martedì 2 settembre 2008

Continua il terrorismo mediatico contro il Prc e i Comunisti

In risposta agli articoli apparsi su Repubblica nei giorni scorsi. Vedi "Così Rifondazione aiutò i rapitori della Betancourt" http://www.repubblica.it/2008/04/sezioni/esteri/betancourt-farc/betancourt-rifondazione/betancourt-rifondazione.html?ref=search

Ferrero: Quelli non sono terroristi tenevamo i contatti per favorire la pace
Repubblica — 01 settembre 2008
ROMA - «E di che ci accusa questo dossier del governo colombiano? Di aver finanziato con 1400 euro, dico 1400, le Farc? Di aver pagato le medicine ad un loro dirigente molto malato? Bene. A questo punto mi autodenuncio anch' io: confesso di aver aiutato degli immigrati clandestini in Italia che avevano un gran bisogno di cure sanitarie». Anche quando faceva il ministro del governo Prodi, segretario Paolo Ferrero? «E' capitato anche in quella fase, sì. Gesti minimi di umanità, come - se poi è davvero andata così - nel caso di Lucas Gualdron, profugo della Colombia». Però le Farc, secondo l' Onu e la Ue, rappresentano un' organizzazione terroristica. «In quella lista nera entrarono "grazie" agli imput degli Stati Uniti, sull' onda dell' 11 settembre, che hanno portato poi alla guerra in Afghanistan e in Iraq. Una linea che non mi pare esattamente vincente. Quella lista nera noi l' abbiamo sempre contestata». Le Farc non sono dei terroristi? «Non lo sono in relazione alla situazione concreta, e drammatica, del loro paese. Dove, per dirne una, imperversano gli squadroni della morte, con i quali il governo colombiano ha molti punti di contatto. Una situazione simile a quella del Pkk, e infatti anche per il partito di Ocalan abbiamo senpre contestato quell' etichetta "terrorista". Si tratta di organizzazioni guerrigliere». Torniamo alle mail. Il dubbio è che il Prc abbia stretto con le Farc non tanto relazioni politiche quanto un patto di collaborazione. «Solo rapporti politici, stretti all' epoca del processo di pace ma andati avanti anche quando quel cammino si è interrotto. Una scelta che rivendico in toto. O ci mettevamo anche noi sull' attenti, a guardare passivamente prevalere la logica della guerra, oppure ci davamo da fare per riannodare i fili del dialogo. E questo abbiamo fatto. E Ramon Mantovani, nostro deputato nella Commissione Esteri, ne ha sempre puntualmente informato il presidente della Camera. Casini prima, Bertinotti poi». Il governo colombiano la pensa diversamente. Ha protestato con quello italiano per certe "trattative" non autorizzate da parte di Rifondazione. «Risponderà il governo italiano. Ma non abbiamo mai condotto alcuna "trattativa" con le Farc. Del resto, abbiamo sempre pubblicamente condannato i sequestri compiuti dai guerriglieri, a cominciare da quello della Betancourt. C' è qualcuno che pensa davvero che Rifondazione vuol fare politica con i rapimenti? Ma per favore. Io, poi, sono pure di religione valdese». Non sarebbe stato il caso, allora, con la Betancourt nelle loro mani, di chiudere i contatti con le Farc? «Non si chiudono i processi che puntano alla pace. Vorrebbe dire darla vinta allo scontro, alle armi. Anche nell' interesse stesso degli ostaggi». Insomma, nè con il governo colombiano né con le Farc? «Non siamo in Colombia, ma quel paese vive in condizioni molto pesanti. Le Farc non rappresentano un' epifenomeno, ma una cosa seria. E il governo ha molti aspetti antidemocratici, coinvolto nel narcotraffico. La Colombia ha il record di omicidi di sindacalisti». (u.r.)

Alfio Nicotra
Ci permetteranno i cagionevoli di memoria ma fino a qualche anno fa anche l'African National Congress di Nelson Mandela o l'Olp di Yasser Arafat erano trattati in occidente come organizzazioni terroristiche. Vogliamo poi parlare del Fronte Polisario o di José Ramos Horta leader del fronte di liberazione di Timor Orientale? Stesso trattamento. Lo stesso Dalai Lama - i cui monaci tibetani usano metodi di resistenza non soltanto nonviolenti - non è forse per la Cina considerato un terrorista? Eppure non vediamo nessun Omero Ciai di oriente - grazie al cielo - che dia fiato su la Repubblica ai dossier di Pechino.Abbiamo trattenuto relazioni con le Farc anche dopo la rottura del processo di pace, così come abbiamo continuato a tenerle con il subcomandante Marcos e l'Ezln anche quando nel '95 era ricercato e il presidente Zedillo voleva arrestare il vescovo Samuel Ruiz perché suo presunto ispiratore ideologico. In Messico quella nostra ostinazione venne coronata dal successo perché il Parlamento sospese gli ordini di cattura e varò una legge di Concordia e Pacificazione che ha consentito di riannodare il dialogo. Questo obiettivo purtroppo non è ancora dato in Colombia ma rimane l'unica soluzione: riconoscimento reciproco delle parti, sospensione delle attività militari, avvio di un processo di riconciliazione e di coinvolgimento democratico. Di questo siamo accusati: di volere e lavorare per la pace.Vorrei esprimere a Marco Consolo, Ramon Mantovani, Gennaro Migliore e Fabio Amato - chiamati in causa dal dossier del governo colombiano - la mia totale solidarietà. Non solo perché ho condiviso ogni loro passo sulla vicenda colombiana ma perché hanno agito dentro una idea collettiva di un'altra politica internazionale. Si chiama in vario modo: diplomazia parallela, popolare, dal basso. E' quella che abbiamo praticato - spesso lontano dai riflettori e nella dovuta riservatezza - dalla fondazione del nostro partito ad oggi. Con un obiettivo: aiutare i processi di pace e di emancipazioni dei popoli. Rispetto al "vecchio" internazionalismo proletario non ci siamo dedicati a fare il tifo per una delle parti in causa. Abbiamo deciso di guardare il mondo con gli occhi delle vittime e di scegliere di rappresentarne quel punto di vista nell'ostinata costruzione di ponti di dialogo dando voce a chi non ce l'aveva. Abbiamo con la stessa determinazione aiutato i disertori jugoslavi, la società civile africana, i parlamenti in esilio kurdo e della Birmania. Abbiamo attraversato i luoghi del dolore dai campi profughi nel deserto algerino, alla Sarajevo assediata, nella Baghdad e Beirut in fiamme, alla Belgrado sventrata dai bombardamenti Nato. Abbiamo lasciato sul campo per aver praticato questa linea politica - non ne parliamo quasi mai per un senso di antieroismo, ma forse sbagliamo - anche due giovani vite . Guido Puletti nella Bosnia del '93 e Angelo Frammartino in un mercato di Gerusalemme nell'estate 2006.Questa è la politica estera di Rifondazione comunista: non una enunciazione ideologica ma una azione concreta contro le ingiustizie del nostro mondo.Sappiamo per questo di essere scomodi perché scomode sono le richieste di tanta parte dell'umanità ignorate dall'agenda dei potenti. Anzi, come in Colombia, disperazione, tortura, miseria, assassini e sparizioni illegali sono figli di vere e proprie scuole di addestramento di terroristi (questi si!) come la scuola de Las America, monumento al golpismo della CIA in America Latina. Per non parlare del Plan Colombia formalmente contro il narcotraffico invece motore di sviluppo dell'economia illegale della droga.Vorremo dire al sen. Gasparri e all'on. Laboccetta di prepararsi a farne centinaia di interrogazioni al loro governo. Dal loro punto di vista non possiamo che essere tutti e tutte colpevoli."Essere pacifisti nelle cittadelle della ricchezza dell'oggi significa essere eversori dell'ordine delle cose esistenti" scriveva alcuni anni fa Padre Ernesto Balducci. Si, lo confessiamo, siamo eversori. Perché la pace è la vera eversione dei nostri tempi.
Liberazione, 02/09/2008

