
(AGI) - Cagliari, 20 ott. - Sale il livello della protesta dell'universita' di Cagliari dove gli studenti sono mobilitati contro la Legge 133 e i paventati tagli agli atenei. Oggi, in tarda mattinata, intorno alle 14, circa 200 studenti hanno protestato spontaneamente sfilando fino alla sede del Rettorato, in via Universita'. Gli universitari sono stati ricevuti dal rettore Pasquale Mistretta, il quale e' stato sollecitato a prendere posizione ufficialmente sulla protesta.
Dopo la replica del rettore, che secondo gli studenti, ha in sostanza rigettato la proposta appellandosi al suo ruolo istituzionale, la manifestazione spontanea si e' sciolta.
Prosegue intanto l'assemblea permanente nella sede di Magistero, dove gli universitari stanno discutendo anche sulla possibilita' di occupare oggi la facolta'. Per mercoledi' mattina, alle 9.30, nell'aula Magna del Corpo Aggiunto, e' prevista, inoltre, un'assemblea della facolta' di Lettere e Filosofia cui sono invitati, oltre gli studenti, anche ricercatori e docenti per dsicutere sulle modalita' di prosecuzione dello stato di agitazione con l'ipotesi ventilata di un blocco della didattica.
6 commenti:
Non c’è più tempo! E’ tempo di occupare!
Ottobre 19, 2008
Il Comitato “Taglia la Gelmini” ha deciso che nei giorni 21 – 22 - 23 ottobre occuperemo tutte le scuole d’Italia. Non si può più aspettare. Bisogna suonare la sveglia! Abbiamo deciso di farlo in questo periodo proprio perché queste date rappresentano i giorni in cui si terrà in Senato la discussione del Decreto Gelmini.
Continuano le mobilitazioni degli studenti, ci arriva notizia di striscioni “Taglia la Gelmini” esposti spontaneamente un po’ ovunque.
Dobbiamo continuare ora a maggior ragione che il Decreto Gelmini sta per essere approvato. La lotta per la difesa della scuola pubblica non si può fermare.
La storia ci insegna che solo con costanza e combattività si riesce alla fine a difendere o conquistarsi i propri diritti. Magari anche quando le condizioni sembrano impossibili.
Voi cosa state facendo nella vostra scuola? Che succede dalle vostre parti?
Raccontatelo nei commenti!
La Difesa esalta i 90 anni del 4 Novembre nelle piazze d'Italia, ma tra i militari cresce il malumore
Spesa di 6 milioni, il ministro ha chiesto alle aziende fornitrici un "obolo" per le celebrazioni
Generali nelle scuole, concerti e carrarmati
la Grande Guerra diventa un maxi spot
di VINCENZO NIGRO
La Russa passa in rassegna davanti ai militari
COMANDO Supremo. Bollettino della Vittoria (...) i resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza. Firmato: Diaz". Nelle piazze dei paesi d'Italia, sui monumenti ai caduti, nei cimiteri, corrosa dal tempo e dalla ruggine, oppure costantemente rinnovata dall'olio di gomito di un volenteroso, c'è sempre una lapide con queste parole.
E' il "bollettino della Vittoria" con cui 90 anni fa, il 4 novembre del 1918, il generale Armando Diaz annunciava all'Italia la resa dell'Austria e la vittoria del Regio Esercito nella prima guerra mondiale. Quelle lapidi, quella vittoria, quella guerra stanno per essere riscoperte e forse strumentalizzate nella più imponente manifestazione di propaganda militare che l'Italia repubblicana abbia mai messo in piedi.
Il ministro della Difesa Ignazio la Russa ha definito con un gruppo di studio una serie di iniziative per "celebrare la Vittoria nella Grande Guerra e risvegliare negli italiani i sentimenti di orgoglio e di unità nazionale". Si inizia da oggi, con lezioni di storia in 200 licei: Mariastella Gelmini ha accettato che ufficiali delle tre forze armate e dei carabinieri vadano nelle scuole a spiegare il significato della Grande Guerra, ma non solo. "Per volontà del ministro La Russa", dice il generale Giancarlo Rossi, portavoce del ministro, "verrà ricordato che il 4 novembre da 90 anni è anche il giorno dell'Unità nazionale e delle forze armate, oltre che quello della Vittoria nella Grande Guerra".
