ha qualche nemico nel quartiere di Masaniello e di Corradino di Svevia? «Non ho elementi per dirlo. Ma ho divulgato la notizia del furto e del vandalismo e ho ricevuto decine di attestati di solidarietà - prosegue l´editore della Città del Sole, che lavora a stretto contatto con l´Istituto per gli studi filosofici dell´avvocato Gerardo Marotta. «Con noi collaborano docenti universitari non soltanto di Napoli, e tutti in genere orientati a sinistra, marxisti. Abbiamo anche una produzione politica e storica svincolata da rapporti con le università. Di recente abbiamo pubblicato libri sulla riforma della Costituzione, sulla Palestina e su quanto sia opportuno prendere le parti di Israele, anche un libro sulla verità sul massacro di Srebrenica. Ma non faccio ipotesi, come ho detto anche ai carabinieri ai quali ho presentato la denuncia».

La Città del Sole, che ha tra i suoi obiettivi primari quello di incoraggiare i giovani studiosi difficilmente pubblicati dai grandi editori, produce in proprio i testi che stampa. Manes sta per siglare un protocollo d´intesa con il Comune di Napoli per cedere la sua biblioteca e documentazione sulla politica a partire dagli anni Sessanta: i testi verranno distribuiti alle biblioteche del territorio.



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Come farsi beffe dello Statuto dei Lavoratori

Libero gioco delle tre carte
Possibili ora innumerevoli trucchi per nascondere la manodopera impiegata
di Antonio Sciotto

Da lunedì scorso, con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, è in vigore il Libro unico del lavoro: il registro unificato che andrà a sostituire i libri matricola, d'impresa, paga e presenze. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha spiegato la misura con la volontà di «semplificare», e dunque permettere anche alle imprese di risparmiare: il beneficio sui costi su scala nazionale, sono le cifre ipotizzate dal ministero, potrebbe essere di ben 4 miliardi di euro. Il problema è che il Libro Unico, per come è stato disegnato e soprattutto messo in rapporto con le possibili ispezioni, creerà più di un problema ai lavoratori, rischiando di moltiplicare gli abusi nei loro confronti e di ampliare l'area del sommerso, lasciando impuniti gli imprenditori che tengono occupati in nero. Cerchiamo di mettere in evidenza le parti più critiche della riforma, con il supporto di Claudio Treves, responsabile del Dipartimento Politiche attive del lavoro Cgil nazionale.«Siccome la comunicazione dell'assunzione d'ora in poi si potrà fare on line, allora la conclusione del ministero deve essere stata: eliminiamo la carta in azienda. Solo che in questo modo quando l'ispettore arriva rischia di non trovare nulla di concreto su cui basarsi». Il primo punto in cui la filiera di controllo rischia di indebolirsi risiede proprio nel formato che avrà il Libro Unico. In base alla legge può essere fatto in tre modi:
1) Su fogli mobili vidimati dall'Inail: dunque stampato e certificato, come sono già oggi i diversi registri;
2) su stampa laser, anch'essa previamente certificata dall'Inail;
3) su file informatici, che però non saranno certificati dall'Inail, ma la cui esistenza dovrà essere comunicata alla Direzione provinciale del lavoro (Dpl).
Ma Inail e Dpl non saranno obbligate a mettere in comune le loro informazioni, così si perderà la possibilità di avere un luogo unico - attualmente è l'Inail - dove si ha uno sguardo d'insieme ed esaustivo di tutte le sedi di lavoro. Inoltre, in passato i fogli vidimati dall'Inail avevano una precisa sequenza cronologica: adesso verranno stabiliti dei modelli precisi per i Libri in Pdf, o si lascerà «libertà» ai datori di lavoro, rischiando un'inevitabile mancanza di trasparenza?Un altro problema, ancora più grave in caso di ispezione, è la sede presso cui potrà essere tenuto il Libro Unico.
Sono possibili tre luoghi:
1) presso la sede legale dell'impresa;
2) presso il proprio consulente che tiene la contabilità;
3) presso il Centro servizi della propria associazione d'impresa.
Se fino a oggi il Libro stava sempre in sede, ed era obbligatorio segnarvi la presenza del lavoratore immediatamente dopo la comunicazione dell'assunzione al Centro per l'impiego, adesso non solo sparisce il Libro dal luogo di lavoro, ma esso potrà essere aggiornato entro il 16 del mese successivo all'assunzione. Dunque, se l'ispettore trova lavoratori non regolari, non potrà far altro che intimare l'esibizione del Libro in un termine di 15 giorni: e immaginiamo cosa potrà succedere in quei 15 giorni. C'è tutto il tempo per registrare a posteriori lavoratori in nero. «Gli ispettori, a questo punto, chiedono di essere riforniti almeno di computer palmari - spiega l'esponente Cgil - in modo da poter verificare, quando ancora l'ispezione è in corso, che è stata data comunicazione delle assunzioni». Altre complicazioni per l'ispettore, come se non avesse le mani già abbastanza legate: il Libro Unico non dovrà essere tenuto in ciascuna filiale di un'impresa con più unità produttive, ma soltanto nella sede legale, e la documentazione dovrà essere esibita negli altri punti solo se si tratti di «sedi stabili di lavoro, dove sia presente anche un ufficio amministrativo». Mettiamo il caso di una catena di supermercati che abbia sede legale a Milano: in molti altri punti vendita non è detto che abbia impiegati amministrativi, ma ha comunque dei dipendenti che vi lavorano in pianta stabile (anche se sono precari, o magari in nero), perché il supermercato sta sempre in un posto, ha orari precisi e fa ogni giorno incassi su cui paga le tasse. Ma se non ha impiegati amministrativi, questo non basterà a qualificarlo come «sede stabile» al momento dell'ispezione, e il direttore locale potrà dire all'ispettore di rivolgersi a Milano, per ottenere (chissà quando) i dati sui dipendenti. Ancora: l'ispettore può chiedere l'esibizione dell'andamento del Libro Unico fino a 5 anni prima della data dell'ispezione, ma per imprese con più di 10 dipendenti e sedi stabili di lavoro, l'imprenditore può presentare un Libro «anche suddiviso per singole sedi». In poche parole, anche se il punto vendita sotto ispezione ha 18 dipendenti, se ne potranno «scaricare» 4 su un altro punto vendita, e dimostrare che ne ha solo 14: tanto l'ispettore non potrà avere accesso all'occupazione complessiva dell'impresa. Così, addio anche all'articolo 18. Inoltre, anche se non è collegata alla riforma del Libro Unico, vale la pena ricordare un'altra recente legge «chicca» del governo che riguarda le ispezioni: se l'ispettore trova manodopera irregolare ma l'imprenditore «non mostra la volontà di occultarla», non sarà possibile comminare una sanzione.



