giovedì 28 agosto 2008

Il Pd persevera con la linea anti-Prc. E Sd vorrebbe una sinistra senza comunisti...


Milano, il Pd chiude la porta a Rifondazione

Dopo la lite a Bologna scoppia il «caso Penati». Per i democratici «è impensabile allearsi col partito di Ferrero». Ma i rifondaroli vogliono rimanere in giunta e insistono su un'improbabile «unità» Il segretario provinciale Casati: «No a alleanze eterogenee». Sd si accoda: «Basta comunisti, ci vuole una sinistra nuova»
Alessandro Braga
MILANO


«Quella è la porta». Non ha detto proprio così, ma poco ci è mancato. E con una nemmeno tanto gentile perifrasi il segretario provinciale milanese del Partito democratico Ezio Casati ha chiuso definitivamente i giochi su una, ormai da tempo impossibile, alleanza tra il Pd e Rifondazione comunista in previsione delle prossime elezioni provinciali meneghine previste per la primavera del 2009. «Con la vittoria congressuale di Paolo Ferrero ha vinto la parte del non governo. Non sono disposto a pensare a un programma di 258 pagine in cui ci sia dentro tutto e il contrario di tutto», ha detto Casati. Insomma, una riedizione di una coalizione «così come è stata fatta nel 2004 sarà molto difficile». Avrebbe tranquillamente potuto dire impossibile, ma meglio non esagerare, anche perché nell'ultima tornata amministrativa provinciale milanese, quella che ha portato Filippo Penati a palazzo Isimbardi, il Prc, in un boom elettorale impensabile in questo momento, aveva portato in dote alla coalizione di centrosinistra un bottino di circa due milioni di voti, risultati fondamentali per sconfiggere la destra. Ma le dichiarazioni di Casati suonano in ogni caso come una porta sbattuta in faccia senza troppi complimenti al Prc. Se si dovesse rendere la situazione in una striscia a fumetti si vedrebbe insomma un enorme «Slam!» a tutta pagina. E, ciliegina su una torta ormai rancida, ci si è messa pure la coordinatrice provinciale di Sinistra democratica Chiara Cremonesi: «Serve una sinistra nuova, che si ponga l'obiettivo del governo. Il Prc con l'ultimo congresso ha fatto una scelta identitaria e antagonista, noi non ci stiamo». In chiave fumettistica, un'altro, fragoroso, «Slam!».Segnali che facevano presagire il finale ce n'erano già stati in passato, e parecchi. Da mesi il presidente-sceriffo milanese Filippo Penati sta facendo a gara con la Lega al giochino «chi è più di destra». E non fosse per il fatto che il copyright sulle uscite razziste nel panorama italiano spetta ormai da un paio di decenni ai Lumbard, con campioni a livello continentale, come l'europarlamentare Mario Borghezio (quello che disinfettava i treni dove salivano le prostitute di colore), o l'ormai tanto declamato «uomo del dialogo bipartisan» Roberto Calderoli e le sue passeggiate con suino a seguito nelle aree dove si dovevano costruire delle moschee, l'uomo di palazzo Isimbardi avrebbe anche potuto vincere la sfida. Le sue ultime uscite, dall'attuazione del codice della strada per impedire ai musulmani di viale Jenner di pregare sui marciapiedi il venerdì all'enfasi securitaria con cui ha accolto i provvedimenti del governo Berlusconi sui militari nelle strade, alle dichiarazioni anti-rom fatte nell'ultimo periodo, erano tutti tasselli di un progetto finalizzato a mettere la sinistra in un angolo, costringendola al bivio «rompere con il Partito democratico» o «apparire come lo scendiletto di Penati di fronte alla deriva destrorsa del presidente».Gli unici che sembra non se ne siano ancora accorti sono proprio i rifondaroli milanesi. Che ancora ieri, per bocca del segretario provinciale Antonello Patta, hanno chiesto la verifica del programma, così come deciso da una riunione dei segretari provinciali il 30 luglio scorso, ponendo l'ennesimo «penultimatum». «Gli accordi si verificano sui programmi - ha detto Patta - ai primi di settembre abbiamo in agenda un incontro in Provincia in cui metteremo sul tavolo i nostri paletti per continuare a far parte della maggioranza che governa palazzo Isimbardi: che l'acqua resti pubblica, un secco No alla svendita dei terreni del parco sud alle brame edilizie del sindaco Moratti e, soprattutto, chiare politiche sociali a favore dei rom e dei migranti». Perché, «di fronte a dichiarazioni sbagliate di un presidente, che a livello amministrativo non hanno però conseguenze pratiche, l'unico modo per contare e essere fondamentali è restare uniti». Ai primi di settembre si vedrà chi chiuderà la porta in faccia a chi. A livello nazionale una cosa simile si è già vista: il risultato ottenuto è al governo.



il manifesto, 27/08/2008

8 commenti:

Anonimo ha detto...

http://www.youtube.com/watch?v=SLmYHDx5cBY&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=JDZIq5HcI-M&feature=related

gli interventi di nichi vendola alla festa di Sd

Anonimo ha detto...

molto esaustivo il secondo video dal 2° minuto e mezzo in poi. rifondazione sembra il partito da combattere, da come lo dipinge. una accozzaglia di pezzi da museo senza futuro, che per vincere al congresso ha avuto bisogno di resuscitare il PCI e democrazia proletaria. meno male che ci racconta le sue avventure da ragazzino. che bucoliche. scriviamole nel programma del partito. chissà che la gente così non ci voti, con le lacrime agli occhi dei suoi raccontini.

