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11ottobre2008@libero.it
Un'altra Italia
Un'altra Politica

Le politiche aggressive del Governo di centrodestra, sostenute in primo luogo da Confindustria, disegnano il quadro di un'Italia ripiegata su se stessa e che guarda con paura al futuro, un Paese dove pochi comandano, in cui il lavoro viene continuamente umiliato e mortificato, nel quale l'emergenza evocata costantemente per giustificare la restaurazione di una società classista razzista e sessista. Che vede nei poveri, nei marginali e nei differenti, i suoi principali nemici. Che nega, specie nei migranti, il riconoscimento di diritti di cittadinanza con leggi come la Bossi Fini che non solo generano clandestinità e lavoro nero, ma calpestano fondamentali valori di umanità.
Questa la risposta delle destre alla crisi profonda, di cui quella finanziaria solo un aspetto, che attraversa il processo di globalizzazione e le teorie liberiste che l'hanno sostenuto. Una risposta che, naturalmente, ignora il fatto che solo un deciso mutamento del modello economico oggi operante può risolvere problemi drammatici, dei quali il pi grave la crisi ecologica planetaria. Spetta alla sinistra contrapporre un'altra idea di società e un coerente programma in difesa della democrazia e delle condizioni di vita delle persone. E' una risposta che non può tardare ed l'unico modo per superare le conseguenze della sconfitta elettorale e politica. Ci proponiamo perciò di contribuire alla costruzione di un'opposizione che sappia parlare al Paese a partire dai seguenti obiettivi:
1. riprendere un'azione per la pace e il disarmo di fronte a tutti i rischi di guerra, oggi particolarmente acuti nello scacchiere del Caucaso.
La scommessa ridare prospettiva a un ruolo dell'Europa quale principale protagonista di una politica che metta la parola fine all'unilateralismo dell'amministrazione Bush, al suo programma di scudo spaziale e di estensione delle basi militari nel mondo, all'occupazione in Iraq e Afghanistan (dove la presenza di truppe italiane non ha ormai alcuna giustificazione), ma anche alla sindrome da grande potenza che sta impossessandosi della Russia di Putin;
2. imporre su larga scala un'azione di difesa di retribuzioni e pensioni falcidiate dal caro vita, il quale causa un malessere che la destra tenta di trasformare in egoismo sociale, guerra tra poveri, in un protezionismo economico del tutto insensibile al permanere di gravi squilibri tra il Nord e il Sud del mondo. Di fronte alla piaga degli "omicidi bianchi" necessario intensificare i controlli e imporre l'applicazione delle sanzioni alle imprese. Si tratta inoltre di valorizzare tutte le forme di lavoro: lottando contro precariato e lavoro nero, anche attraverso la determinazione di un nuovo quadro legislativo; sostenendo il reddito dei disoccupati e dei giovani inoccupati; ottenendo il riconoscimento di forme di lavoro informale e di economia solidale;
3. respingere l'attacco alla scuola pubblica, all'Università alla ricerca e alla cultura, al servizio sanitario nazionale, ai diritti dei lavoratori e alla contrattazione collettiva. E' una vera e propria demolizione attuata attraverso un'azione di tagli indiscriminati e di licenziamenti, l'introduzione di processi di privatizzazione, e un'offensiva ideologica improntata a un ritorno al passato di chiaro stampo reazionario (maestro unico, ecc.). L'obiettivo della destra al governo colpire al cuore le istituzioni del welfare che garantiscono l'esercizio dei diritti di cittadinanza. L'affondo costituito da un'ipotesi di federalismo fiscale deprivato di ogni principio di mutua solidarietà
4. rispondere con forza all'attacco contro le politiche volte a contrastare la violenza degli uomini contro le donne, riconoscendo il valore politico della lotta a tutte le forme di dominio patriarcale, dell'autodeterminazione delle donne e della libertà femminile nello spazio pubblico e nelle scelte personali;
5. sostenere il valore della laicità dello stato e riconoscere diritto di cittadinanza alle richieste dei movimenti per la libera scelta sessuale e per quelle relative al proprio destino biologico;
6. sostenere le vertenze territoriali (No Tav, No Dal Molin, ecc.) che intendono intervenire democraticamente su temi di grande valore per le comunità, a partire dalle decisioni collettive sui temi ambientali, sulla salute e sui beni comuni., prima fra tutti l'acqua. Quella che si sta affermando con la destra al governo un'idea di comunità corporativa, egoista, rozza e cattiva, un'idea di società che rischia di trasformare le nostre città e le loro periferie nei luoghi dell'esclusione. Bisogna far crescere una capacità di cambiamento radicale delle politiche riguardanti la gestione dei rifiuti e il sistema energetico. Con al centro la massima efficienza nell'uso delle risorse e l'uso delle fonti rinnovabili. Superando la logica dei megaimpianti distruttivi dei territori, del clima e delle risorse in via di esaurimento. E' fondam entale sostenere una forte ripresa del movimento antinuclearista che respinga la velleitaria politica del governo in campo energetico.
7. contrastare tutte le tentazioni autoritarie volte a negare o limitare fondamentali libertà democratiche e civili, a partire dalle scelte del governo dai temi della giustizia, della comunicazione e della libertà di stampa. O in tema di legge elettorale mettendo in questione diritti costituzionali di associazione e di rappresentanza. Si tratta anche di affermare una cultura della legalità contro le tendenze a garantire l'immunità dei forti con leggi ad personam e a criminalizzare i deboli.