il manifesto, 24/08/2008

mercoledì 20 agosto 2008

Contro la repressione ai comunisti

Sedicenne tolto alla madre
perché milita in Rifondazione

di GIOVANNA CASADIO


Gli dicono che somiglia a Scamarcio, l'attore. A sedici anni, fa piacere. Ma ha promesso che oggi si taglia i capelli arruffati e magari non lo bollano più come comunista. Circolo Tienanmen, tessera dei Giovani comunisti, trovata da l padre, fotocopiata dai servizi sociali, allegata all'ordinanza del Tribunale di Catania,

prima sezione civile, per dimostrare nella causa di affido che la madre non sa badare all'educazione del ragazzo il quale ha "la tessera d'iscrizione a un gruppo di estremisti".

Quindi, M. P. - che preferisce non essere citato con il suo nome, visto che lui, ragazzo esuberante, lo conoscono un po' tutti a Catania - è stato di fatto accusato di essere comunista rifondarolo, uno che frequenta "luoghi di ritrovo giovanili dove è diffuso l'uso di sostanze alcoliche e psicotrope", dove cioè c'è il sospetto che si be vano birre e si fumino spinelli. Nel giudizio degli assistenti sociali, le cose stanno pure peggio perché i comunisti sono "estremisti, il segretario del circolo è un maggiorenne che pare abbia provveduto a convincere all'iscrizione e all'attivismo altri ragazzi", tra cui l'amico del cuore del sedicenne, anche lui una testa matta che lo trascina nella vita "senza regole". Non è l'unica ragione, ovvio, per far pendere la bilancia della contesa sull'affido dalla parte paterna, ma la militanza comunista è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. M. P. è stato tolto alla madre e ora assegnato al padre, insieme al fratello più piccolo.

