
Ed è quantomeno paradossale che lo studio della Carta Costituzionale venga introdotto proprio da quella parte politica che ha come unica ragione di esistere l'aggirarne i principi, in nome degli interessi personali del suo leader.
Per non parlare poi dell'annunciato arrivo della Scuola-fondazione...
La scuola e le università italiane formano il capitale umano che tutto il mondo, in primis gli Stati Uniti, ci invidia. Nemmeno i più ortodossi maestri del capitalismo negherebbero che senza accumulazione di capitale umano non c'è crescita economica. Con i tagli alle scuole e alle università si continua ad impoverire la qualità dell'insegnamento e incentivare la fuga all'estero dei laureati: è questa la soluzione ai problemi economici (come se ci fossero soltanto quelli) dell'Italia?
Basta con i tagli; l'Istruzione non è un bene disponibile! Alla lotta!
SCUOLA · Dopo il decreto del governo, assembleee e proteste negli istituti italiani
Maestro unico, scoppia la rivolta degli insegnanti
Andrea Gangemi
ROMA
All'indomani del doppio colpo di mano del governo sulla riforma scolastica (prima il ricorso d'urgenza al decreto, poi l'introduzione del maestro unico alle elementari nel testo pubblicato sulla gazzetta ufficiale) le prime a muoversi sono proprio le scuole primarie, per le quali la misura significa il taglio di centomila posti di lavoro e la fine del tempo pieno. A Trieste il comitato contro la restaurazione del maestro unico ha indetto un sit-in alle 18 in piazza Borsa, mentre a Roma un'assemblea aperta di insegnanti e genitori è prevista alle 9 presso l'istituto «Iqbal Masih». Il centro studi per la scuola pubblica (Cesp) di Bologna ha lanciato invece, insieme al coordinamento nazionale in difesa del tempo libero e prolungato, una campagna nazionale con una raccolta di firme da inviare al ministero dell'Istruzione. Sempre il Cesp sta preparando un ingresso «in ritardo» per l'apertura dell'anno scolastico, il 15 settembre, e una manifestazione il 27 a piazza Maggiore a Bologna. E una mobilitazione unitaria delle principali sigle sindacali è prevista per il 10 settembre ad Ancona. In questa prima fase, secondo Volfango Pirelli, della Flc-Cgil «occorre estendere le informazioni sulla discussione, o c'è il rischio di isolare le elementari dalle altre scuole». «Non cerchi il ministro improbabili legittimazioni pseudopedagogiche» dice invece Francesco Scrima, segretario generale Cisl scuola. «E' chiaro - spiega - che questo provvedimento ha una sola fonte "pedagogica": il ministero dell'Economia». E per il leader della Uil scuola, Massimo Di Menna «gli interventi vanno fatti con il bisturi, non con l'accetta, razionalizzando dove necessario ma senza strattonare la scuola pubblica italiana come prevede questa misura». In Calabria, dove i tagli delle cattedre superano abbondantemente le seicento unità, si schiera contro il decreto Gelmini anche il vicepresidente della Regione con delega alla pubblica istruzione, Domenico Cersosimo. «Dietro c'è solo la necessità di risparmiare - dice - a prescindere dai contenuti». E pure i vescovi bocciano la ministra: «Il lavoro d'equipe può garantire maggiore apprendimento per i bambini - afferma l'esperto di scuola della Cei Alberto Campoleoni - allora perché cambiare?».