Per queste ragioni e con questi obiettivi vogliamo costruire insieme un percorso che dia voce ad un'opposizione efficace, che superi la delusione provocata in tanti dal fallimento del Governo Prodi e dalla contemporanea sconfitta della sinistra, e raccolga risorse e proposte per questo paese in affanno. L'attuale minoranza parlamentare non certo in grado di svolgere questo compito, e comunque non da sola, animata com' da pulsioni consociative sul piano delle riforme istituzionali, e su alcuni aspetti delle politiche economiche e sociali (come tanti imbarazzati silenzi dimostrano, dal caso Alitalia all'attacco a cui sottoposta la scuola, dalla militarizzazione della gestione dei rifiuti campani alle ordinanze di tante amministrazioni locali lesive degli stessi principi costituzionali).
Bisogna invece sapere cogliere il carattere sistematico dell'offensiva condotta dalle destre, sia sul terreno democratico, che su quelli civile e sociale, per potere generare un'opposizione politica e sociale che abbia l'ambizione di sconfiggere il Governo Berlusconi. Quindi, proponiamo una mobilitazione a sinistra, per "fare insieme", al fine di suscitare un fronte largo di opposizione che, pur in presenza di diverse prospettive di movimenti partiti, associazioni, comitati e singoli, sappia contribuire a contrastare in modo efficace le politiche di questo governo.
Al tal fine proponiamo la convocazione per l’11 ottobre di un'iniziativa di massa, pubblica e unitaria, rivolgendoci a tutte le forze politiche, sociali e culturali della sinistra e chiedendo a ognuna di esse di concorrere a un'iniziativa che non sia di una parte sola. Il nostro intento contribuire all'avvio di una nuova stagione politica segnata da mobilitazioni, anche territorialmente articolate, sulle singole questioni e sui temi specifici sollevati.

20 commenti:
e i camerati ci superano a destra sulla scuola ... http://carolibro.forumcommunity.net/?t=19619577
secondo me questo comunicato fa proprio cagare, ci sono tracce di vendolismo e pecoraro-scanismo in tutti i punti. C'è bisogno di parole d'ordine semplici, possedibili e comprensibili "problemi drammatici, dei quali il più grave la crisi ecologica planetaria"..ah si?
se questa manifestazione sarà un flop saremmo fottuti
tutto fa brodo, meno tivì più manifestazioni, più piazze e meno salotti.
"problemi drammatici, dei quali il più grave la crisi ecologica planetaria"..il meno grave la scomparsa dei verdi, vecchi arnesi governativi, ormai obsoleti.
saluti mrxiti.
ops. errore di battitura
saluti marxisti
«Ha ragione su LICIA Pinelli: Stato incapace di riconoscere il dolore di quella famiglia»
Giordano: «Un commissario
vale quanto un comunista»
L'ex leader del Prc: Sofri sbaglia, il poliziotto fu una vittima come Guido Rossa e Bachelet
Franco Giordano, ex segretario di Rifondazione comunista (Ansa)
ROMA — «Il mio è un giudizio politico, nulla a che fare con le sentenze della magistratura. So bene che gli imputati del caso Calabresi non sono mai stati condannati per terrorismo... però dico che quell'omicidio fu un atto di terrorismo. E che valenza terroristica ebbero tutti gli omicidi di cui si macchiarono le Brigate rosse in quegli anni, per citarne solo due Vittorio Bachelet e Guido Rossa». Parola di Franco Giordano, ex segretario di Rifondazione Comunista dal 2006 al 2008. La sua critica a Adriano Sofri è chiara così come il totale appoggio a Piero Sansonetti, direttore di «Liberazione», che ha attaccato lo scritto dell'ex leader di Lotta continua apparso su «Il Foglio» l'11 settembre scorso.
Piero Sansonetti attacca Sofri: non si può «distinguere in base alla biografia delle vittime», scrive il direttore di «Liberazione».
«Mi ritrovo fedelmente nelle contestazioni di Piero. Quella distinzione di Adriano, anche se maturata in un lungo ragionamento culturale e politico, è sbagliata. Premetto, a scanso di equivoci, di non aver mai creduto alla colpevolezza di Sofri nella vicenda Calabresi. Mi sono sempre battuto per una soluzione politica e continuerò a farlo: Adriano deve poter lasciare, dopo anni, una condizione dolorosa di detenzione che ormai è stata lunghissima. Detto questo, non posso condividere la separazione che lui sembra voler compiere tra un terrorismo di natura stragista, che fa della violenza il fine per gettare nel panico un nemico indistinto, dagli atti di sangue contro i singoli che in qualche modo potrebbero — secondo lui — portare a un recupero, in via drastica, di torti subiti...».
Anche quello è terrorismo, dunque?
«Lo ripeto. Senza dubbio. Come potrei maturare un giudizio diverso? Sansonetti parla correttamente di giustizialismo. E io non sono un giustizialista. Non lo sono nella versione vendicativa con cui spesso le istituzioni statali decidono di rivalersi verso una persona che ha sbagliato: sono culturalmente contro l'ergastolo e a favore di pene alternative al carcere. Figuriamoci se posso essere giustizialista nel caso di forme violente, e magari nel nome di una "altra giustizia"».
Tornando alla distinzione di Sofri...
«Ecco, ripeto, qui Adriano veramente sbaglia. Prendendo per buono quel distinguo, come ha correttamente argomentato Piero Sansonetti, si potrebbe arrivare a sostenere che l'omicidio di un poliziotto non è un atto di terrorismo. Non sono d'accordo. Io non posso distinguere tra un militante comunista e un commissario di polizia».
Sansonetti arriva anche a un'altra conclusione. Cioè che così si azzererebbero anni di discussione politica.
«Giustissimo. Ammettere una diversa classificazione vorrebbe dire veramente annullare un dibattito maturato a sinistra e che ha permeato ormai persino chi ha praticato la lotta armata negli anni Settanta. Sansonetti paventa possibili disastri culturali e politici, e anche qui concordo con l'analisi. Su un punto, però, sono completamente d'accordo con Adriano. Trovo il passaggio su Licia Pinelli giustissimo. C'è stata incapacità, da parte dello Stato e delle istituzioni pubbliche così come della società civile, di riconoscere alla famiglia Pinelli la stessa intensità del dolore della famiglia Calabresi».