22 commenti:

Anonimo ha detto...

Finalmente un segretario nazionale che non china la testa di fronte alle strumentalizzazioni della stampa borghese e alla dura lex americana.
Ferrero dimostra di avere spina dorsale, spalle larghe e idee chiare. Sono finiti i tempi delle filippiche nonviolente "politicamente corrette" di Bertinotti e dei suoi bolsi epigoni. Era ora!

Viva l'internazionalismo

Anonimo ha detto...

Bisogna aggiungere che la stessa Ingrid Betancourt ha difeso l'operato del nostro Partito. Vi segnalo questa intervista:

http://www.tg1articolo.rai.it/R2_popup_articolofoglia/0,,1067150%5E1079723,00.html

La riporto qui sotto. Anche dalla trascrizione si nota come l'intervistatrice insista sul tema FARC-PRC, cercando di strappare una condanna. La Betancourt, in modo gentile ma deciso, manda all'aria questo tentativo.

- - -
Come è stato l’incontro con il Papa?

Un’esperienza incredibile. Gli ho spiegato come ho vissuto nella giungla e lui mi ha fatto riflettere sul perché di questa esperienza. E’ un uomo che ci guiderà in questa crisi di valori nel mondo.

Perché era cosi importante per lei incontrare il Papa?

Un giorno nella giungla dopo una lunga marcia ero molto triste e depressa.non sapevo dove stavamo andando e quanto sarebbe durata la mia prigionia. Ho acceso la radio e ho sentito la voce del papa che pronunciava il mio nome e chiedeva la mia liberazione. Non potevo crederci..il Papa sa che esisto..????? è stata come una benedizione e mi ha aiutato a rimanere viva.

Secondo il governo colombiano rifondazione comunista ha sempre avuto rapporti con le Farc anche durante la sua prigionia. Che cosa ha provato quando l’ha saputo?

Le Farc devono decidere dove stare. Vogliono essere terroristi e continuare a sequestrare persone minacciare e portare sofferenza ai civili? O vogliono essere delle persone in grado di dialogare, ascoltare rispettare…allora devono capire che è necessario cambiare,perché oggi c’è uno spazio in Colombia dove possono combattere per i loro valori ma sotto l’ombrello della democrazia. Tutto il mondo li aiuterà se scelgono la pace.

Pensa sia giusto che un partito italiano tenga relazioni con le Farc?

Credo che le farc non debbano essere lasciate sole nella loro follia. È bene che sentano gente da fuori desiderosa di aiutarli,ma per farli entrare in un nuovo modo di agire. Rifondazione comunista partecipa alle elezioni in Italia e se non vince lo accetta. Questo è un buon esempio.

Come ha trascorso questa prima estate da donna libera?

Ho trascorso l’estate lavorando per costruire una rete di amore di aiuto di comprensione per coloro che amo di più e che sono i miei figli. Anche loro sono stati una benedizione per me.

Che progetti ha per il suo futuro?

Ho vissuto 7 anni di sofferenza e ogni giorno è stata una tortura.iosono stata aiutata perché tanta gente nel mondo ha combattuto per la mia libertà. Anche se non mi conoscevano mi hanno portato nel loro cuore . anch’io voglio battermi per chisoffre nel mondo. Voglio battermi per loro.

Anonimo ha detto...

vi segnalo un'inquietante articolo su l'espresso di ieri
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Silvio-riscrive-la-storia/2038993&ref=rephpsp3


Silvio riscrive la storia
di Peter Gomez
Una enciclopedia in videoclip rilegge gli eventi del mondo. andrà in tv e sul web. Al lavoro una società collegata a fininvest. Alla guida il vj Andrea pezzi. sullo sfondo un discusso guru

Gli uffici dove gli uomini di Silvio Berlusconi provano a riscrivere la storia sono in via Marroncelli, in un cortile della vecchia Milano. Qui ormai da un anno lavorano a pieno ritmo e nel segreto quasi assoluto una quarantina di persone. Sono i dipendenti e i collaboratori di Ovo, una srl partecipata al 47 per cento da Trefinace, una società lussemburghese che fa capo alla Fininvest. Ovo ha un obiettivo, anzi una missione, creare Ovopedia la prima enciclopedia in videoclip del mondo: un'opera colossale da migliaia e migliaia di voci che tra qualche mese entrerà nelle case degli italiani via satellite, e forse sul digitale terrestre, e sul Web.

Responsabile del progetto, molto apprezzato dall'ideatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri, è un ragazzo simpatico e carino di 35 anni: l'ex vj Andrea Pezzi che presiede la società e la controlla al 53 per cento attraverso Nova Fronda, un'altra srl il cui nome si richiama direttamente al singolare credo psico-filosofico di Antonio Meneghetti, un ex frate francescano dal burrascoso passato giudiziario che negli anni '70 ha fondato l'ontopsicologia, una disciplina che ha come scopo la "formazione del leader, inteso come intuizione attiva di soluzioni per il collettivo".

Nel febbraio del 1998 l'Associazione di Ontopsicologia si è guadagnata quasi una pagina in un corposo rapporto del ministero dell'Interno su "sette religiose e i nuovi movimenti magici in Italia". Ma all'ex frate sentir dipingere la propria organizzazione come una psicosetta nella quale "verrebbero attuate metodologie dirette a modificare il carattere e la personalità dell'adepto, al punto di ottenere il totale condizionamento e devozione nei confronti del fondatore", proprio non andava giù. Così Meneghetti ha intentato causa al Viminale ed è riuscito a ottenere un risarcimento civile per danni d'immagine di alcune decine di milioni di lire.