Per questo La Russa ha pensato di fare le cose in grande: la festa sarà di fatto trasferita dal 4 novembre (un martedì) al week-end dell'8-9. In ventuno piazze italiane ci saranno innanzitutto la cerimonia dell'alzabandiera e poi dell'ammainabandiera. Ancora: sfilate, parate, mostre statiche di carri armati ed elicotteri, concerti di bande e fanfare, simulazioni di assalti militari, lancio di paracadutisti. Tra le 21 piazze ci sarà anche quella di Bolzano, dove ogni anno il 4 novembre provoca tensione con i tirolesi austriaci. Ma il clou sarà a Roma: La Russa ha chiesto ai militari di dare il meglio di sé al Circo Massimo, con parate ed esibizioni varie, e poi a Piazza del Popolo, dove ci sarà un "concerto tricolore" di Andrea Bocelli.
Non tutti i militari sono convinti che quello scelto da La Russa sia il modo giusto per celebrare la Vittoria. Innanzitutto per un problema di fondi: negli stati maggiori fanno notare che verranno spesi 6 milioni di euro, di cui più di 1 milione per l'evento-Bocelli. Il tutto nel momento in cui si rinuncia alle missioni all'estero e all'addestramento del personale. Sui fondi La Russa, oltre a utilizzare parte del bilancio della Difesa, ha fatto qualcosa che ha creato imbarazzo anche nel settore dell'industria: usando l'Associazione delle industrie della Difesa, il ministro ha chiesto ai fornitori del ministero di versare soldi per organizzare il week end tricolore. Da Finmeccanica in giù a tutti sono stati chiesti 30mila euro, un "obolo per la Grande Guerra".
In una riunione all'Esercito è stato avvistato un altro problema: la "santificazione" dei 90 anni della Vittoria rischia di far apparire ancora una volta le forze armate strumento di parte, di metterle al servizio di un disegno di propaganda politica che non è nazionale, ma spesso di partito o magari del ministro in persona.
Le prime insofferenze - in estate - ci sono state per l'uso di soldati per compiti al di fuori della loro missione naturale, come le operazioni anti-criminalità o anti-immondizia. E ora c'è il maxi-spot sul 4 Novembre. "Con l'aggravante che mandare ufficiali nelle scuole d'Italia a parlare di qualcosa su cui non sono professionalmente preparati e titolati rischia di delegittimarci, di renderci strumento di un'operazione che potrebbe ritorcersi contro la Forze armate", dice un altissimo ufficiale.
Il rapporto di La Russa con la Difesa ormai da settimane è diventato delicato: le continue gaffe pubbliche, la scarsa presenza al ministero per inseguire il compito di reggente di An, il metodo di lavoro che ha adottato (affidarsi a intuito e improvvisazione politica, non allo studio dei dossier), hanno scavato un solco tra lui e la dirigenza militare.
"So bene di questo disagio, e sono sicuro che il governo saprà affrontarlo", dice il generale Enrico Del Vecchio, ex capo del Comando operativo interforze, oggi senatore del Pd: "Ma una cosa è chiara: celebrare in maniera strumentale la giornata in cui le Forze armate si aprono alla popolazione sarebbe un grave errore. Ben venga il riconoscimento per l'Unità d'Italia, ma nessuno può appropriarsi politicamente delle forze armate".
(20 ottobre 2008)
Mozione del Senato Accademico del 20/10/2008
Il Senato Accademico dell’Università di Palermo, rinnovando il proprio impegno per una profonda innovazione del sistema universitario italiano, ha in più occasioni espresso forti preoccupazioni sui numerosi provvedimenti legislativi che negli anni si sono succeduti, volti a ridurre drasticamente e indiscriminatamente le disponibilità degli Atenei statali sia in termini finanziari che di risorse umane.
Il Senato Accademico ha quindi condiviso le argomentazioni dell’Assemblea della CRUI, che ha prefigurato a breve un collasso dell’intero sistema universitario, con gravissimo pregiudizio delle capacità innovative e della crescita scientifica e culturale del Paese.
Il Senato Accademico ribadisce la sua contrarietà nei confronti di ogni ipotesi di trasformazione dell’Università di Palermo in una Fondazione e, per quanto riguarda le previsioni della L. 133, conferma l’allarme già oggetto di numerosi interventi della CRUI, del CUN, del CNSU, nonché degli stessi organi di Governo dell’Ateneo.
Il Senato Accademico ritiene necessario, per ristabilire una base di discussione serena e costruttiva, la revoca della citata L. 133 e la reale attivazione del tavolo interistituzionale annunciato dal Ministro Gelmini, dal quale fare partire una consultazione ampia e partecipata volta alla individuazione di percorsi che indirizzino, con un adeguato processo di valutazione, verso comportamenti virtuosi tanto dei singoli che degli Atenei.