In quanto, appunto, al comportamento negli anni della famiglia Calabresi?
«Ho sempre avuto la massima considerazione per loro. Ho conosciuto Mario, il figlio giornalista, negli anni di lavoro alla Camera e ne ho sempre apprezzato la bravura e la correttezza. In quanto alla vedova e a tutti loro, trovo straordinaria la modalità in cui sono riusciti a vivere il loro dolore: indiscutibile compostezza, sempre la ricerca della giustizia e mai della vendetta. Il tutto con profonda sofferenza e non comune dignità».
Paolo Conti
14 settembre 2008
benebene:
«Un commissario
vale quanto un comunista»
commenti?
A prescindere, come direbbe Totò quello sporco merdoso di Sofri deve marcire in Galera. Da giovincello contestava il PCI con toni da profeta della rivoluzione, (odio verso il PCI e verso l'URSS erano il 90% dei suoi ragionamenti) e qualche responsabilità, non solo morale,sul fatto incirminato penso ci sia. Poi, finita la stagione dell'ubriacatura "rivoluzionaria" l'ex leader di Lotta Continua si avvicina al PSI di Craxi e attacca i comunisti per l'incapacità di leggere il presente e adeguarsi alla realtà; Poi ancora, una volta liquefattosi il PSI di Bottino Craxi, l'ex ideologo della sinistra rivoluzionaria diviene opinionista dei principali giornali borghesi assumendo sempre una posizione filoamericana e contestando i comunisti per la loro opposizione ideologia alle guerre e "stelle e strisce". Insomma, in definitiva, l'unico elemento di continuità nella biografia di questo maldestro arrampicatore sociale è l'anticomunismo. Lo era da giovane, lo è rimasto da grande, lo sarà da vecchio. La speranza però è che eserciti il suo anticomunismo dietro le sbarre. Peccato per permessi, premi e privilegi che i suoi amici potenti gli garantiscono rispetto al regime carcerario che meriterebbe.
terracini über alles
Un compagno del circolo Terracini scrive al Prc cagliaritano: premiate gli yes men e temete Cugusi (di Francesco Atzeni)
Alla federazione Prc Cagliari
Claudio Cugusi fu eletto come indipendente nelle liste del PRC al Consiglio Comunale di Cagliari, battendo il capolista di 200 voti circa. Cl Venne votato da centinaia di persone, che,se non ci fosse stato lui in lista, non avrebbero certo votato per il PRC. Quasi tutti i ragazzi del call center occupato, dove Cugusi passò intere giornate con loro, fino a 'partorire un bel libro di denuncia 'i servi dei call center' di tutta Italia, libro che presentò a Roma, al cospetto dell'allora segretario PRC Bertinotti.
Ebbene, Cugusi, dopo quella grande affermazione al Comune di Cagliari, venne osteggiato per 'partito preso' dalla grande maggioranza dei rifondaroli. Le parolacce sulla sua persona si sprecavano,e questo mentre lui si batteva per i lavoratori precari di ogni ordine e grado. si batteva per ricordare il povero Aldo Scardella, ucciso dalla 'giustizia italiana', riuscendo nella non facile impresa di fargli intitolare una piazzetta nella sua natale città. Si è battuto contro gli appartamenti letteralmente regalati da Floris e company ai loro amici; si è battuto per cento e una ingiustizia.
Secondo me,Claudio Cugusi sarebbe dovuto diventare un valore aggiunto per il PRC. Invece ha vinto l'invidia,l'ignoranza,la paura nei confronti di una persona di intelligenza ben al di sopra della media,addirittura accusata di avere una ragazza con idee di destra (!) ed altre amenità del genere. Come se non fossero affari suoi decidere di stare con la persona che ama.
Molti, all'interno del partito hanno detto che la grande maggioranza delle lotte che ha fatto è stata una strategia per diventare consigliere regionale. Io credo che, quando una persona lotta contro le intolleranze di destra e purtroppo anche di sinistra, raggiunge ragguardevoli risultati, sul momento non sta certo a pensare cosa farà da lì a un numero tot di anni.
Detto questo,trovo che se dovesse avere intenzione di 'correre'per un posto in Consiglio Regionale, non potrà, se eletto, far peggio della stragrande maggioranza che ogni giorno si accomoda nel 'suo' scranno in Consiglio Regionale.
Concludo, affermando con amarezza che il PRC tende a 'premiare' gli yes-men, mentre ha una paura concreta per le persone con un giusto grado di indipendenza e di intelligenza.
Francesco Atzeni-----Circolo Terracini
..........
Caro Francesco,
apro la posta e trovo in copia questa lettera che hai scritto al Prc. Senza annunciarmela, senza che ti chiedessi niente né io né altri del Movimento sardista del quale faccio parte.
Che ti devo dire: i tuoi elogi mi fanno molto piacere e il fondo di amarezza per l'epilogo di questa vicenda resta. Ma evidentemente i destini dovevano ora separarsi per poi riunirsi, chissà, un giorno, in una grande sinistra unita e di popolo dove tutti lavoreranno per la causa e nessuno si permetterà di chiedere a un compagno il suo dna nè si riterrà più compagno di altri.
Queste invidie sono sciocchezze di persone piuttosto modeste che hanno deciso di vivere la politica come appartenenza a una setta chiusa. Di solito le sette chiuse finiscono con un suicidio elettorale collettivo. Alle politiche è già successo, avanti con le regionali e le europee. Mah.