Setta o non setta, resta il fatto che Meneghetti, considerato da Pezzi "un uomo straordinario e quasi magico", propaganda teorie storico-politiche sconcertanti (vedi articolo a pag. 48). Dichiaratamente filo russo e anti americano, nei suoi scritti e nelle sue conferenze l'ex frate sostiene la necessità di "relativizzare l'olocausto ebraico", perché "bisogna ricordare che gli ebrei non sono l'unico popolo che ha sofferto e pagato". "Io ho visto", spiega, "alcuni ebrei, ma anche molti italiani, molti tedeschi, molti russi e molti austriaci, morire. Ognuno ha perso, la guerra è bestiale. Tutti abbiamo perso, tutti siamo stati cattivi, tutti siamo stati partigiani".

Così Adolf Hitler, ma pure Josif Stalin, secondo Meneghetti, vanno studiati dal punto di vista del loro essere interiore, senza mai dimenticare che "la realtà è come una partita di scacchi, in cui il vicitore fa le leggi, scrive la storia e definisce la morale". "Se avessimo potuto indagare l'obiettiva motivazione interna di un leader", dice Meneghetti, "con sorpresa di molti si sarebbe notato che le fonti culturali di un Hitler sono nella dottrina dei Dalai Lama del Tibet. Lì sono i fondamenti ispirativi che giustificano il suo modo di fare, che sostanzialmente non era un voler occupare gli altri, ma voler purificare e salvare il mondo".

Simili teorie hanno una ricaduta diretta sulla linea editoriale di Ovo. In via Marroncelli, infatti, non è il solo Pezzi a frequentare i corsi a pagamento (2.500 euro) di Meneghetti, ribattezzati 'residence lideristici' e indirizzati - in Italia, in Russia e in Brasile - a "professionisti, imprenditori e politici di qualsiasi estrazione". Con lui sono seguaci del 'professore' anche il direttore editoriale Simone Ciaruffoli, un ex autore di 'Camera Cafè', la sit-com in onda su Italia 1 e l'ex direttore di produzione Andrea Andreini, proveniente dalla tv satellitare de 'Il gambero rosso', mentre in redazione circolano in numero copioso vari manuali e libri di ontopsicologia. Il risultato è per molti versi inquietante. 'L'espresso' ha potuto visionare in anteprima alcune delle videoclip finora prodotte.
(01 settembre 2008)

Anonimo ha detto...

INCONTRO REGIONALE 1°DOCUMENTO VENERDI' 5 SETTEMBRE A ORISTANO VICO ASQUER 10, A CENTO METRI DA PIAZZA MARIANO ALLE ORE 16:30
IMPORTANTE PRESENZA DI TUTTI E DIFFONDI INVITO

Anonimo ha detto...

TANTI AUGURI AL PRESIDENTE ARMANDO COSSUTTA

Anonimo ha detto...

primo documento regionale o nazionale?

Anonimo ha detto...

http://carta.ilmessaggero.it/view.php?data=20080903&ediz=20_CITTA&npag=10&file=D_403.xml&type=STANDARD

ROMA L’appuntamento è per il 27 settembre a Roma. Franco Giordano, Nicki Vendola e gli altri sconfitti al congresso redde rationem del Prc di luglio, convocheranno quadri militanti e simpatizzanti per trasformare ”Rifondazione per la sinistra” da una sigla in cui sono confluiti gli sconfitti in una vera e propria associazione dentro/fuori il Prc, più fuori che dentro a quel che si capisce. Il clima interno a Rifondazione si è ulteriormente surriscaldato e le strade tra il nuovo leader Paolo Ferrero e i bertinottiani disarcionati appaiono sempre più in via di biforcazione. Ferrero ha riunito i suoi, ha discusso il da farsi e alla fine ha offerto a Giordano e soci di entrare in segreteria. «Non se ne parla», hanno replicato questi ultimi, «piuttosto dovete darci il 47,3 per cento di tutto, soldi, sedi, locali, posti», in sostanza l’ufficializzazione di un correntone interno ex maggioranza e adesso grossa minoranza.
Ma queste sono solo le premesse. In vista della ripresa autunnale e con un occhio se non tutti e due rivolti alle elezioni europee, dentro quello che fu un partito coeso della sinistra alternativa si stanno sbriciolando certezze e antiche comunanze. I ”ferraristi” sono convinti che spazi esterni per Vendola-Giordano non ce ne siano, che un connubio o comunque un cammino di avvicinamento al Pd veltroniano sia impraticabile, e così pensano di giocare al gatto col topo: alle Europee, avrebbero deciso i nuovi capi del Prc, nelle liste del partito potremo dare al massimo un posto per il solo Vendola, gli altri a casa. Anche perché, informano sempre da parte ”ferrarista”, Massimo D’Alema avrebbe già deciso e fatto sapere riservatamente che il futuro candidato per le regionali pugliesi sarà Michele Emiliano, l’attuale sindaco di Bari, le voci dicono che con Vendola si perderebbe di sicuro, i sondaggi lo danno intorno al 30 per cento.Sarà che la minoranza ha fiutato l’aria, sarà che Giordano continua a guardare speranzoso dalle parti di D’Alema e Bersani, sarà che i sondaggi non schiodano il Prc ”ferrarista” da un risicato 2,1 per cento, fatto sta che a fine settembre la minoranza giordovendoliana uscirà apertamente in campo per dare battaglia: un convegno al mattino, una manifestazione probabilmente alla vecchia fiera di Roma nel pomeriggio, gli inviti a Katia Belillo dissidente da Diliberto, al Manifesto, a Cento, a Fava e Mussi e Fumagalli di Sd, nonché a Vita e Crucianelli della sinistra del Pd, il lancio di un sito del neo correntone su Internet, il tutto accompagnato dal grido ”guai a chi tocca Liberazione e il suo direttore Sansonetti”, e il correntone più fuori che dentro è presto fatto. L’interlocuzione con il Pd, a dispetto dei ”ferraristi”, è già nelle cose. Un robusto passo avanti lo compì Walter Veltroni quando, prima delle vacanze, insistette tanto per vedere riservatamente Giordano («Sono l’unico leader capace di contestare il veltronismo», scherzò allora Veltroni cercando di far capire che l’andare da soli alle elezioni non è un assioma irreversibile). Adesso le cose sono probabilmente andate ulteriormente avanti, tanto che i giordovendoliani stanno discutendo al proprio interno, e di fatto lo avrebbero già deciso, di partecipare alla manifestazione del Pd del 25 ottobre, ovviamente con propri contenuti e proprie forme autonome. «Noi siamo ”Rifondazione per la sinistra” e quel giorno in piazza ci sarà il popolo della sinistra», è il leit motiv. Se così andrà, a fine ottobre un po’ di cose sono destinate a chiarirsi a sinistra e non solo.

Anonimo ha detto...

