qualche giorno fa il Giornale di Sardegna mi ha pubblicato un piccolo articolo sulle migrazioni interne in Cina. Ve lo ripropongo, convinto che il partito ed il movimento operaio, su molte questioni internazionali di estrema importanza, sia quantomeno disattento.
Saluti comunisti,
Enrico Lobina
Le migrazioni interne, motore dello sviluppo economico cinese
Negli anni ottanta i cinesi che andavano dalle campagne alle città erano 30 milioni. Oggi sono 180, e molti dicono arrivino a 200. Da quando Deng Xiaoping ha permesso ai contadini di vendere parte del proprio raccolto, la produttività delle campagne è aumentata. Tutta quella gente là non serviva più.
Aggiungeteci l’industrializzazione, e la combinazione è perfetta. I migranti son stati causa ed effetto del boom economico cinese. Oggi sono il vero segreto della fabbrica del mondo. E non diminuiscono. 150 milioni di lavoratori delle campagne sono ancora in sovrappiù. Al contrario, nel 2004 nella sola regione del Delta del Zhujiang c’era bisogno di 2 milioni di lavoratori migranti.
Son loro la vera ricchezza delle città. Scappano da salari di fame e arrivano in città disposti a lavorare per meno della metà degli altri. Un migrante guadagna in media 60 euro al mese. Un lavoratore cittadino 140. Una parte importante di quei magri salari fa il viaggio inverso, va in campagna a sfamare moglie e parenti. Ogni migrante manda circa 500 euro l’anno a casa.
Fanno i lavori che i cittadini non vogliono più fare. Son migranti 4 manovali su 5, un minatore su 2, un cameriere su 2 e il 70% di coloro che fabbricano materiali elettronici. Le donne son meno degli uomini, e vengono pagate di meno.
A parte le Olimpiadi, durante le quali son stati mandati via, li vedi dappertutto. Se son manovali vivono in prefabbricati ai lati dei cantieri. Spesso condividono il letto con un altro e sono in 6 in stanza. Verranno pagati a fine lavoro. Se il caporale non scappa prima coi loro soldi.
Le leggi che difendono i lavoratori esistono. Ma spesso non vengono applicate. E i migranti, cittadini di serie B per definizione, son coloro che più direttamente subiscono questa situazione. Son cittadini di serie B perché il loro hukou, certificato di residenza, non permette di avere gli stessi diritti di chi in città è nato.
Il governo da una parte lotta per migliorare le condizioni di vita dei migranti. Dall’altra evita a tutti i costi che centinaia di milioni di contadini vengano in città. Le città cinesi non sono come quelle indiane. Non c’è chi vive di elemosina e affini.
I lavoratori migranti, da parte loro, non son contenti. E protestano. Ogni anno sono decine di migliaia gli scioperi, le proteste, i blocchi stradali, le occupazione delle fabbriche e gli scontri con la polizia. Non hanno che da perdere le loro catene, si diceva una volta. Ed è bene che facciano sentire la loro voce. Forse proprio di questo ha bisogno il governo.
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