Anonimo ha detto...

a dir poco vomitevole

Anonimo ha detto...

ma dite che è trash vendola?
si è camellato pure il cervello.

Anonimo ha detto...

come volevasi dimostrare...
era meglio e sicuramente più onesto se alla fine del congresso questa gente si toglieva dalle balle.
meglio un'onesta scissione che questa merda quotidiana.

Anonimo ha detto...

Cofferati bissa ma senza il Prc


Alla fine si ricandida. L'attuale sindaco di Bologna Sergio Cofferati non molla la poltrona: «Ho deciso - dichiara - di rendermi disponibile per un'eventuale ricandidatura e riconfermo la disponibilità». Ma consapevole che dentro il Pd bolognese ci sono altri esponenti, pronti a concorrere per la candidatura a primo cittadino, lancia l'idea delle primarie, uno strumento, dice, che «va sempre usato». «È stato un errore - continua l'attuale sindaco - non averle indette per le politiche, non dobbiamo ripetere lo sbaglio alle europee». Anche sulle future alleanze del piddì felsineo, e nazionale, Cofferati non ha dubbi: «È impossibile scrivere oggi un programma comune con Rifondazione».

Anonimo ha detto...

Roma, tre militanti di sinistra
aggrediti da estremisti di destra

"Ferma condanna" espressa dal sindaco della capitale Gianni Alemanno
In mancanza di denuncia, i carabinieri hanno deciso di procedere d'ufficio

ROMA - Tre giovani, militanti di sinistra, sono stati aggrediti e picchiati da dieci giovani estremisti di destra, ieri notte a Roma, al ritorno dal concerto al parco Schuster in ricordo di Renato Biagetti, il giovane ucciso a coltellate due anni fa a Focene da due estremisti di destra. Aggrediti al grido di "Zecche, andatevene, abbiamo i coltelli", i tre giovani sono stati poi colpiti con armi da taglio e catene: uno di loro è ricoverato al Cto con ferite profonde alla coscia.

Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha espresso "ferma condanna" per l'accaduto: "Esprimo ferma condanna per questo grave episodio di violenza che, secondo le testimonianze delle vittime, sembra essere di natura politica. Mi auguro che gli inquirenti siano in grado di assicurare subito alla giustizia i responsabili di questo gesto criminale, verificando con assoluta certezza se dietro di esso esista una forma organizzata di estremismo di destra. Alle vittime dell'aggressione va la mia piena solidarietà e invito tutte le forze politiche cittadine a vigilare affinché non si inneschi una nuova spirale di violenza politica in città".

Il coordinatore del Pd romano, Riccardo Milana, ha espresso preoccupazione per "il clima di intolleranza che da qualche mese si percepisce a Roma, un'intolleranza che il Pd condanna con assoluta fermezza". "Si tratta dell'ennesimo episodio di matrice neofascista - ha aggiunto Milana - un susseguirsi di violenze che testimoniano come questi delinquenti si sentano a casa loro, ospiti graditi di una città dove le bande di estrema destra si sentono difese e legittimate a compiere azioni di questa gravità".

I carabinieri della compagnia Eur stanno procedendo d'ufficio sull'aggressione, dal momento che i tre giovani militanti di sinistra non hanno ancora presentato denuncia. Gli uomini dell'Arma stanno cercando di ricostruire la dinamica di quanto avvenuto e di individuare i responsabili dell'aggressione, che potrebbero non essere del quartiere.

Questa sera, dalle 21, partirà dal parco Schuster un corteo "di comunicazione alla città" che percorrerà le vie del quartiere, per protestare contro l'aggressione.

(30 agosto 2008)

Anonimo ha detto...

Oggi repubblica da ampio risalto alla notizia dei rapporti tra PRC e FARC. Leggete l'articolo al link sotto. Mi ritorna in mente il 1999 quando dopo l'omicidio di Dantona venimmo accusati di essere un partito contiguo alla BR, estremista e pericoloso. Oggi, senza un minimo di obiettività, l'"organo" del PD da questa notizia come uno "scoop"; lo stesso mantovani nel suo blog, all'indomani della morte di Rejes, parlava dei rapporti che lui aveva con le FARC. Dare notizie così, senza spiegarle ne contestualizzarle serve solo a creare un clima intimidatorio contro di noi.

E ora il link:

http://www.repubblica.it/2008/04/sezioni/esteri/betancourt-farc/betancourt-rifondazione/betancourt-rifondazione.html