Animali. E dire che ci insultavano perché corrente interna al partito. Questi non sono una semplice corrente, questi sono degli antipartito. Bisogna schiacciarli.
Visto il quadro nazionale, oltre a quello regionale, nessun accordo sarà possibile con questa gentaglia neanche in Sardegna. Non bisogna dargli nessuna legittimazione...

Anonimo ha detto...

Fiancheggiatori del PD, che brutta fine...

Rifondazione della sinistra delPD. Se ne avvertiva proprio il bisogno

Anonimo ha detto...

PRC: VENDOLA, DECIDIAMO LUNEDI' SE ANDARE A MANIFESTAZIONE PD
Firenze, 3 set. - (Adnkronos) - "Lunedi' prossimo incontrero' i miei compagni per discutere di questo". Cosi' Nicki Vendola risponde ai cronisti che alla Festa del Pd a Firenze gli chiedono se partecipera' con la sua componente alla manifestazione organizzata dal Partito democratico per il prossimo 25 ottobre. Vendola non conferma e non smentisce la possibilita' di prendere parte all'iniziativa del Pd e rimanda la decisione alla riunione di lunedi' della sua componente.
(Mon/Pn/Adnkronos)

03-SET-08 17:25

Anonimo ha detto...

La giunta regionale sarda (centrosinistra) aveva già stanziato 1.000.000 di euro per la visita che Benedetto XVI effettuerà a Cagliari il prossimo 7 settembre (cfr. l’Ultimissima del 22 luglio). L’arcivscovo di Cagliari ha tuttavia segnalato alla giunta “la necessità di un ulteriore sostegno finanziario a favore della Diocesi di Cagliari” per la “realizzazione delle strutture dei palchi che ospiteranno le celebrazioni e la dotazione di strutture e attrezzature atte a garantire una idonea sistemazione logistica dei fedeli dei quali si prevede un’affluenza molto numerosa”.
La giunta regionale, condividendo quanto rappresentato e proposto dal presidente Renato Soru, ha deliberato di affidare al Comitato “Il Papa in Sardegna” la somma di ulteriori 400.000 euro.

Anonimo ha detto...

Pd/ Vendola: Noi decidiamo lunedi' su manifestazione 25 ottobre
"Ma questa discussione è astratta e politicistica"
postato 1 ora fa da APCOM

Firenze, 3 set. (Apcom) - L'ala vendoliana di Rifondazione Comunista deciderà lunedì prossimo se aderire alla manifestazione promossa dal Pd per il 25 ottobre: lo ha confermato lo stesso Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, parlando a margine di un dibattito alla Festa Democratica nazionale di Firenze.

"Ho convocato i miei compagni per lunedì per discutere proprio di questo", ha spiegato ai cronisti, esprimendo perplessità sulla polemica che ne è nata: "Mi pare che questa discussione sia abbastanza astratta e politicistica - ha detto Vendola - devo dire un po' insopportabile e noiosa. Che significa, in astratto, partecipare o no a manifestazioni? Io voglio capire come si costruisce un fronte largo di opposizione alle politiche delle destre. Come ci si pone il problema della capacità di Berlusconi di costruire il consenso, di costruire il senso comune in questo paese. Questo è il tema vero".

Secondo Vendola "le fisime identitarie di Paolo Ferrero e le oscillazioni vertiginose di Walter Veltroni sembrano due facce della stessa medaglia. L'impotenza della sinistra. Una sinistra che assomiglia a uno schieramento di pugili suonati, incapace di analizzare le ragioni della propria sconfitta, incapace di combattere". Al contrario, per il leader della minoranza del Prc "per combattere bisogna capire in che mondo si è, che Italia c'è, cosa pensano le persone. Se invece si pensa che la cosa più importante è mettersi a posto la coscienza, ciascuno sistemando la bandierina come gli piace - ha concluso - questo non è molto confortante dal punto di vista degli interessi che dobbiamo rappresentare".

Anonimo ha detto...

SINISTRA: FERRERO, SI' A MOBILITAZIONE UNITARIA NON OSPITI DEL PD

(ASCA) - Roma, 3 set - ''Per sconfiggere Berlusconi e le politiche confindustriali e' necessario costruire nel paese una opposizione di sinistra, che sappia cioe' opporsi chiaramente alle politiche governative e prospettare una alternativa. La forza della destra infatti si nutre delle ambiguita' di un Partito Democratico, molto confindustriale ed incapace di fare una opposizione chiara e di prospettare una alternativa al Berlusconismo: per questo non saremo ospiti alla manifestazione del partito Democratico il 25 ottobre, ma stiamo lavorando alla costruzione, dal basso, di un appuntamento unitario della sinistra''. Lo dichiara Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc.

''La lotta al carovita, alla precarieta', alle grandi opere, alle privatizzazioni dei servizi pubblici, alle politiche securitarie, cosi' come la difesa dei contratti nazionali di lavoro, della scuola pubblica, dell'indipendenza della magistratura e della laicita' dello stato sono i punti qualificanti della nostra proposta'' spiega Ferrero.

Red-Cer/mcc/ss

Anonimo ha detto...

Gli Scissionisti di Secondigliano (detti anche spagnoli) sono un clan camorristico legato al territorio Napoletano capeggiato da Raffaele Amato, che, una volta scissi dal clan Di Lauro, hanno iniziato un'attività camorristica parallela nell'ambito della criminalità organizzata. Ora si contendono il controllo del territorio (e del connesso mercato degli stupefacenti) che comprende Secondigliano e Scampìa. Secondigliano, in particolare il cosiddetto "Rione Terzo Mondo", è nelle mani dei Di Lauro, mentre altre "basi" come "le Vele", lo "chalet Baku" di Scampia, Casavatore, Chiaiano, Marianella, Piscinola, Giugliano e Melito sono comandate dagli scissionisti.

Anonimo ha detto...

o in segreteria o col cazzo il 47% di soldi, sedi, locali e posti!

Anonimo ha detto...

"...o meglio ancora via dalle palle
fare in culo tutti voi..."