Il Senato Accademico prende atto dei documenti approvati dal Consiglio di Amministrazione, dai Consigli di Facoltà di Ingegneria, Scienze della Formazione, Scienze MM.FF.NN. e dall’Assemblea di Ateneo, e ne condivide le espressioni di grave preoccupazione.
Autorizza il Rettore a disporre l’oscuramento del sito dell’Università di Palermo per l’intera giornata del 21 ottobre, con la sola pubblicazione della presente mozione.
(AGI) - Cagliari, 22 ott. - "La riduzione progressiva delle risorse potrebbe costringere alcune universita' ad accorparsi ad altre o a chiudere". E' questo uno dei rischi della legge 133 secondo il rettore dell'universita' di Cagliari, Pasquale Mistretta, che questa mattina e' intervenuto nell'assemblea organizzata da docenti, ricercatori e studenti della facolta' di Lettere e Filosofia per discutere su come proseguire la protesta contro i previsti tagli di fondi agli atenei italiani.
Per Mistretta, ci sono "preoccupazioni fondate su future ingerenze sull'universita' da parte di enti pubblici politicizzati". Sempre sulla possibilita' che il privato possa finanziare gli atenei, Mistretta ha detto che "in Sardegna e' un discorso che non avrebbe senso perche' non ci sono molte grosse aziende in grado di investire risorse". Nello specifico dell'ateneo cagliaritano, pero', "non ci sono situazioni catastrofiche nel presente", ha precisato il rettore, "ma problemi organizzativi del personale", se si considera che "il numero dei docenti nel 2008 ammonta a 1218 unita', piu' o meno come nel 2005". Sul futuro invece si addensa qualche nube in piu', visto che "di 68 persone che vanno in pensione quest'anno - ricorda il rettore - ne potremo assumere solo altre 12".
Mistretta, che non ha accolto la richiesta di una parte degli studenti di bloccare la didattica in tutte le facolta', si e' detto disposto a invitare i presidi a gestire in autonomia una giornata di sostituzione delle lezioni con attivita' di approfondimento sulla legge 133. L'assemblea della facolta' di Lettere e Filosofia si e' sciolta questa mattina, con l'obietivo immediato di verificare l'operativita' della proposta di bloccare per protesta la didattica tradizionale e sostituirla con attivita' alternative di formazione, con lezioni in piazza, laboratori, seminari su temi di stringente attualita'. L'idea e' stata avanzata dal preside della facolta', Roberto Coroneo, a nome della maggioranza del corpo docente, con lo scopo di costruire un dialogo tra il mondo dell'universita' e gli altri cittadini, in vista della giornata di protesta della scuola prevista per il 30 ottobre. (AGI)
BISOGNA FERMALI, ANCHE IL TERRORISMO PARTI' DAGLI ATENEI"
Da "GIORNO/RESTO/NAZIONE" di giovedì 23 ottobre 2008
INTERVISTA A COSSIGA «Bisogna fermarli, anche il terrorismo partì dagli atenei»
PRESIDENTE Cossiga, pensa che minacciando l`uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato? «Dipende, se ritiene d`essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo.
Ma poiché l`Italia è uno Stato debole, e all`opposizione non c`è il granitico Pci ma l`evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figurac- cia».
Quali fatti dovrebbero seguire? «Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno».
Ossia? «In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...».
Gli universitari, invece? «Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».
Dopo di che? «Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».
Nel senso che...
«Nel senso che le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».
Anche i docenti? «Soprattutto i docenti».
Presidente, il suo è un paradosso, no? «Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che in- dottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».
E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.
«Balle, questa è la ricetta democratica:
spegnere la fiamma prima che divampi l`incendio».
Quale incendio? «Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università.
E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».
E` dunque possibile che la storia si ripeta? «Non è possibile, è probabile.
Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».
Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.
«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama...».
Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente...
«Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all`inizio del- la contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com`era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro.
La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla... Ma oggi c`è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente».
CONFRONTO «Ieri un Pci granitico oggi Pd ectoplasma Perciò Berlusconi dev`essere prudente»
Piero Calamandrei (Firenze, 21 aprile 1889 – Firenze, 27 settembre 1956) è stato un giornalista, giurista, politico e docente universitario italiano.
Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell’Associazione a Difesa della Scuola Nazionale, a Roma l’11 febbraio 1950
“Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica,intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito.
Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di previlegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole , perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi,come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili,si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola previlegiata.
Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette.
Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico.
Piero Calamandrei
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