Possibili ora innumerevoli trucchi per nascondere la manodopera impiegata
di Antonio Sciotto
Da lunedì scorso, con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, è in vigore il Libro unico del lavoro: il registro unificato che andrà a sostituire i libri matricola, d'impresa, paga e presenze. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha spiegato la misura con la volontà di «semplificare», e dunque permettere anche alle imprese di risparmiare: il beneficio sui costi su scala nazionale, sono le cifre ipotizzate dal ministero, potrebbe essere di ben 4 miliardi di euro. Il problema è che il Libro Unico, per come è stato disegnato e soprattutto messo in rapporto con le possibili ispezioni, creerà più di un problema ai lavoratori, rischiando di moltiplicare gli abusi nei loro confronti e di ampliare l'area del sommerso, lasciando impuniti gli imprenditori che tengono occupati in nero. Cerchiamo di mettere in evidenza le parti più critiche della riforma, con il supporto di Claudio Treves, responsabile del Dipartimento Politiche attive del lavoro Cgil nazionale.«Siccome la comunicazione dell'assunzione d'ora in poi si potrà fare on line, allora la conclusione del ministero deve essere stata: eliminiamo la carta in azienda. Solo che in questo modo quando l'ispettore arriva rischia di non trovare nulla di concreto su cui basarsi». Il primo punto in cui la filiera di controllo rischia di indebolirsi risiede proprio nel formato che avrà il Libro Unico. In base alla legge può essere fatto in tre modi:
1) Su fogli mobili vidimati dall'Inail: dunque stampato e certificato, come sono già oggi i diversi registri;
2) su stampa laser, anch'essa previamente certificata dall'Inail;
3) su file informatici, che però non saranno certificati dall'Inail, ma la cui esistenza dovrà essere comunicata alla Direzione provinciale del lavoro (Dpl).
Ma Inail e Dpl non saranno obbligate a mettere in comune le loro informazioni, così si perderà la possibilità di avere un luogo unico - attualmente è l'Inail - dove si ha uno sguardo d'insieme ed esaustivo di tutte le sedi di lavoro. Inoltre, in passato i fogli vidimati dall'Inail avevano una precisa sequenza cronologica: adesso verranno stabiliti dei modelli precisi per i Libri in Pdf, o si lascerà «libertà» ai datori di lavoro, rischiando un'inevitabile mancanza di trasparenza?Un altro problema, ancora più grave in caso di ispezione, è la sede presso cui potrà essere tenuto il Libro Unico.
Sono possibili tre luoghi:
1) presso la sede legale dell'impresa;
2) presso il proprio consulente che tiene la contabilità;
3) presso il Centro servizi della propria associazione d'impresa.
Se fino a oggi il Libro stava sempre in sede, ed era obbligatorio segnarvi la presenza del lavoratore immediatamente dopo la comunicazione dell'assunzione al Centro per l'impiego, adesso non solo sparisce il Libro dal luogo di lavoro, ma esso potrà essere aggiornato entro il 16 del mese successivo all'assunzione. Dunque, se l'ispettore trova lavoratori non regolari, non potrà far altro che intimare l'esibizione del Libro in un termine di 15 giorni: e immaginiamo cosa potrà succedere in quei 15 giorni. C'è tutto il tempo per registrare a posteriori lavoratori in nero. «Gli ispettori, a questo punto, chiedono di essere riforniti almeno di computer palmari - spiega l'esponente Cgil - in modo da poter verificare, quando ancora l'ispezione è in corso, che è stata data comunicazione delle assunzioni». Altre complicazioni per l'ispettore, come se non avesse le mani già abbastanza legate: il Libro Unico non dovrà essere tenuto in ciascuna filiale di un'impresa con più unità produttive, ma soltanto nella sede legale, e la documentazione dovrà essere esibita negli altri punti solo se si tratti di «sedi stabili di lavoro, dove sia presente anche un ufficio amministrativo». Mettiamo il caso di una catena di supermercati che abbia sede legale a Milano: in molti altri punti vendita non è detto che abbia impiegati amministrativi, ma ha comunque dei dipendenti che vi lavorano in pianta stabile (anche se sono precari, o magari in nero), perché il supermercato sta sempre in un posto, ha orari precisi e fa ogni giorno incassi su cui paga le tasse. Ma se non ha impiegati amministrativi, questo non basterà a qualificarlo come «sede stabile» al momento dell'ispezione, e il direttore locale potrà dire all'ispettore di rivolgersi a Milano, per ottenere (chissà quando) i dati sui dipendenti. Ancora: l'ispettore può chiedere l'esibizione dell'andamento del Libro Unico fino a 5 anni prima della data dell'ispezione, ma per imprese con più di 10 dipendenti e sedi stabili di lavoro, l'imprenditore può presentare un Libro «anche suddiviso per singole sedi». In poche parole, anche se il punto vendita sotto ispezione ha 18 dipendenti, se ne potranno «scaricare» 4 su un altro punto vendita, e dimostrare che ne ha solo 14: tanto l'ispettore non potrà avere accesso all'occupazione complessiva dell'impresa. Così, addio anche all'articolo 18. Inoltre, anche se non è collegata alla riforma del Libro Unico, vale la pena ricordare un'altra recente legge «chicca» del governo che riguarda le ispezioni: se l'ispettore trova manodopera irregolare ma l'imprenditore «non mostra la volontà di occultarla», non sarà possibile comminare una sanzione.
il manifesto, 24/08/2008
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