Anonimo ha detto...

dal manifesto
Il fuorigioco di Veltroni
Micaela Bongi


L'ascesa alla segreteria del Pd accompagnata dallo slogan «la sicurezza non è né di destra né di sinistra». Un inizio di legislatura impegnato a stabilire se, come - e soprattutto quando fare opposizione, mentre il governo dimostrava senza troppi rovelli cosa sono la sicurezza e la legalità secondo la destra. Le critiche alla sua linea e gli scontri interni a un partito indefinito dove si aspettano solo le europee per far esplodere le tensioni. Ed ecco che, tornato sulla scena dopo un'estate difficile, Walter Veltroni dà mostra di aver preso qualche decisione per ridare smalto alla sua leadership e al suo partito.
Primo: il decreto anti-rumeni da lui ispirato, e tramontato con il governo Prodi, è alle spalle; l'ex sindaco vuole contrastare le campagne xenofobe e anche per questo dare il voto agli immigrati. Secondo: al governo bisogna opporsi. A tutti i costi, sembrerebbe persino far intendere il segretario del Pd, a chi si sforzasse di decifrare la sua intemerata di ieri sugli ultras: «La scarcerazione dei teppisti responsabili dei gravi incidenti prima e dopo Roma-Napoli è un fatto gravissimo. Dagli atti del governo si evince una morale: duri con quelli che non votano come gli immigrati e deboli con quelli che votano». Quelli che votano, incalza Veltroni, grazie al governo «restano dentro per poche ore» e la «certezza di impunità non fa altro che perpetuare e coprire il loro agire». Dunque: sull'immigrazione il leader democratico intende fare davvero una campagna. Sulla sicurezza e la legalità, la questione «destra-sinistra», però, non l'ha esattamente risolta, e dà lezioni di «pugno di ferro» a Pdl, Lega e pure a Di Pietro, temendo forse che la sua apertura sul voto amministrativo agli stranieri sia scambiata per un cedimento su quel fronte. E anzi lascia intendere che se gli immigrati si potessero recare alle urne, Berlusconi e i suoi non sarebbero altrettanto risoluti e dunque bocciano la proposta sul diritto di voto perché altrimenti non saprebbero chi reprimere. Sull a giustizia, chissà. E' facile per la destra replicare che Veltroni è confuso: le scarcerazioni le ha decise la magistratura, non il governo. Forse il segretario del Pd è andato un po' troppo avanti, nel dibattito sulla riforma. Per ogni evenienza, Franceschini apre al confronto. Il pur generoso tentativo dei parlamentari che fanno scudo al loro segretario non aiuta a capire dove va il Pd. C'è chi attacca il portavoce del premier Bonaiuti. C'è chi, come Ermete Realacci, accusa il governo di gettare la croce sui magistrati perché interessato solo a cambiare il sistema giudiziario a vantaggio di Berlusconi (lo dica anche a Franceschini). C'è chi presenta infine un'interrogazione chiarendo che l'esecutivo ha sbagliato a autorizzare la trasferta. L'estate, insomma, non sembra aver portato consiglio a Veltroni e al suo Pd. E per giunta Novell a 2000 ci informa che «capitan D'Alema è stato sbalzato in mare dal canotto».

Anonimo ha detto...

mah, secondo me il 47% di calci in culo si può iniziare ad elargirlo...

Anonimo ha detto...

Quando era piccolino papà
tutta la gente onesta e timorata
con lui nun ce vuleva parlà
e se ne allontanava skifata
Papà non era brutto però
studiava tra i borghesi più in vista
pe lloro era ’o culera pecché
papà era un convinto comunista
Sono passati trent’anni e più
e oggi pure un nullatenente
non é più comunista perché
non è di moda, non è più trend
Ma il trend l’informazione lo fa
e siamo tutti quanti borghesi
borghesi un poco maso pecché
ce piace ’e abbuscà â fine r’ ’o mese

Sono comunista totalmente fuori moda
sono comunista che per questo non vi vota
talmente fuori moda e talmente comunista
CHE BALLO IL TWIST!
Sono comunista totalmente fuori moda
sono comunista che per questo non vi vota
talmente fuori moda e talmente comunista
CHE BALLO IL TWIST!

Si tiene sissant’anne e tu mo
te ne vorresti andare in pensione
inventati un suicidio chic
e butta giù anche tu l’inflazione
E poi c’é la flessibilità
la nuova moda a tutti ormai nota
che ci divide tutti a metà
chi more ’e famme e chi va in Europa
Se non ti senti bene occhio al trend
non andrai mica all’ospedale
a gravare ncopp’ê spalle ’e ll’azienda
allora overo tu te vuò fa male
Si sì disoccupato NO TREND
meglio piccolo imprenditore
con partitina iva e go wind
e mmanco ’e ssorde pe ll’ascensore
e mmanco ’e ssorde pe ll’ascensore
e mmanco ’e ssorde pe ll’ascensore

Sono comunista totalmente fuori moda
sono comunista che per questo non vi vota
talmente fuori moda e talmente comunista
CHE BALLO IL TWIST!
Sono comunista totalmente fuori moda
sono comunista che per questo non vi vota
talmente fuori moda e talmente comunista
CHE BALLO IL TWIST!

Negli anni ’ssantadue ’ssantatré
papà qualche speranza l’aveva
diceva: “nuie putimmo cagnà
insieme abbatteremo il sistema”
Guardiamo invece all’ultimo trend
la magica globalizzazione
non solo simmo bestie fetenti
ma simmo pure in via d’estinzione
Perché quando il compagno Marx
si portava ancora non male
il nemico del popolo era
il padrone ed il capitale,
ma adesso che non va più
e lo stato sociale è finito
il nemico del povero è
il più povero e così all’infinito
il più povero e così all’infinito
il più povero e così all’infinito
Sono comunista totalmente fuori moda
sono comunista che per questo non vi vota
talmente fuori moda e talmente comunista
CHE BALLO IL TWIST!
Sono comunista totalmente fuori moda
sono comunista che per questo non vi vota
talmente fuori moda e talmente comunista
CHE BALLO IL TWIST!
Sono comunista totalmente fuori moda
sono comunista che per questo non vi vota
talmente fuori moda e talmente comunista
CHE BALLO IL TWIST!
Sono comunista totalmente fuori moda
sono comunista che per questo non vi vota
talmente fuori moda e talmente comunista
CHE BALLO IL TWIST!

Anonimo ha detto...

Rifondazione per la Sinistra, Manifesto per la rifondazione: raccoglie principalmente quegli eredi della Sinistra tradizionale (ingraiani usciti dal PCI, ex-PSIUP tra cui Bertinotti stesso, una componente ex-cossuttiana capeggiata da Graziella Mascia aperta al dialogo con l'Ulivo) che propongono una rifondazione del comunismo attraverso la contaminazione culturale con il movimenti No-global ed una sua radicale revisione teorica fondata sull'apertura alle culture del pacifismo, della non violenza, del femminismo e dell'ambientalismo. Particolarmente netta è la condanna di ogni degenerazione totalitaria del comunismo, dello stalinismo e del socialismo reale. Dopo il ritiro di Bertinotti dalla scena politica, la guida dell'area è passata a Nichi Vendola, Franco Giordano e Gennaro Migliore. Al congresso 2005, come L'alternativa di società e sostenendo la necessità dell'ingresso di Rifondazione in un governo di centrosinistra, ha raccolto unita il 59% dei voti. Dopo il VII Congresso del luglio 2008, dove ha raccolto il 47,30% dei consensi, cioè la maggioranza relativa, questa componente (che con l'elezione di Paolo Ferrero a segretario è divenuta minoranza) si è organizzata con il nome di "Rifondazione per la Sinistra", aperta anche ad altri soggetti[12]. Teorizza ormai apertamente la necessità di costruire un nuovo soggetto politico della SINISTRA NON PIU' COMUNISTA, un soggetto plurale in cui il comunismo, come dichiarato nel corso delal campagna elettorale del 2008 da Bertinotti, diventi una "tendenza culturale".