SCUOLA · Dopo il decreto del governo, assembleee e proteste negli istituti italiani
Maestro unico, scoppia la rivolta degli insegnanti
Andrea Gangemi
ROMA
All'indomani del doppio colpo di mano del governo sulla riforma scolastica (prima il ricorso d'urgenza al decreto, poi l'introduzione del maestro unico alle elementari nel testo pubblicato sulla gazzetta ufficiale) le prime a muoversi sono proprio le scuole primarie, per le quali la misura significa il taglio di centomila posti di lavoro e la fine del tempo pieno. A Trieste il comitato contro la restaurazione del maestro unico ha indetto un sit-in alle 18 in piazza Borsa, mentre a Roma un'assemblea aperta di insegnanti e genitori è prevista alle 9 presso l'istituto «Iqbal Masih». Il centro studi per la scuola pubblica (Cesp) di Bologna ha lanciato invece, insieme al coordinamento nazionale in difesa del tempo libero e prolungato, una campagna nazionale con una raccolta di firme da inviare al ministero dell'Istruzione. Sempre il Cesp sta preparando un ingresso «in ritardo» per l'apertura dell'anno scolastico, il 15 settembre, e una manifestazione il 27 a piazza Maggiore a Bologna. E una mobilitazione unitaria delle principali sigle sindacali è prevista per il 10 settembre ad Ancona. In questa prima fase, secondo Volfango Pirelli, della Flc-Cgil «occorre estendere le informazioni sulla discussione, o c'è il rischio di isolare le elementari dalle altre scuole». «Non cerchi il ministro improbabili legittimazioni pseudopedagogiche» dice invece Francesco Scrima, segretario generale Cisl scuola. «E' chiaro - spiega - che questo provvedimento ha una sola fonte "pedagogica": il ministero dell'Economia». E per il leader della Uil scuola, Massimo Di Menna «gli interventi vanno fatti con il bisturi, non con l'accetta, razionalizzando dove necessario ma senza strattonare la scuola pubblica italiana come prevede questa misura». In Calabria, dove i tagli delle cattedre superano abbondantemente le seicento unità, si schiera contro il decreto Gelmini anche il vicepresidente della Regione con delega alla pubblica istruzione, Domenico Cersosimo. «Dietro c'è solo la necessità di risparmiare - dice - a prescindere dai contenuti». E pure i vescovi bocciano la ministra: «Il lavoro d'equipe può garantire maggiore apprendimento per i bambini - afferma l'esperto di scuola della Cei Alberto Campoleoni - allora perché cambiare?».
il manifesto, 04/09/2008
11 commenti:
UN AUTUNNO CONTRO IL VOTO DI CONDOTTA
di Roberto Iovino, Coordinatore nazionale Unione degli Studenti
“Nessuna infrazione disciplinare connessa al comportamento può influire sulla valutazione del
profitto. “
dall'Art 4 comma 3 dello Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria, DPR 249/98.
Questa la norma che solo 10 anni fa provava a cambiare radicalmente l'approccio educativo e la relazione docente/studente. Abrogando i decreti regi, che sancivano “l'espulsione da tutte le scuole del regno”, si affermava un'idea di scuola basata sull'inclusione, sul recupero delle marginalità e sull'autocritica del modello frontale e trasmissivo. L'allora ministro Berlinguer puntò sul protagonismo studentesco scommettendo su una piccola rivoluzione culturale mai del tutto compiuta, purtroppo.
Per noi studenti quella fu la stagione delle responsabilità, per la prima volta le organizzazioni studentesche furono chiamate a discutere e poi a decidere, da qui la nascita dello Statuto degli Studenti, una grande conquista di tutto il mondo della scuola, una carta dei diritti pressochè inedita in Europa, che ci legittima come cittadini attivi e consapevoli delle comunità scolastiche, decisivi per la costruzione di una scuola di qualità e per tutti/e.
Il ministro Gelmini, come giustamente ribadiva Bascetta, prova invece a fare il contrario, emarginare le diversità, omologare i comportamenti, portare paura e controllo anche nelle nostre scuole. L'abusata retorica di questo governo in merito alla questione “sicurezza” irrompe nelle scuole nel peggiore dei modi. Quello che ci preoccupa di più, non è la valutazione del comportamento, che non c'entra nulla con il bullismo, ma la volontà di limitare le libere espressioni ed associazioni all'interno delle scuole.
Cosa succederebbe se in autunno lanciassimo delle mobilitazioni contro il Governo Berlusconi? Cosa succederebbe se gli studenti si mobilitassero per le carenze strutturali delle propria scuola? Cosa succederebbe se un singolo studente sindacasse su un'ingiustizia subita da un docente?
Si potrebbe usare contro di noi la minaccia della bocciatura come strumento di repressione e controllo. Dopo le grandi mobilitazioni contro la Moratti nulla di ciò ci stupirebbe, e come se si minacciasse di licenziare i lavoratori in caso di sciopero, sperando che non sia davvero questo il prossimo passo di questo governo.
Abusi e autoritarismi nelle nostre scuole sono all'ordine del giorno; presidi autoritari, docenti che violano costantemente i nostri diritti, il registro ormai è diventato un vero e proprio libro nero. Se il voto di condotta è un'arma a disposizione dei docenti chi è il violento? Il bullismo non c'entra assolutamente nulla, in caso di reati gravi è già prevista la sospensione e l'allontanamento, in caso di violenza il caso passa alla giustizia ordinaria. Ma evidentemente il problema è un altro. Sciocco è chi non riesce a capire o fa solo finta di non capire.