Segue...





Tolto alla madre perché comunista "Papà vuol fare guerra a mamma"
CATANIA - "Mio padre ha preso spunto dalla mia tessera di giovane comunista per sostenere che mia madre non è in grado di badare a me, perché i comunisti sono persone che portano i figli su una brutta strada". Rompe il silenzio e difende la madre, il sedicenne che i giudici di Catania hanno affidato al padre con un provvedimento che nelle motivazioni cita l'iscrizione del minore al circolo Tienanmen dei Giovani comunisti. Sulla vicenda fanno sentire la loro voce anche l'ex presidente della Camera Fausto Bertinotti e il leader del Pdci Oliviero Diliberto. Il segretario di Rifondazione, Paolo Ferrero chiede l'intervento del capo dello Stato. Ma il giudice che ha firmato l'ordinanza smentisce tutto: "Nessun riferimento diretto o indiretto alla militanza politica del ragazzo".

Il ragazzo, che stamattina ha tagliato i lunghi capelli, ha rivelato alcuni particolari della sua storia. "Dovrei stare con mio padre, ma dopo un'aggressione che ho subito, ho deciso di andare da mia madre", afferma, e del genitore dice: "Lui non fa altro che associare i comunisti, detto in tono dispregiativo, sempre con droga, spinelli, alcol, insomma una vita sbandata, sregolata, da non seguire, mentre invece io mi trovo bene con il mio gruppo. Le nostre idee da quando io sono cresciuto sono cambiate: io frequento un liceo che ha idee di sinistra invece lui detesta i comunisti".

Segue...





CATANIA: GRASSI (PRC) SU CASO RAGAZZO PRC, OCCORRE SEGNALE FORTE
TRIBUNALE RITIRI ORDINANZA O ISCRITTI A PARTITI COMUNISTI SI CONSIDERINO FUORILEGGE Roma, 20 ago.

(Adnkronos) - «Quello che è accaduto a Catania è un fatto di una gravità inaudita. Sulla base di una relazione dei servizi sociali (cioè di una struttura pubblica), il Tribunale di Catania ha motivato la sottrazione dell'affido di un ragazzo sedicenne alla madre con l'argomentazione, tra le altre, che egli è iscritto ai Giovani Comunisti del Prc. Delle due l'una: o l'ordinanza viene immediatamente ritirata oppure si accetta il principio per il quale aderire ad un partito comunista costituisce fattispecie di reato». Lo sottolinea Claudio Grassi, esponente del Prc e e coordinatore nazionale area «Essere comunisti». «Facciamo appello -aggiunge- alla sensibilità democratica del Paese e alle istituzioni: serve un segnale forte, immediato, una denuncia politica e una grande mobilitazione sociale. Altrimenti ne dovremmo dedurre che in Italia non c'è più democrazia e che tutti noi, facenti parte di 'gruppi di estremistì, come ci definisce il Tribunale di Catania saremo a breve nelle condizioni di essere posti fuori legge e, perchè no?, condannati da un nuovo Tribunale specialeì».
(Rre/Col/Adnkronos) 20-AGO-08 16:37

domenica 17 agosto 2008

Mobilitazione nell'università degli studi di Cagliari

Documento del coordinamento dei collettivi universitari cagliaritani:

"

Martedì 5 agosto la Camera ha approvato la conversione in legge del dl 112. Questo decreto prevede massicci e indiscriminati tagli alla spesa pubblica; nello specifico, per quanto concerne l'Università contempla: un taglio del fondo di finanziamento ordinario degli atenei da 65,3 milioni di euro nel 2009 ai 455 milioni di euro nel 2013; stabilisce il blocco del turn over portandolo al 20% fino al 2011, ovvero ogni cinque docenti che andranno in pensione ne verrà assunto solo uno; inoltre viene fortemente incentivata la trasformazione degli atenei pubblici in fondazioni private.