Anonimo ha detto...

Al 7° Congresso Rifondazione si spacca in due (Biografia di Ferrero)
I trotzkisti di "sinistra" battono i trotzkisti di destra
Gli uni e gli altri si muovono all'interno del sistema capitalistico. Né Ferrero né Vendola denuncia il carattere neofascista del governo berlusconi e propone il socialismo

Il valdese operaista trotzkista Paolo Ferrero, ex ministro della Solidarietà sociale nel governo Prodi, è stato eletto segretario del PRC dal nuovo Comitato politico nazionale (Cpn) a conclusione del 7° Congresso di Rifondazione, che si è svolto dal 24 al 27 luglio a Chianciano Terme (Siena). Il nuovo segretario, che sostituisce il dimissionario Franco Giordano, è stato eletto con 142 sì contro 134 no, 4 schede bianche e 1 astenuto, grazie ad un accordo tra i sostenitori della sua mozione, la 1, e quelli delle mozioni 3, 4 e 5. Il suo avversario, il governatore della Puglia Nichi Vendola, che capeggia la destra bertinottiana e si presentava con la mozione numero 2 e come unico candidato alla segreteria, forte della maggioranza relativa dei voti nei congressi territoriali (47%), è stato dunque sconfitto per un pugno di voti, e il partito esce così spaccato in due dal congresso. Nonostante infatti gli appelli di Ferrero alla gestione unitaria del partito, Vendola ha lanciato accuse di fuoco alla nuova maggioranza e, pur negando di voler uscire dal partito, ha annunciato apertamente la nascita di una sua corrente interna, denominata "Rifondazione per la sinistra", "che terrà la sua prima manifestazione a settembre".
Il congresso straordinario di Chianciano era stato convocato subito dopo la batosta elettorale del 13-14 aprile che ha cancellato Rifondazione e gli altri partiti della Sinistra arcobaleno dal parlamento borghese, e già da allora si annunciava come il congresso della resa dei conti tra le varie correnti del partito, in pratica tra la (ex) maggioranza di destra bertinottiana da una parte, e le varie minoranze di "sinistra" dall'altra, che si accusavano reciprocamente di aver causato la pesante sconfitta elettorale. Nella drammatica riunione del Cpn del 19 e 20 aprile, che vide il ribaltamento della maggioranza scaturita dal congresso di Venezia del 2005 (quando Bertinotti volle e impose a tutto il partito la "svolta governista"), le dimissioni della segreteria di Giordano, i bertinottiani finire in minoranza e la convocazione del congresso straordinario, il PRC ne uscì praticamente spaccato in tre tronconi: i bertinottiani (Franco Giordano, l'ex delfino di Bertinotti Gennaro Migliore, Elettra Deiana, Giuseppe De Cristofaro, Nicola Fratoianni, Titti De Simone, Rina Gagliardi, Milziade Caprili, Alfonso Gianni, Giusto Catania, Graziella Mascia, ecc.), capeggiati da Nichi Vendola; il gruppo quasi altrettanto consistente formatosi con l'alleanza tra gli ex DP Paolo Ferrero e Giovanni Russo Spena e i revisionisti della corrente Essere comunisti di Claudio Grassi e Alberto Burgio (ex alleati dei bertinottiani), a cui si era unito l'ex bertinottiano Ramon Mantovani; il gruppo più ristretto dell'area dell'Ernesto dei revisionisti Fosco Giannini e Gianluigi Pegolo (che si sono seperati dopo il congresso), molto vicini alle posizioni dell'ultrarevisionista Diliberto sulla "costituente comunista". A cui si aggiungevano il gruppo ufficialmente trotzkista Falcemartello di Claudio Bellotti e altre frange minori.
Tutti questi gruppi, con varie motivazioni, accenti e sfumature, erano d'accordo nell'attribuire ai bertinottiani e al progetto della Sinistra arcobaleno la responsabilità della catastrofe elettorale, nel chiedere le dimissioni della segreteria, una "svolta a sinistra" in direzione di una maggior partecipazione al sociale e ai movimenti, una presa di distanza dal PD e nel rifiutare lo scioglimento del partito in nome della "sinistra unita" perseguito dai bertinottiani di Vendola. Questi ultimi, al contrario, attribuivano la sconfitta da una parte ad una "svolta a destra" oggettiva del Paese, ad una sorta di corruzione culturale e politica di destra delle masse, arrivando a sostenere che gli operai della Fiom hanno votato in misura consistente per la Lega; dall'altra alle "resistenze identitarie" e all'"arroccamento massimalistico" di tipo "novecentesco" del partito, proponendo come via d'uscita di completare fino in fondo la svolta a destra avviata col congresso di Venezia e la Sinistra arcobaleno, attraverso una "costituente di sinistra" con SD e finanche con Verdi e Socialisti (che comporterebbe lo scioglimento del PRC) e il mantenimento del dialogo e delle alleanze col PD.