Nonostante tutto il prossimo autunno sarà per noi un autunno di lotta contro il progetto di scuola e di società di Berlusconi. Contro i tagli di Tremonti che mettono i ginocchio la scuola pubblica, non solo nei piccoli comuni, contro l'apertura al mercato di scuole ed università, contro la privatizzazione degli enti di ricerca.
Per un diritto alla conoscenza che sia davvero per tutti e tutte, lanceremo una mobilitazione a partire da ottobre, attivando le giuste sinergie con tutte le organizzazioni che credono nella necessità di mobilitarsi per difendere il sacrosanto diritto all'istruzione.
A partire dal 17 Novembre, la giornata di mobilitazione internazionale degli studenti, lanceremo un'intera settimana di mobilitazione sui temi della conoscenza, un grande referendum nazionale che chiederà a migliaia di studenti di esprimersi sulle politiche di questo governo e manifestazioni in tutte le città il giorno 21 Novembre. Lanciamo, infine, un appello a tutti gli studenti, tutti i docenti, alle organizzazioni sindacali per costruire insieme un grande e radicato movimento in difesa della scuola pubblica, ma che sia anche in grado di costruire dal basso un'alternativa al grigiore delle nostre classi. A questo punto non ci resta che urlare “bocciateci tutti”!.
PATENTE
TEST ANTI-DROGA OBBLIGATORIO PER GIOVANI
Tra meno di un mese entrerà in vigore la norma che impedirà di prendere la patente a chi fa uso di sostanze stupefacenti. In quattro province (Cagliari, Foggia, Verona e Perugia) verrà reso obbligatorio il test anti-droga per i giovani che vogliono imparare a guidare. Entro il 2011 la norma potrebbe poi essere estesa in tutta Italia. Le tracce delle diverse sostanze restano però nell'organismo per periodi molto differenti. Nell'arco di 2-4 gg. le analisi delle urine non rilevano la presenza sia della cocaina che degli oppiacei. Entrambe le droghe, dopo 1-3 gg. non vengono rilevate neanche dalle analisi della saliva. Diverso il discorso per la marijuana, sostanza di cui i giovani fanno un largo uso. Da due settimane a un mese le tracce di cannabis restano nelle urine, mentre nell'analisi della saliva si parla di un tempo che varia dai 6 ai 12 gg. per tornare a livelli normali di Thc.
A QUANDO IL TEST ANTIDROGA E ANTISQUILLO PER I PARLAMENTARI? SPECIE PER QUELLI DELL'UDC...
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Cogodi
Curiosità
Milano, scontri polizia-centri sociali
davanti al Cimitero Maggiore
Il presidio antifascista davanti al Cimitero Maggiore
MILANO - Momenti di tensione e scontri tra manifestanti dei centri sociali e polizia davanti al Cimitero Maggiore. Circa 500 persone, dalle 15 di oggi pomeriggio, stanno prendendo parte ad un presidio antifascista contro l'apertura della sede dell'associazione di estrema destra Cuore Nero, alla periferia nord di Milano.
Alla manifestazione partecipano giovani dei centri sociali, esponenti dell'Anpi, del Caf (comitati antifascisti) e Rifondazione comunista. La nuova sede del centro neofascista sta per essere aperta a poca distanza dal luogo dove doveva sorgere un centro della stessa associazione Cuore nero, distrutto però in un incendio doloso pochi mesi fa.
La scintilla che ha acceso gli animi dei manifestanti è scattata quando un anziano consigliere di zona della Lega Nord, Costante Ranzini, vestito con una camicia nera e un foulard verde, si è avvicinato alla zona della manifestazione. La polizia gli ha prima chiesto di allontanarsi, quindi i manifestanti hanno cercato di avvicinarsi all'uomo sfondando il cordone di polizia a protezione della piazza. Ne è nata una prima leggera carica in cui è anche scoppiato un petardo.
L'esponente del Carroccio si è quindi allontanato dichiarando: "E' una piazza libera". Poco dopo è partita una seconda carica tra i manifestanti e la polizia in cui sono partite anche alcune manganellate e delle bottiglie di vetro.
La seconda carica della polizia la racconta un esponente del centro sociale Torchiera: "E' partito tutto da una manganellata che mi ha tirato un celerino. Un compagno è stato colpito in faccia con una manganellata e lo abbiamo portato nella sede del centro tutto coperto di sangue. Anche altre persone sono state colpite". La situazione di tensione dopo un breve proclama dal palco da parte degli organizzatori della manifestazione è ritornata alla normalità. Il servizio d'ordine del centro sociale ha chiesto alla polizia di tenere lontani altri esponenti leghisti, che le scorse settimane hanno chiesto lo sgombero del Torchiera.