Questi provvedimenti si pongono come un attacco senza precedenti all'università pubblica, tesa a strangolarla economicamente e a giungere nel medio termine ad un sistema di fondazioni universitarie private di élite, contrapposto agli ultimi brandelli di un sistema universitario pubblico destinato alla creazione di bassa manovalanza intellettuale. Questo progetto rientra nel disegno politico qualificante dell'azione del governo: il totale smantellamento dello stato sociale, un arretramento di duecento anni nella storia, in altre parole un ritorno allo Stato compassionevole.

D'altronde anche i governi di centro sinistra, pur senza intenti così reazionari, hanno mostrato di pensare la scuola pubblica solo come un peso economico da alleggerire in funzione degli equilibri del bilancio statale. Ma un'università di qualità aperta a tutti è necessaria alla libera crescita culturale, in una società che voglia definirsi democratica.

Per questo il coordinamento dei collettivi cagliaritani si oppone al progetto criminale che intende compiere l'attuale governo.

Appoggiamo pertanto il movimento di contestazione che, da inizio luglio, ha indetto riunioni e diffuso documenti di protesta a tutti i livelli del sistema universitario. Appoggiamo le modalità di contestazione auspicate, ovvero: mantenimento dei carichi didattici previsti dallo stato giuridico attuale, ossia da 120 a 60 ore per i professori, e da 60 a 0 per i ricercatori; sospensione dell'avvio del prossimo anno accademico; non approvazione dei bilanci preventivi degli atenei.

Ci auguriamo che, di fronte alla gravità della situazione, questi auspici non rimangano lettera morta e che questa lotta assuma un atteggiamento molto più propositivo e non solo quasi esclusivamente difensivo come sembra finora, anche di fronte ai gravi problemi che sussistono all'interno del sistema universitario indipendentemente dal dl 112.

Noi, collettivi studenteschi dell'Università di Cagliari, assumeremo le iniziative che riterremo più opportune, puntando al massimo coinvolgimento dei nostri colleghi, consapevoli dell'importanza di una lotta la più ampia e partecipata possibile con tutte le componenti dell'ateneo.

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Per maggiori informazioni:

Documento assemblea 17 luglio

Nelle Università è proclamato lo stato di agitazione

DISEGNO DI LEGGE n. 112

mercoledì 13 agosto 2008

Cari Compagni

Sono lieto dopo aver preso la decisione di sopprimere il blog www.gcsardi.tk di donare il dominio da me registrato a questo nuovo blog dell'organizzazione giovanile gestita dall'Esecutivo Regionale il cui indirizzo rimarrà dunque tale ma di cui non mi occuperò più personalmente della gestione. In tal modo il nuovo blog potrà usufruire già di un bacino di lettori del precedente sito. Vi auguro buon lavoro.

Saluti comunisti!

A.L.

lunedì 11 agosto 2008

Il vecchio Blog è morto...

Per alcuni era solo un blog, per altri ormai un punto di riferimento, quasi un'istituzione...
Si è conclusa ieri l'esperienza durata ormai troppo tempo per dire che non ha lasciato il segno, che non è stata importante, che non ha svolto il suo ruolo. Troppo trash direbbe qualcuno, certi ormai non ce la facevano più a leggere certe volgarità, altri leggevano gli articoli che si susseguivano su diversissimi temi tutti importanti, dalle iniziative locali a discussioni interne ed esterne al partito; era riconosciuto e i compagni sapevano che era letto da tutti nel partito. Insomma l'idea nata da un giovane Compagno sardo è durata tanto tempo ma ha avuto anche forti limiti purtroppo.
Ormai internet si è evoluto e i blog sono una realtà quotidiana e scontata, ancora ricordo quella riunione al circolo di Quartu in cui il Compagno Liscia interveniva sulla neccessità dell'utilizzo degli strumenti informatici, dei blog, come giovani comunisti (una delle tante direbbero i compagni). Ora quel patrimonio non deve andare perso, la goliardia e il gioco sono andati oltre gli scopi preposti per far da padroni ed'è bene che questo strumento venga usato in modo utile senza esagerare.
Questo strumento dev'esser usato in modo collegiale da parte dei Giovani Comunisti Sardi, in modo che vi sia da parte di molti la possibilità di dare un contributo e di tenerlo aggiornato costantemente.

Questo blog non sarà di questo o quel compagno, sarà dei Giovani Comunisti della Sardegna e auguriamo a tutti un buon lavoro, anzi, per ora buone vacanze!!