Auguri: io preferisco la società aperta, con tutte le contraddizioni e le difficoltà di analisi. Non credo di essere il solo, anzi, in questa scelta. Sapessi quanti iscritti del Prc guardano con attenzione al percorso del Movimento sardista... Quanti scrivono e telefonano, quanti fanno finta di niente ma sotto sotto pensano che la Sinistra, così, non farà un metro uno....
Se poi un giorno sarò consigliere regionale o meno, parlamentare o non avrò più rappresentanza istituzionale non credo che la cosa possa destare emozione presso nessuno. Prima bisogna candidarsi e poi essere eletti. Ne riparleremo al momento opportuno. In compenso la storia dell'Autonomia sarda è piena di onorevoli imbecilli. L'hai detto tu e lo penso: non sarò peggio di loro, nel caso.
Intanto faccio il mio dovere al Comune e nel Movimento, con passione e limiti, comunque con onestà e al meglio delle mie possibilità. Il problema è di chi non lo ha voluto capire nè vedere tutto questo per tornaconti personali e invidie feroci, non mio. Il problema è delle persone per bene che sono ancora nel Prc e non muovo un dito per fermare la fine di questa alleanza, a tratti di valore. Non è un più un problema mio né del Movimento che guido, che è una cosa seria e cresce mese dopo mese.
Un abbraccio sincero a una persona per bene. A un compagno vero che non perderò per strada. Ti aspettiamo al seminario di Lunamatrona, sabato e domenica: studiamo un po' e ci divertiamo tutti assieme.
Claudio
Ciccio Atzeni uno di noi.Quelli del Terracini come i georgiani.
Che quadretto celestiale, se non si trattasse di carrierismo farebbero pure tenerezza.
La verità è che il signor cugusi ha buttato la maschera, e quando ha iniziato a capire che nel PRC in crisi non lo avrebbe candidato per le regionali ha iniziato ad avvicinarsi sempre più al PD. Di che stupirsi uno che è transitato da Grauso alla sinistra europea può benissimo tornare alla base tra i suoi amichetti liberali. Insomma per lui sarà anche più facile fare la campagna elettorale al libaryum, al Codice 5, all'alfieri, da By Marcella, insommoa in mezzo a tutta la bella borghesia cafona di casteddu sotto l'insegna neutra del PD e senza imbarazzanti falci e martello nei paraggi. Sapevamo sin dall'inizio la pasta della persona e non ci siamo mai fatti illusioni. Sicuramente c'è nel partito chi lo ha usato strumentalmente per altri fini interni al partito, red head, però egli stesso voleva servirsi del partito per la sua personale scalata. Niente di male di questi tempi, visti i figuri che popolano la sinistra, però gli è andata male.
Insomma, senza rancori, buona fortuna...
"Sapevamo sin dall'inizio la pasta della persona e non ci siamo mai fatti illusioni", dici tu.
E in questa frase esprimi tutto il senso della setta, anche tu, con qualunque mozione ti sia schierato.
Peccato, perché io e il Movimento sardista (altro che scalate personali...) credevamo davvero in questo percorso politico comune. Troppi non l'hanno voluto capire.
Sinceramente senza rancore ma con il dispiacere che anche una generazione più giovane ragiona (?) politicamente come quella più vecchia.
A si biri mellus
c. c.
1938 - 2008: a settanta anni dalla fondazione la battaglia dei trotskisti continua
COSTRUIAMO LA QUARTA INTERNAZIONALE
di Martin Hernandez
membro della Direzione della Lit - Quarta Internazionale
Il 3 settembre del 1938, in Francia, si svolse la Conferenza di fondazione della Quarta Internazionale. Alcuni contestarono a Trotsky di proporre la fondazione di una nuova internazionale poiché questa, secondo i critici, potrebbe sorgere solo come prodotto di "grandi avvenimenti". Egli fece riferimenti a questo tema nel Programma di Transizione votato nella Conferenza, rispondendo così: "La Quarta Internazionale è sorta da grandi avvenimenti: le più grandi sconfitte del proletariato nella storia. La causa di queste sconfitte va fatta risalire alla degenerazione e al tradimento della vecchia direzione. (...) Se le sue file non sono numerose è perché è ancora giovane. Per ora ci sono principalmente quadri ma questi quadri sono una garanzia per il futuro. Di là da questi quadri non c'è nel pianeta una sola corrente rivoluzionaria degna di questo nome. Se la nostra Internazionale è ancora debole numericamente, essa è forte per la sua dottrina, per il suo programma, la sua tradizione, la tempra incomparabile dei suoi quadri."
Trotsky, fondando la Quarta Internazionale, voleva stabilire un filo di continuità con la tradizione marxista che si era espressa con la Terza Internazionale, la quale ormai era degenerata sotto la direzione stalinista. Tuttavia, Trotsky, costruendo la Quarta Internazionale, non voleva solo preservare il programma marxista. Sperava che, in seguito alla Seconda Guerra mondiale, la Quarta Internazionale si sarebbe trasformata in una organizzazione di massa. Ma l'esito fu diverso.
Con la sconfitta del nazismo, lo stalinismo uscì rafforzato dalla Seconda Guerra mondiale e questo spinse il trotskismo in una situazione di marginalità. Un gran numero dei membri della Quarta Internazionale furono assassinati dal fascismo e soprattutto dallo stalinismo, e tra le vittime vi fu lo stesso Trotsky.
Lo stalinismo, ammantandosi dei successi della Rivoluzione di Ottobre e rafforzato dalla sconfitta del fascismo, si trasformò in un ostacolo difficile da scavalcare per la Quarta Internazionale. Quest'ultima rimase quindi una piccola organizzazione e al suo interno si sviluppò una corrente revisionista che, davanti all'impossibilità di sconfiggere lo stalinismo, capitolò a esso. Si tratta del cosiddetto "pablismo" [dal nome del principale dirigente revisionista: Michel Raptis detto Pablo, ndt].