A poco meno di trecento metri di distanza, in via Pareto, i giovani del centro neofascista, circa una cinquantina, quasi tutti con i capelli rasati o cortissimi e in giubbotto nero, stazionano davanti alla nuova sede di Cuore nero. Il servizio d'ordine impedisce il passaggio di fotografi e operatori tv.
Gli organizzatori della manifestazione puntano il dito contro "il silenzio e l'indifferenza" dell'amministrazione comunale, colpevole, affermano, di non contrastare l'apertura della sede del gruppo di estrema destra: "E' inaccettabile che un gruppo neonazista possa tranquillamente aprire una spazio pubblico a Milano - afferma spiega il consigliere regionale di Rifondazione comunista Luciano Muhlbauer - noi ci batteremo perché vadano via da questo quartiere e affinché non abbiano cittadinanza nella città di Milano".
Il presidio è stato organizzato, spiega l'esponente di Rifondazione, contro "un centro di reclutamento e di iniziativa che si trova a pochi metri dal centro sociale Torchiera e a pochi centinaia di metri dal campo rom del Triboniano e di via Barzaghi. Tutto ciò - prosegue Muhlbauer - avviene nel silenzio e nell'indifferenza più totale degli amministratori milanesi, a partire dal vicesindaco e assessore alla Sicurezza De Corato".
(6 settembre 2008)
Medaglia d’Oro per Vladimir Putin
di Heinz Dieterich
16/08/2008
Col Primo Ministro russo Vladimir Putin ai giochi olimpici di Pechino, ed il presidente russo Dmítri Medvedev in vacanza, il duo Bush-Cheney ha deciso che era il momento buono per liquidare militarmente la zona autonoma dell’Ossezia del Sud, farlo anche nella zona autonoma dell’Abkazia e integrare, finalmente, la Georgia nel Blocco di potere della borghesia transatlantica e del suo braccio armato, la Nato.
Ligio alla sua condizione di servo politico, il “Presidente” neocoloniale della Georgia, Mijail Saakashvili, con l’autorizzazione di Bush-Cheney ha commesso il peggior crimine conosciuto dal diritto internazionale: la guerra d’aggressione. Mentendo sfacciatamente su di una “tregua” in Ossezia, il delinquente politico ha lanciato a sorpresa la sua soldataglia - istruita da specialisti statunitensi - contro la zona autonoma, dove sono stati commessi crimini contro la popolazione civile.
La camarilla Bush - Cheney - Saakashvili ha fatto però un grave errore, ha sottovalutato Putin.
L’ex studente di diritto, laureatosi all’Università di Leningrado con una tesi sulla politica imperialista di Washington in Africa, per poi entrare nella direzione delle Questioni Estere del KGB e aver praticato nell’unità sovietica di ricerca politica e militare a Dresda - Repubblica Democratica Tedesca - conosce il mostro imperiale a fondo, ed ha reagito magistralmente a fronte della cospirazione imperiale - oligarchica.
Putin ha rapidamente schiacciato con efficienza militare le orde di Saakashvili, nonostante i rinforzi militari forniti dal Pentagono e giunti dall’Irak.
Quando Saakashvili ha offerto una tregua unilaterale, non l’ha accettata, ha invece tratto profitto dei suoi vantaggi militari per consolidare le posizioni russe sul campo di battaglia. Terminata questa fase, ha firmato una tregua con la Georgia orchestrata dall’operatore transatlantico e politico-playboy Sarkozy.
Poi ha occupato militarmente la strategica città di Grosi. E quando l’imperialismo ha cominciato a mobilitare la sua macchina militare e mediatica mondiale per rispondere, ha semplicemente fermato le manovre militari per portare il conflitto nella dimensione politico-diplomatica.
Il complesso militare-industriale statunitense è rimasto attonito a fronte dell’implacabile software di difesa amtimperialista e le mosse dell’ex avvocato. Ufficiali del Pentagono hanno rivelato che non avevano previsto una reazione tanto rapida e potente dell’avversario.
Condoleezza Rice, Segretaria agli Esteri della potenza imperialista, ha avvertito Putin che la Russia non è l’URSS. Ha ragione, ma dimentica che anche gli USA non sono più quello che erano. Non siamo più nel 1990 e Putin non è l’inetto sognatore Gorbachev, né l’ubriacone neocoloniale Yeltsin.