Guerra delle tessere come ai tempi della DC
Questa spaccatura tra le varie fazioni trotzkiste si è poi riflessa pesantemente nei congressi di circolo in preparazione del congresso nazionale, dove si sono scontrate ben 5 mozioni: la n. 1 di Ferrero, Acerbo, Russo Spena, Grassi, Mantovani e altri ("Rifondazione comunista in movimento. Rilanciare il partito, costruire l'unità a sinistra"); la n. 2 di Vendola e i bertinottiani ("Manifesto per la rifondazione. Il nostro partito e le sfide della sinistra"); la n. 3 dell'Ernesto di Giannini e Pegolo e dell'"appello di Firenze e dei 100 circoli" ("Rifondare un partito comunista per rilanciare la sinistra, l'opposizione e il conflitto sociale"); la n. 4 del gruppo Falcemartello di Claudio Bellotti, firmata anche da numerosi circoli e coordinamenti territoriali del PRC ("Una svolta operaia per una nuova Rifondazione comunista"); la n. 5 di Walter De Cesaris, Franco Russo e Gabriella Stramaccioni ("Disarmiamoci"), che proponeva in sostanza una sorta di moratoria pacifista senza elezione di un segretario per far decantare le lotte intestine.
È comunque significativo il fatto che nelle centinaia di pagine complessive delle 5 mozioni non si riesca a rintracciare il minimo accenno al carattere neofascista del governo Berlusconi, alla terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista di Berlusconi ma anche di Veltroni e D'Alema e alla necessità della lotta per il socialismo in Italia. Tutte si muovono all'interno del sistema capitalistico, del quale non ci si sogna neanche di chiederne l'abbattimento, neanche nel lungo periodo, ma tutt'al più un suo "addolcimento", attraverso un cumulo di tesi, proposizioni e proposte che, per quanto apparentemente in contrasto fra loro, si rifanno invariabilmente al riformismo, all'elettoralismo, al parlamentarismo, al pacifismo, alla non violenza, al femminismo, al revisionismo e al trotzkismo.
In particolare lo scontro, senza esclusione di colpi, si è acceso tra i sostenitori delle mozioni 1 e 2, cioè tra i ferreriani e i vendoliani, che si sono accusati reciprocamente di scorrettezze, brogli e colpi di mano. I vendoliani sono stati accusati di praticare un vero e proprio mercato delle tessere, attraverso l'immissione massiccia di nuovi tesserati per aumentare i propri voti, tanto che in alcune realtà territoriali gli iscritti a Rifondazione ora risulterebbero quasi pari o superiori ai voti presi dalla Sinistra arcobaleno alle ultime politiche. Il congresso di Reggio Calabria è stato annullato dalla Commissione nazionale di garanzia perché sarebbe stato palesemente contraffatto, essendosi concluso con 345 voti per Vendola contro solo 39 alle altre mozioni, grazie ai nuovi tesserati. I voti presi da tutta la Sinistra arcobaleno a Reggio Calabria, accusano i ferreriani, sono stati 3.075 alla Camera e 2.662 al Senato, mentre gli iscritti al PRC in tutta la provincia risultano 2.766. Ciononostante il direttore di "Liberazione", il bertinottiano Sansonetti, ha bollato la decisione come "da Soviet".
A Roma la Commissione congressuale cittadina ha annullato 200 voti ai vendoliani. Annullati anche 53 voti nella sezione della Garbatella. Alcuni dei nuovi tesserati sarebbero risultati irreperibili a successivi controlli a campione. Il segretario cittadino uscente, Massimo Smeriglio, ha parlato di "metodi stalinisti" dei ferreriani. Ad Avellino sono dovuti intervenire i carabinieri per sedare una rissa tra le due fazioni. Walter De Cesaris, firmatario della mozione 5, ha denunciato un 15% di voti alterati a Roma e almeno un 30% al Sud. A sua volta la bertinottiana Rina Gagliardi ha accusato gli organi di garanzia, così fiscali verso i nuovi iscritti che hanno votato la mozione 2, di non aver trovato nulla da eccepire su due votanti neo iscritte come la compagna di Ferrero e la sua ex portavoce quando era ministro. E via di questo passo, come nella migliore tradizione della Democrazia cristiana e degli altri partiti borghesi, tanto che in un clima simile, ancora a pochi giorni dal congresso, non appariva affatto scontato che questo si tenesse effettivamente e che non venisse invece cancellato da una imminente scissione.

La spallata plebiscitaria di Vendola
Al di là dei rimpalli sulle responsabilità di questo clima da resa dei conti, è risultato comunque evidente il tentativo del trotzkista di destra Vendola, peraltro fallito, di utilizzare i congressi di circolo come una sorta di "primarie" per una sua investitura plebiscitaria a leader del partito ancor prima della celebrazione delle assise, favorito anche dall'appoggio dei mass-media di regime, di SD, dei Verdi e del PD. Favorito anche dal fatto di essere stato l'unico a presentare la sua candidatura, avendo Ferrero preferito aspettare lo svolgimento del congresso per presentare la sua. Per questa operazione il governatore della Puglia si è appoggiato soprattutto al suo bacino elettorale e clientelare nel Sud, dove ha vinto in maniera schiacciante anche sfruttando la rivalità con i circoli del Nord, andati a maggioranza alle altre mozioni, mentre al centro il risultato è stato più variegato. Pertanto, all'apertura del congresso, i 650 delegati erano così ripartiti in base ai voti presi dalle 5 mozioni nei congressi di circolo: 47% alla mozione 2 di Vendola; 41% alla mozione 1 di Ferrero, Grassi, Mantovani; 7,7% alla mozione 3 di Giannini e Pegolo; 3,2% alla mozione 4 di Claudio Bellotti e 1,5% alla mozione 5 di Russo e De Cesaris.
Non avendo ottenuto la maggioranza assoluta, Vendola ha cercato di spezzare il fronte avversario tirando a sé la frazione di Grassi. Ha cercato cioè di ricreare l'asse che riuscì ai bertinottiani a Venezia. Per riuscirci ha dovuto smussare o riporre tatticamente alcune formulazioni e proposte troppo apertamente di destra, come la "costituente di sinistra", già ridotta a "processo costituente", sostituita nel suo intervento con la formula di una "grande sinistra di popolo", negare esplicitamente lo scioglimento del partito ("io non voglio scioglierlo", ha detto, ma aggiungendo ambiguamente che "per vivere deve essere sempre fedele al suo nome e dunque infedele ai richiami della nostalgia e dell'identitarismo"), la promessa della presentazione alle europee sotto il simbolo della Sinistra europea. In pratica la sua furbesca proposta al congresso, sostenuta dietro le quinte dalle pressioni di Bertinotti, era: prima eleggiamo il segretario, la linea politica verrà poi.
Ma non per questo ha rinunciato a ribadire la sua analisi di destra della sconfitta elettorale, da lui attribuita ad una sorta di "mutazione genetica" di destra nella mentalità della classe operaia e delle masse popolari, e alle "intemperanze improduttive della sinistra radicale". Come non ha rinunciato ad attaccare "qualsiasi sciagurata ipotesi di autonomia del sociale" e il "giustizialismo" alla Di Pietro implicito nell'antiberlusconismo di manifestazioni tipo Piazza Navona, mentre nei confronti del PD ha proposto di "aprire la contesa senza sconti né anatemi".
Anche l'intervento di Bertinotti, presentatosi in stile penitenziale come semplice "delegato di Cosenza", ha cercato di rifare il look alla mozione 2 e alla elezione del suo pupillo nel tentativo di renderli più digeribili, ricorrendo a tutto il suo frasario trotzkista più roboante e retorico, fino a spingersi a proporre "un grande sciopero generale". Non senza però insistere sulla "cultura della sinistra diventata minoritaria" come causa della sconfitta elettorale, sulla necessità che Rifondazione continui a perseguire una "vocazione maggioritaria", senza "buttare il bambino con l'acqua sporca" (il progetto della Sinistra arcobaleno), con un ritorno al mondo del lavoro e al sociale "però innovando", e così via. I commenti favorevoli di Ferrero ("un intervento da mozione 1") e di Russo Spena ("adesso si può trovare un accordo sulla base dell'intervento di Bertinotti"), nonché la standing ovation di 8 minuti di tutta la sala che hanno accolto l'intervento del principale artefice della catastrofe elettorale del PRC, testimoniano dello stato confusionale in cui versa ormai questo partito.