Questa deviazione revisionista portò prima a una rottura della Quarta Internazionale e poi alla sua distruzione. All'interno della Quarta Internazionale, in diversi momenti, ci furono correnti che resistettero a queste capitolazioni. Il Pstu e le organizzazioni che lo precedettero nel Brasile furono sempre parte di una di queste correnti, la più conseguente, quella diretta dall'argentino Nahuel Moreno. Tuttavia questa battaglia, sebbene riuscì a preservare nel quadro del trotskismo un importante numero di organizzazioni e di militanti che oggi si raccolgono nella Lit (Lega Internazionale dei Lavoratori), non riuscì a impedire la dispersione della maggioranza dei quadri di provenienza trotskista e dunque la distruzione della Quarta Internazionale.
LA PROVA DELLA STORIA
Se guardiamo agli obiettivi che si proponeva Trotsky settanta anni fa e vediamo i risultati -a livello di organizzazione- di quella politica, dobbiamo constatare che il progetto di Trotsky fu sconfitto. Tuttavia, se guardiamo a quello che accadde durante questi settanta anni del programma trotskista il bilancio che dobbiamo fare è un altro. Fu infatti l'unico programma che passò la prova dei fatti. Possiamo dire insomma che fu una vittoria nella sconfitta.
Settanta anni fa la Quarta Internazionale sosteneva che la teoria del "socialismo in un Paese solo" era un'utopia reazionaria. Che solo mediante la rivoluzione mondiale si sarebbe potuto realizzare il socialismo. Soprattutto sosteneva che se la burocrazia fosse rimasta alla testa dell'Urss, la restaurazione del capitalismo sarebbe stata inevitabile.
Gli stalinisti si prendevano gioco di queste posizioni. Per essi la crescita dell'Urss era la prova che il "socialismo in un Paese solo" era possibile e, in questo modo, invece della rivoluzione mondiale proponevano la "coesistenza pacifica" con l'imperialismo.
Entrambi i programmi, quello dello stalinismo e quello del trotskismo, si confrontarono con la realtà e ora, a settanta anni dalla fondazione della Quarta Internazionale, è necessario fare un bilancio: nell'Urss e nel resto degli Stati operai, lungi dall'essere arrivati al socialismo, il capitalismo fu restaurato e alla testa di questa restaurazione si pose appunto la burocrazia stalinista. Ma questa volta lo stalinismo pagò caro il suo tradimento: le masse abbatterono le sue dittature restaurazioniste nella maggioranza degli ex Stati operai.
Settanta anni fa le posizioni della Quarta Internazionale avevano scarso seguito. Al contrario le proposte dello stalinismo avevano un'udienza di massa tra i lavoratori, gli studenti, i contadini e gli intellettuali. Trotsky era il "demonio" mentre Stalin era la "geniale guida dei popoli". Ora, passati settant'anni, la parola "stalinismo" è usata come un insulto mentre la figura di Trotsky e le sue elaborazioni sono riscoperte da migliaia e migliaia di attivisti che cercano la strada verso la rivoluzione. Non c'è a livello mondiale nessuna organizzazione rivoluzionaria che non adotti in tutto, o in parte, coscientemente o incoscientemente, il programma della Quarta Internazionale. Tuttavia, e questa è la contraddizione del momento presente, mentre il programma della Quarta Internazionale è attuale, essa, come organizzazione, è distrutta.
Le nuove generazioni di rivoluzionari hanno di fronte la sfida storica di superare questa contraddizione nell'unica forma in cui è possibile farlo: ricostruendo la Quarta Internazionale sulla base del suo programma di fondazione, chiaramente aggiornato in base agli sviluppi conseguenti alla restaurazione del capitalismo e alla distruzione dell'apparato stalinista.
SONO MORTI PER DIFENDERE L'INTERNAZIONALE
Il programma della Quarta Internazionale è vivo e oggi è assunto da migliaia e migliaia di nuovi combattenti per la rivoluzione. Ma un programma è molto più che un insieme di fogli. Un programma rivoluzionario è tale solo quando è impiegato e sviluppato nella lotta di classe. Il programma della Quarta Internazionale è attuale e vivo perché è stato verificato nella realtà. Varie migliaia di militanti trotskisti, a partire dal 1923, mantennero vivo quel programma e per questo un gran numero di essi dovettero sopportare l'esilio, il carcere e la tortura da parte del capitalismo e dello stalinismo. E un numero altissima di essi pagò con la propria vita quell'ostinata e splendida audacia.
Stalin voleva sradicare la tradizione bolscevica, di lì la sua ossessione per l'eliminazione di Trotsky, che riuscì a far assassinare il 20 di agosto del 1940. Ma non si accontentò di questo. Prima fece assassinare la maggioranza della famiglia di Trotsky. Suo figlio Lev Sedov, i suoi nipoti, i bambini Ljulik, Volina e Liulika, suo genero Platón Volkov, sua sorella Olga Kameneva e perfino la sua prima moglie, Alexandra, madre delle sue due figlie, una delle quali finì suicida.
È impossibile dire quanti trotskisti morirono nell'Urss, tuttavia, storici seri come Pierre Broué hanno definito alcuni dati importanti. Solo nel campo di concentramento di Kolima c'erano seimila prigionieri considerati trotskisti. Nell'anno 1937, dopo che i trotskisti diressero uno sciopero della fame nel campo, furono sterminati.