La lezione principale del conflitto per l’America Latina è questa: le cospirazioni imperiali –oligarchiche non si sconfiggono con le buone intenzioni, ma con il potere dissuasivo e distruttivo reale che possono mobilitare le forze dell’emancipazione. Il resto è folklore.
"Il fascismo non fu il male assoluto" Comunità ebraica contro Alemanno
ROMA - Si accende la polemica dopo le dichiarazioni di Gianni Alemanno su fascismo e leggi razziali. Il sindaco di Roma, in visita in Israele, rilascia un' intervista al Corriere della sera e si avventura in un distinguo tra il regime di Mussolini e leggi contro gli ebrei. Il primo, dice il sindaco "non fu il male assoluto e non mi sento di condannarlo". Condanna che, invece, Alemanno riserva alle leggi razziali promulgate dal regime: "Quelle sono state il vero male assoluto". Una posizione diversa da quella di Fini che, nel 2003 in Israele, condannò il fascismo in toto chiamandolo, appunto, "il male assoluto".
Ma la distinzione di Alemanno non piace a molti esponenti della comunità ebraica. Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche taglia corto: "Le leggi furono emanate dal regime fascista, mi sembra difficile separare le due cose. Bisogna essere cauti". Piero Terracina, sopravvissuto ad Auschwitz, che taglia corto: "Le leggi razziali ci sono state perché c'è stato il fascismo". Mentre il presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici dice di attendersi "un chiarimento" dal primo cittadino di Roma "anche se ho motivo di credere che il pensiero espresso dal nostro sindaco volesse arrivare a conclusioni diverse".
Duro il Pd. "Vorrei ricordare a chi la storia non la conosce perchè l'ha letta sulla base di una considerazione parziale, che prima delle leggi razziali il fascismo aveva cancellato la libertà dei cittadini che non la pensavano allo stesso modo, al Parlamento c'era un solo partito, erano s tati cancellati i sindacati, sono stati uccisi Antonio Gramsci e Giacomo Matteotti" attacca Walter Veltroni. "Aver vinto le elezioni non consente a nessuno di riscrivere la storia" insiste Beppe Fioroni, responsabile dell'organizzazione del Pd.
Il centrodestra si schiera con Alemanno, a partire dal vicesindaco Mauro Cutrufo che accusa la sinistra di essere ferma a "settanta anni fa". Il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto va oltre e sposa la tesi di Alemanno: "Ha detto cose non destituite di fondamento".
(7 settembre 2008)
Il leader nordcoreano Kim Jong-il sarebbe stato colpito da un ictus. Ora c'è la conferma anche da parte di fonti dei servizi segreti americani delle voci che circolano da alcuni giorni in ambienti diplomatici. Anche la scorsa estate, però, Kim venne dato per spacciato, ma poco tempo dopo ritornò in pubblico in condizioni di salute all'apparenza ottime.
Kim Jong-il, 66 anni, ex fumatore e bevitore incallito, soffre di diabete e di problemi cardiaci, e periodicamente si ripropongono voci allarmistiche sulle sue reali condizioni, in concomitanza con le frequenti sparizioni di scena.
Il Caro Leader (il Grande Leader è suo padre, Kim Il-sung, morto nel 1994 e nominato «presidente eterno della Corea del nord») non compare in pubblico dal 14 agosto e martedì non si è presentato nemmeno alla grandiosa parata militare nella capitale Pyongyang per il 60mo anniversario dello Stato. Il quotidiano sudcoreano Chosun Ilbo ha rilanciato le supposizioni già emerse nei giorni scorsi: il 22 agosto sarebbe stato colto da collasso e non si sarebbe più ripreso tanto che a Pyongyang sarebbero arrivati in gran segreto cinque medici cinesi. Chosun Ilbo cita non meglio precisate «fonti cinesi», lasciando però aperti vari interrogativi sull'effettivo stato di salute di Kim.
SINISTRA. APPELLO PER MANIFESTAZIONE 11 OTTOBRE, FIRME DI INGRAO, BERTINOTTI, VENDOLA, MONICELLI
Un lungo appello alle forze politiche in cui si chiede di mobilitarsi affinché l'11 ottobre la Sinistra scenda in piazza contro il governo Berlusconi è quello firmato da decine di personalità della sinistra, fuori e dentro i partiti, tra cui spiccano i nomi di Pietro Ingrao, Fausto Bertinotti, Nichi Vendola, il regista Mario Monicelli, esponenti della Sinistra Democratica (come Leoni e Grandi), della maggioranza di Rifondazione come Ramon Mantovani ma anche della componente vendoliana che ha seguito il suo leader nell'adesione.