Un compromesso all'insegna del revisionismo e del trotzkismo
Nonostante le frenetiche trattative dietro le quinte tessute dai capifazione, con Grassi nel ruolo di ago della bilancia, per trovare un compromesso, eventualmente anche su un altro candidato di area bertinottiana come Fratoianni o De Cristofaro, e impedire una rottura e finanche una scissione, mentre dal podio i trotzkisti di destra bertinottiani, da una parte, e i trotzkisti ferreriani e delle altre correnti di "sinistra" continuavano però a dirsele e a darsele di santa ragione, si è arrivati alla conta finale, con la votazione a maggioranza di un Ordine del giorno firmato dai rappresentanti delle mozioni 1, 3, 4 e 5, grassiani compresi, all'elezione di un nuovo Cpn in cui Vendola e i bertinottiani sono finiti in minoranza, e infine all'elezione di Ferrero a segretario del partito.
I trotzkisti di "sinistra" hanno dunque battuto i trotzkisti di destra, ma non per questo la linea politica e le prospettive del Partito della rifondazione trotzkista hanno imboccato una strada sostanzialmente diversa dal passato. Basta leggere il documento approvato dal congresso ("Ricominciamo: una svolta a sinistra"), dove tra l'altro continua l'assenza di qualsiasi riferimento al regime neofascista imperante, al nuovo Mussolini impersonato da Berlusconi e a quello di Vittorio Emanuele III impersonato da Napolitano, al quale il congresso ha inviato un messaggio, e a cui l'inquilino del Quirinale ha prontamente risposto tra l'altro di condividere "il richiamo alla necessità di riprendere e consolidare il processo di integrazione europea". A fronte del proponimento di un rilancio del PRC attraverso una generica "svolta a sinistra" (di quanti gradi e per andare dove?) e una "ripresa dell'iniziativa sociale e politica", di concreto c'è ancora e soltanto l'inseguimento delle illusioni elettorali e parlamentari, sia attraverso la partecipazione alle elezioni europee (dopo aver contraddittoriamente criticato il trattato di Lisbona e "l'impostazione neoliberista e di guerra dell'Unione europea"), sia alle prossime elezioni amministrative, sia pure verificando se gli accordi di governo nelle giunte locali "siano coerenti con gli obiettivi generali che il partito si pone in questa fase".
Nonostante infatti il disappunto di Fava (SD) e dello stesso Veltroni per la sconfitta di Vendola, lo stesso Ferrero si è affrettato a dichiarare "un'altra balla messa in giro" l'intenzione del PRC di uscire dalle giunte col PD, salvo i casi più screditati che andranno appunto "verificati", come Bologna, Napoli e Reggio Calabria (dove i vendoliani sono rientrati nella giunta dell'inquisito Loiero), e come le elezioni regionali in Abruzzo dove, ovviamente, il PRC non si può certo presentare col PD dell'inquisito Del Turco.
Non si esclude nemmeno un'altra partecipazione futura a un "governo del Paese", ma solo in questa fase "data la linea del PD e i rapporti di forza esistenti". Così come non si esclude neanche di far rientrare dalla finestra "l'unità a sinistra" di Vendola, che "rimane un campo aperto di ricerca e sperimentazione". Per non parlare di vere e proprie perle, come il recupero della non violenza cara a Bertinotti e Vendola per gettare un ponte all'altra metà del partito, che - si sottolinea per distinguersi in qualche modo da essa - "non riguarda per noi un assoluto metafisico ma una pratica di lotta da agire nel conflitto e nella critica del potere".
Bisognerà vedere, poi, se il fragile compromesso tra le varie anime revisioniste e trotzkiste di "sinistra" su Ferrero uscito dal congresso di Chianciano reggerà nei prossimi mesi, e cosa faranno i bertinottiani di Vendola, che formalmente sono ancora dentro il partito, ma proclamano che adesso hanno "le mani libere" e si comportano di fatto come se la scissione sia già avvenuta. Non ci pare perciò che questo congresso abbia risolto il problema di fondo che stava e continua a stare davanti ai sinceri anticapitalisti e fautori del socialismo che militano in Rifondazione: che è quello di abbandonare definitivamente ogni illusione di poter condizionare a sinistra questo partito falso comunista, riformista, socialdemocratico e trotzkista e di lasciarlo alla sua irreversibile deriva di destra e unirsi al PMLI, per lottare insieme a noi marxisti-leninisti per l'Italia unita, rossa e socialista. Potrebbero dare un importante contributo all'imminente 5° Congresso nazionale del PMLI.

25 agosto 2008

Anonimo ha detto...

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Premier League - Gascoigne verso l'autodistruzione

Eurosport - mer, 03 set 20:45:00 2008

L'ex-giocatore della Lazio è stato nuovamente trovato in stato confusionale dopo l'ennesimo abuso d'alcol in un hotel a cinque stelle: secondo alcuni medici inglesi Gascoigne sarebbe sull'orlo di una grave malattia epatica
FOOTBALL Paul Gascoigne - 0
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* Gascoigne tenta il suicidio

Paul Gascoigne e l'alcol sembrano ormai essere diventati un sinistro binomio: dopo essere finito in riabilitazione lo scorso maggio per un tentativo di suicidio, l'ex-attaccante della Nazionale inglese è ricaduto nel vortice che lo sta lentamente portando verso l'autodistruzione.

Gazza, in vacanza in Portogallo, nell'Algarve, è stato fotografato al bancone del bar dell'albergo a cinque stelle in condizioni psico-fisiche imbarazzanti: alcuni testimoni raccontano che Gascoigne abbia ordinato e bevuto 20 whisky doppi prima di scatenare una animata discussione con il barman per il prezzo troppo alto dei drinks.

"Si è psicologicamente auto-distrutto - commenta uno dei presenti al tabloid britannico "Sun" - è la cosa più disgustosa che abbia mai visto nella mia vita. È terribile vedere una grande stella del calcio passato balbettare sillabe sconnesse e soccombere alle allucinazioni".

Gascoigne si aggirava in pieno stato confusionale nella lobby dell'hotel, credendo di parlare al cellulare con l'ex-agente Alastair Campbell. "E stato tragico - ha spiegato un altro dei testimoni - stava urlando al telefono frasi senza senso, credendo di essere in linea con il suo ex procuratore. Non aveva la minima idea di quello che stesse facendo".

Carol Cooper, medico britannico intervistato dal "Sun", si dimostra seriamente preoccupato per le condizioni fisiche di Gazza: "Le allucinazioni sono sintomo di una intossicazione acuta da alcol e di scompensi a livello epatico. Purtroppo ho paura che Gascoigne si trovi sull'orlo di una grave malattia al fegato