Ma tanti militanti e dirigenti della Quarta Internazionale morirono anche combattendo contro il fascismo durante la Seconda Guerra mondiale: tra essi spiccano figure come quella di Abraham León, polacco, autore del principale studio marxista sulla questione ebraica, membro del Segretariato europeo della Quarta Internazionale, morto nel 1944 nel campo di concentramento di Auschwitz; Leone Seloil, belga, delegato al congresso di fondazione della Quarta Internazionale, morto nel campo di concentramento di Neuengamme; Pautelis Pooliopulos, delegato del Partito Comunista greco al V Congresso dell'Internazionale Comunista, espulso dal Pc per trotskismo, fu fucilato dall'esercito italiano nel 1941.
Ci furono anche moltissimi dirigenti trotskisti che, fuori dall'Urss, morirono per mano dello stalinismo. E il caso del cecoslovacco Erwin Wolf, ex segretario di Trotsky, assassinato durante la guerra civile spagnola. O di Rudolph Klement, trotskista tedesco, responsabile per l'organizzazione del congresso di fondazione della Quarta Internazionale, rapito e assassinato poco tempo prima del congresso. O di Ignacio Reiss, polacco, eroe della guerra civile russa, uno dei principali dirigenti dei servizi di sicurezza sovietici. Dopo aver rotto con lo stalinismo, restituì le sue onorificenze e dichiarò: "Mi unisco a Trotsky e alla Quarta Internazionale". Per questo poche settimane dopo fu assassinato. O, ancora, Pietro Tresso, delegato del Pc italiano ai congressi dell'Internazionale Comunista, delegato al congresso di fondazione della Quarta Internazionale: fucilato. E ancora, Tha-Thu-Thau, fondatore dell'importante movimento trotskista vietnamita, anch'egli assassinato dallo stalinismo.
La nostra corrente internazionale, diretta da Nahuel Moreno, lottò per tanti anni in circostanze molto difficili per portare avanti il programma della Quarta Internazionale e per questo ha avuto anch'essa molti compagni uccisi.
Tra il 1974 e il 1975, in Argentina, sedici militanti del Pst, Partito Socialista dei Lavoratori, quasi tutti operai, furono assassinati dai gruppi paramilitari del governo peronista. Tra loro Cesar Robles, uno dei principali dirigenti del partito. In Spagna, il 1 febbraio del 1980, fu sequestrata e assassinata Yolanda González Martín, militante del Pst di quel Paese. Figlia di un metalmeccanico, Yolanda aveva solo 19 anni. Era studente e lavorava come cameriera. Aveva diretto un'importante mobilitazione studentesca che aveva portato nelle strade di Madrid oltre 50 mila studenti. In El Salvador, nel mese di aprile del 1980, fu assassinato, da un commando di ultradestra, Francisco Choto Rodríguez, militante del Pst. Ancora in Argentina, tra il 1976 e il 1982, la dittatura militare assassinò 83 militanti del Pst. Tra essi c'era Arturo Apazza, un importante dirigente operaio ed Eduardo Villabrille, giovane metalmeccanico che era stato il principale dirigente della gioventù del partito. Il Pstu brasiliano, e non poteva essere altrimenti visto il suo impegno nella battaglia per il programma trotskista, subì la repressione. Tulio Quintiliano, membro del gruppo Punto di partenza che diede origine alla nostra corrente nel Brasile, fu assassinato dalla dittatura cilena nel 1973. José Luis e Rosa Sundermann furono assassinati, nel 1994, il giorno dopo la fondazione del Pstu. Gildo Rocha, anch'egli militante del Pstu, morì come tanti altri trotskisti: combattendo il capitalismo e la burocrazia. Fu assassinato durante uno sciopero a Brasilia il 6 ottobre del 2000.
La lista dei trotskisti assassinati dallo stalinismo e dalla borghesia, come la storia di ognuno di essi, ci farebbe riempire centinaia di pagine. Le biografie, senza dubbio, sarebbero differenti ma tutte avrebbero in comune una cosa: lottarono e morirono affinché la Quarta Internazionale continuasse a vivere. Questi compagni non possono essere dimenticati dalle nuove generazioni che si dispongono a ricostruirla. Sono loro a ispirarci in questa nostra battaglia per la rivoluzione.
(*)
(traduzione di F. Ricci)
Elmas, immigrati in rivolta nel centro di accoglienza
Tratto da L'Unione Sarda
Allarme nella notte nel centro di accoglienza per immigrati di Elmas, alle porte di Cagliari. Una decina di extracomunitari, probabilmente aizzati da alcuni facinorosi, verso l'una, hanno inscenato una protesta per evitare un imminente rimpatrio. Sono intervenuti una cinquantina di carabinieri del reparto operativo della comando provinciale e una ventina di poliziotti
La situazione è degenerata quasi subito. Le forze dell'ordine, in tenuta antisommossa hanno fatto irruzione nel secondo piano della struttura dove è partita la rivolta e dopo un'ora e mezza di scontri hanno avuto ragione dei manifestanti. Nel frattempo gli immigrati hanno totalmente devastato il secondo piano del centro distruggendo letti, bagni, arredi, telecamere e tutto quanto si trovava a portata di mano. Non risultano feriti. L'operazione si è conclusa verso le 4 del mattino. Al momento nessuno è stato arrestato. Sono in corso accertamenti per identificare i capi della sommossa.
LA SCISSIONE TRA CICCIO E 'NTONIO NON ME L'ASPETTAVO PROPRIO............in tema di scissioni le sorprese non finiscono mai!