L'appello, inizialmente proposto dal Movimento per la Sinistra (che raccoglie associazioni tra cui l'ARS di Tortorella, Uniti a Sinistra di Folena e Socialismo XXI) e dal laboratorio fiorentino ''per la sinistra unita e plurale'' di Paul Ginsborg, ha mietuto firme nel mese di agosto ed è oggi comparso su "Liberazione".
Salari, disarmo, scuola e sanità pubbliche, vertenze territoriali (Ponte di Messina, TAV, Vicenza), difesa della contrattazione collettiva, laicità, democrazia, giustizia uguale per tutti, libertà e pluralismo nella comunicazione, no al nucleare sono i punti forti di una vera e propria piattaforma avanzata all'attenzione dei partiti della Sinistra.
Un documento, insomma, per una "opposizione efficace" a partire dalle piazze, anche perché - si spiega - "l'attuale minoranza parlamentare non è certo in grado di svolgere questo compito da sola".
"Abbiamo promosso questo appello in sordina e tra mille difficoltà - spiega Piero Di Siena - ma con tenacia abbiamo tenuto il punto, finché è emerso un massiccio movimento verso l'adesione".
L'appello è rivolto "a tutte le forze politiche, sociali e culturali della sinistra e chiedendo a ognuna di esse di concorrere a un’iniziativa che non sia di una parte sola" ed ha già raccolto il placet del segretario del PRC Ferrero.
"L'11 ottobre - conclude Di Siena - sarà l'occasione per far sentire al paese che un'opposizione esiste ed è solo temporaneamente fuori dalle aule parlamentari ma anche per ricominciare un percorso di dialogo a sinistra".
Sinistra/ Cobas e Sinistra critica: No a corteo Arcobaleno
Assemblea movimenti più radicali, verso manifestazione a novembre
Roma, 10 set. (Apcom) - Un'assemblea nazionale dei movimenti della sinistra più radicale in corso il 5 ottobre, il pieno sostegno allo sciopero generale del 17 ottobre promosso dal sindacalismo di base, l'avvio di un percorso partecipato per una manifestazione nazionale a novembre che sia il punto di approdo di una nuova unità dei movimenti. E' questo il risultato, informa un comunicato, della partecipata riunione che si è svolta ieri pomeriggio su iniziativa di Cobas, Collettivi universitari di Roma, Rdb, Sinistra Critica, Rete dei comunisti ma anche di Giorgio Cremaschi e Marco Bersani, e a cui hanno partecipato ieri circa 200 persone e diverse organizzazioni.
"Scopo dell'assemblea del 5 - spiega fra l'altro la nota - è quello di analizzare la insidiosa situazione politica del paese, l'attacco profondo portato dalle destre al governo, dalla Confindustria, dal Vaticano, gli effetti della subalternità del PD al governo ma soprattutto creare le condizioni per una vera opposizione sociale, favorire la convergenza e il coordinamento delle situazioni in lotta e valutare la fattibilità e utilità di una manifestazione nazionale per il mese di novembre".
"Consapevole che solo un percorso partecipato e collettivo, trasparente e democratico, fondato sull'autonomia e l'organizzazione dei soggetti sociali può oggi costruire un'opposizione duratura al governo Berlusconi e non solo una rappresentazione istantanea del conflitto - come è stata la manifestazione dello scorso 20 ottobre - l'assemblea, a grande maggioranza, ha escluso - si legge ancora nel comunicato - che l'11 ottobre possa diventare una data utile e anzi ha sottolineato in molti interventi come quella scadenza sia esplicitamente calata dall'alto e imposta dalla necessità dei partiti dell'Arcobaleno di ridare forza e senso alla propria esistenza piuttosto che innescare una dinamica di confronto coni movimenti sociali e i sindacati di base".
Secondo i promotori della riunione, si tratta di "un grave errore politico, dunque, che esplicita, obiettivamente, un disprezzo nei confronti della stessa giornata di lotta del 17 ottobre indetta da diverso tempo e scaturita da una rilevante assemblea di delegati e delegate sindacali tenuta a Milano lo scorso 17 maggio".
Ma che cazzo significa, movimento della "sinistra PIU' radicale". Questi dei cobas sono e resteranno sempre dei cazzoni.
una botta a questa gelmini gliela darei....
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