Sinistra/ Riparte Costituente, Fava sabato riunisce 'chi ci sta'
Mussi, Giordano, Vendola, Rinaldini: confronto a porte chiuse
Roma, 18 set. (Apcom) - Affondata prima dal risultato elettorale della Sinistra arcobaleno, poi dalle decisioni dei congressi di quasi tutti i partiti che avrebbero dovuto darle vita (Rifondazione, Pdci, Verdi), la proposta della Costituente della sinistra potrebbe ricominciare il suo non facile cammino sabato prossimo. Su invito del coordinatore di Sinistra democratica Claudio Fava, sabato prossimo, 20 settembre, una quarantina di dirigenti di partito, sindacalisti, rappresentanti dell'associazionismo politico di sinistra, si riuniscono (a porte chiuse) per provare a riavviare il processo di unificazione. Se la riunione avrà esito positivo, al termine dovrebbero varare un documento che riaffermi la necessità del processo unitario.
E' presto per dire se potrà nascere una lista 'di sinistra' contro Prc, Pdci e Verdi alle europee del 2009. Ma "il primo banco di prova interessante - spiega una fonte vicina a Sd - saranno le regionali in Abruzzo". Per questo, aggiunge, "la Costituente riparte con chi ci sta". Tra i presenti dati per certi, oltre a Fava, Fabio Mussi e Marco Fumagalli di Sd, i leader della minoranza di Rifondazione Nichi Vendola, Franco Giordano e Gennaro Migliore, il segretario della Fiom Gianni Rinaldini, l'eurodeputato del Pdci Umberto Guidoni, personalità, intellettuali e artisti legati alla sinistra come Paolo Hutter, Pietro Folena, Aldo Tortorella, Mario Tronti, Moni Ovadia, Ascanio Celestini, Flavio Lotti, Giulio Marcon.
"Abbiamo avanzato questa proposta politica - scrive Fava nella lettera di invito ai partecipanti - dopo una dura riflessione critica sull'esito delle elezioni politiche di aprile". Dopo i congressi, spiega il leader di Sd, "avvertiamo il bisogno di mettere in moto una prospettiva", che avrà bisogno però di "tempi non brevi".
Secondo il leader di Sd "diversi mesi dopo la sconfitta elettorale l'intero centrosinistra risulta fermo al punto di partenza, se non addirittura con più di un rischio di regressione, nell'impossibilità persino, sin qui, di organizzare una opposizione democratica". La discussione comunque, precisa Fava, deve essere il più possibile aperta: "Non abbiamo - scrive - soluzioni politiche già definite da proporre o indicare ad altri, chiedendo semplicemente di sostenerle".
nun ce frega'na fava.
ORISTANO 11 OTTOBRE PIAZZA ROMA
I Giovani Comunisti della Federazione del PRC di Oristano, l’11 ottobre, scendono in piazza per manifestare il proprio dissenso alle politiche governative.
Come recita l’appello diramato qualche giorno fa dagli esponenti del cartello elettorale Sinistra Arcobaleno, è necessario ricostruire l’opposizione fuori dal Parlamento partendo dai temi sociali.
La necessità di creare una forte opposizione sociale alle politiche berlusconiane è importante anche in Sardegna ed in particolar modo nella provincia di Oristano dove giunta provinciale, amministrazione comunale del capoluogo e gran parte dei comuni sono in mano al centro destra, ecco perché si ritiene opportuno manifestare la mattina dell’11 ottobre per le vie di Oristano.
E’ importante per noi manifestare contro un governo che agisce per fare i propri interessi, mettendo in secondo piano i cittadini.
Per noi è necessaria una manifestazione di massa per esprimere il nostro dissenso alle manovre del governo, puntando il dito sui problemi quotidiani come il caro vita, la disoccupazione giovanile e no, il precariato, le misere pensioni, gli stipendi che sono bloccati mentre tutti i generi alimentari e le tasse e spese aumentano, i tagli alla scuola pubblica e la vergognosa riforma scolastica.
Ricordiamo a tutti l’appello nazionale unitario
Le politiche aggressive del Governo di centrodestra, sostenute in primo luogo da Confindustria, disegnano il quadro di un'Italia ripiegata su se stessa e che guarda con paura al futuro, un Paese dove pochi comandano, in cui il lavoro viene continuamente umiliato e mortificato, nel quale l'emergenza evocata costantemente per giustificare la restaurazione di una società classista razzista e sessista. Che vede nei poveri, nei marginali e nei differenti, i suoi principali nemici. Che nega, specie nei migranti, il riconoscimento di diritti di cittadinanza con leggi come la Bossi Fini che non solo generano clandestinità e lavoro nero, ma calpestano fondamentali valori di umanità.
Questa la risposta delle destre alla crisi profonda, di cui quella finanziaria solo un aspetto, che attraversa il processo di globalizzazione e le teorie liberiste che l'hanno sostenuto. Una risposta che, naturalmente, ignora il fatto che solo un deciso mutamento del modello economico oggi operante può risolvere problemi drammatici, dei quali il pi grave la crisi ecologica planetaria. Spetta alla sinistra contrapporre un'altra idea di società e un coerente programma in difesa della democrazia e delle condizioni di vita delle persone. E' una risposta che non può tardare ed l'unico modo per superare le conseguenze della sconfitta elettorale e politica. Ci proponiamo perciò di contribuire alla costruzione di un'opposizione che sappia parlare al Paese a partire dai seguenti obiettivi:
1. riprendere un'azione per la pace e il disarmo di fronte a tutti i rischi di guerra, oggi particolarmente acuti nello scacchiere del Caucaso.
La scommessa ridare prospettiva a un ruolo dell'Europa quale principale protagonista di una politica che metta la parola fine all'unilateralismo dell'amministrazione Bush, al suo programma di scudo spaziale e di estensione delle basi militari nel mondo, all'occupazione in Iraq e Afghanistan (dove la presenza di truppe italiane non ha ormai alcuna giustificazione), ma anche alla sindrome da grande potenza che sta impossessandosi della Russia di Putin;
2. imporre su larga scala un'azione di difesa di retribuzioni e pensioni falcidiate dal caro vita, il quale causa un malessere che la destra tenta di trasformare in egoismo sociale, guerra tra poveri, in un protezionismo economico del tutto insensibile al permanere di gravi squilibri tra il Nord e il Sud del mondo. Di fronte alla piaga degli "omicidi bianchi" necessario intensificare i controlli e imporre l'applicazione delle sanzioni alle imprese. Si tratta inoltre di valorizzare tutte le forme di lavoro: lottando contro precariato e lavoro nero, anche attraverso la determinazione di un nuovo quadro legislativo; sostenendo il reddito dei disoccupati e dei giovani inoccupati; ottenendo il riconoscimento di forme di lavoro informale e di economia solidale;
3. respingere l'attacco alla scuola pubblica, all'Università alla ricerca e alla cultura, al servizio sanitario nazionale, ai diritti dei lavoratori e alla contrattazione collettiva. E' una vera e propria demolizione attuata attraverso un'azione di tagli indiscriminati e di licenziamenti, l'introduzione di processi di privatizzazione, e un'offensiva ideologica improntata a un ritorno al passato di chiaro stampo reazionario (maestro unico, ecc.). L'obiettivo della destra al governo colpire al cuore le istituzioni del welfare che garantiscono l'esercizio dei diritti di cittadinanza. L'affondo costituito da un'ipotesi di federalismo fiscale deprivato di ogni principio di mutua solidarietà
4. rispondere con forza all'attacco contro le politiche volte a contrastare la violenza degli uomini contro le donne, riconoscendo il valore politico della lotta a tutte le forme di dominio patriarcale, dell'autodeterminazione delle donne e della libertà femminile nello spazio pubblico e nelle scelte personali;
5. sostenere il valore della laicità dello stato e riconoscere diritto di cittadinanza alle richieste dei movimenti per la libera scelta sessuale e per quelle relative al proprio destino biologico;
6. sostenere le vertenze territoriali (No Tav, No Dal Molin, ecc.) che intendono intervenire democraticamente su temi di grande valore per le comunità, a partire dalle decisioni collettive sui temi ambientali, sulla salute e sui beni comuni., prima fra tutti l'acqua. Quella che si sta affermando con la destra al governo un'idea di comunità corporativa, egoista, rozza e cattiva, un'idea di società che rischia di trasformare le nostre città e le loro periferie nei luoghi dell'esclusione. Bisogna far crescere una capacità di cambiamento radicale delle politiche riguardanti la gestione dei rifiuti e il sistema energetico. Con al centro la massima efficienza nell'uso delle risorse e l'uso delle fonti rinnovabili. Superando la logica dei megaimpianti distruttivi dei territori, del clima e delle risorse in via di esaurimento. E' fondam entale sostenere una forte ripresa del movimento antinuclearista che respinga la velleitaria politica del governo in campo energetico.
7. contrastare tutte le tentazioni autoritarie volte a negare o limitare fondamentali libertà democratiche e civili, a partire dalle scelte del governo dai temi della giustizia, della comunicazione e della libertà di stampa. O in tema di legge elettorale mettendo in questione diritti costituzionali di associazione e di rappresentanza. Si tratta anche di affermare una cultura della legalità contro le tendenze a garantire l'immunità dei forti con leggi ad personam e a criminalizzare i deboli.
Per queste ragioni e con questi obiettivi vogliamo costruire insieme un percorso che dia voce ad un'opposizione efficace, che superi la delusione provocata in tanti dal fallimento del Governo Prodi e dalla contemporanea sconfitta della sinistra, e raccolga risorse e proposte per questo paese in affanno. L'attuale minoranza parlamentare non certo in grado di svolgere questo compito, e comunque non da sola, animata com' da pulsioni consociative sul piano delle riforme istituzionali, e su alcuni aspetti delle politiche economiche e sociali (come tanti imbarazzati silenzi dimostrano, dal caso Alitalia all'attacco a cui sottoposta la scuola, dalla militarizzazione della gestione dei rifiuti campani alle ordinanze di tante amministrazioni locali lesive degli stessi principi costituzionali).
Bisogna invece sapere cogliere il carattere sistematico dell'offensiva condotta dalle destre, sia sul terreno democratico, che su quelli civile e sociale, per potere generare un'opposizione politica e sociale che abbia l'ambizione di sconfiggere il Governo Berlusconi. Quindi, proponiamo una mobilitazione a sinistra, per "fare insieme", al fine di suscitare un fronte largo di opposizione che, pur in presenza di diverse prospettive di movimenti partiti, associazioni, comitati e singoli, sappia contribuire a contrastare in modo efficace le politiche di questo governo.
Al tal fine proponiamo la convocazione per l’11 ottobre di un'iniziativa di massa, pubblica e unitaria, rivolgendoci a tutte le forze politiche, sociali e culturali della sinistra e chiedendo a ognuna di esse di concorrere a un'iniziativa che non sia di una parte sola. Il nostro intento contribuire all'avvio di una nuova stagione politica segnata da mobilitazioni, anche territorialmente articolate, sulle singole questioni e sui temi specifici sollevati.
Riteniamo che manifestare ad Oristano deve essere preso come luogo simbolico di opposizione alle politiche di destra per tutta “L’altra Sardegna” che intenda fare “Altra Opposizione”.
Ecco perché chiediamo adesioni a partiti, sindacati, associazioni e soprattutto a uomini e donne, studenti, lavoratori, impiegati, per riuscire a costruire una forte opposizione di base partendo anche da questo nostro territorio.
Per info e adesioni:
EMAIL: gcoristano@libero.it
BLOG: http://gcoristano.splinder.com/
PRIME ADESIONI:
Circolo PRC-SE Teresa Noce Oristano 2, Circolo PRC-SE Ernesto Che Guevara San Nicolò d'Arcidano, Associazione El Gato Obrero
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